Untitled Part 1

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Il sole tramontava dietro alle colline, inondando di un opaco color arancione la radura che si estendeva a perdita d'occhio sul colle più alto. Al di sotto delle alture si espandeva un'immensa prateria, brulicante di pecore. L'erba cresceva incolta, ma gli alberi contornavano quella splendida vista come fosse un parco curato. Gli uccellini cinguettavano, svolazzando da una albero all'altro. Alcuni contadini raccoglievano i frutti dai peri e dai meli, mentre dei bambini si rincorrevano, scherzando e schiamazzando.

Questo era il paesaggio osservato da un incurante edificio che sorgeva su un letto d' erba contornato da ciliegi in fiore. Tra le tende del palazzo scorgeva delicata una giovine figura avvolta nei suoi abiti di raffinata qualità. Jack Owen, ricco avvocato, 28 anni ben dimostrati fisicamente ma non caratterialmente, trascorre le sue giornate fra i lussi e gli agi che la sua vita gli permetteva, in cima al mondo. 
La sua figura avrebbe fatto cascare svenute le donne e gli uomini, per l' invidia che tanta bellezza può evocare. I capelli scuri pettinati puntigliosamente all'indietro, gli occhi grigio temporale sono incorniciati da lineamenti sottili e delicati, ma molto autoritari. Le gambe lunghe e il fisico tanto sottile quanto proporzionato gli conferivano l' aspetto elegante di un cervo. Gli abiti, puliti ed immacolati gli cascavano addosso così bene che sembrava ci fosse nato: una giacca grigia, una camicia bianca, una cravatta grigia anch' essa e i pantaloni neri lo rendevano un uomo degno di rispetto. Un rispetto un po' ostentato, troppo, dalla camminata regolare ed altezzosa. Quando lasciava la sua degna dimora si copriva i capelli lucidi con un cappello grigio cupo, calzato lievemente basso. La tesa del copricapo non si muoveva quando parlava, infatti il tono basso e virile e le parole forbite venivano emesse dalle sue corde vocali senza quasi il minimo movimento delle labbra. Quando non si trovava nel suo studio a finire delle pratiche di alcuni clienti, trascorreva il tempo leggendo testi antichi ma mai sacri, perché sosteneva di non poter credere in qualcosa che anche i poveri veneravano. Se non c' erano libri, c' era sempre qualche donna con cui uscire, sebbene già sposato e con due figli. J. Owen non presentava che un difetto, manifestato in varie forme, l' egocentrismo. Quando qualcuno poteva avere l' onore di interloquire con lui, non lo degnava di uno sguardo, se non per rimproverargli qualche parola mal misurata. Odiava quando qualcuno si prendeva delle libertà con lui, e se non se ne prendeva, provvedeva egli stesso ad inventarla.

La sua storia iniziò proprio una mattina primaverile, una mattina come le altre.

Era ormai arrivato fine aprile, e le temperature si stavano alzando. Il verde iniziava a crescere sui quei rami spogli illuminati dal sole che splendeva in un cielo azzurro e pieno di allegria. Le giornate si allungavano e dietro a palazzi e alti edifici si intravedevano le cime dei monti che erano imbiancate di neve che pian piano si scioglieva. Quel giorno, in città, si poteva notare un fervore tutto particolare, di gente frettolosa di raggiungere la propria postazione di lavoro. Per strada il traffico rendeva difficoltosa la circolazione delle auto, costringendo tutti a rallentare la propria vettura.

Tra il traffico di quella mattina si distingueva una ragazza che aveva un età che si aggirava sui 25 anni.

Non era la classica ragazza che ti lasciava a bocca aperta, ma aveva comunque qualcosa di interessante che ti spingeva a conoscerla meglio. Non era una tipa da discoteca, preferiva piuttosto sdraiarsi sul divano con un libro e una tazza di tè. Era una ragazza calma e tranquilla, non si arrabbiava per nulla, era indifferente a molte persone ma non era scorbutica o acida. Amava profondamente i suoi amici, li amava davvero con tutto il cuore, erano gli unici per cui avrebbe dato la vita, gli unici. La sua passione era sempre stata la scrittura, passava intere giornate a scrivere, ma nessuno aveva mai potuto leggere ciò che scriveva: lei sosteneva fossero suoi pensieri e sarebbero dovuti appartenere solo a lei.

Aveva lunghe ciocche di capelli scuri come la notte, che terminavano con un delicati riccioli, scivolando sulla schiena e la sua pelle bianca e candida era coperta di lentiggini. Aveva un sorriso di quelli che ti fanno sognare, uno di quelli che ti può rallegrare la giornata, uno di quei sorrisi che faresti di tutto per non spegnere. Si era fermata a parlare con una bambina, e il suo candido sorriso faceva involontariamente spuntare anche quello di coloro che la vedevano. il suo volto sembrava illuminato di luce propria, era radiosa mentre s'inginocchiava ad abbracciare la piccola. Molti la ammiravano per i suoi occhi verde speranza, dentro quello sguardo in cui si perdevano. Aveva l'eleganza di una principessa e il fascino di una dea.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 10, 2015 ⏰

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