Capitolo 32

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Mike
Si addormentò accucciata al mio petto mentre io le accarezzavo la schiena.

Steve: Ei, Mike. Tra un'ora c'è la festa.
Io: Guarda che bella. (Sorride)
Steve: Muoviti! (Ride)

Svegliai Undici delicatamente.

Undici: Che ore sono?
Io: L'ora del ballo, principessa.
Undici: Oddio... Devo prepararmi, truccarmi e sistemarmi i capelli.
Io: Sei bellissima anche senza trucco.

Mi diede un bacio e poi si precipitò in bagno. Dopo circa mezz'ora uscì. Non riuscivo ad aprire bocca e a parlare. Era così bella.

Io: A-andiamo...
Steve: Ti avevo detto che avresti incantato il tuo fidanzato.

Presi la sua mano e camminammo lungo il corridoio dell'hotel guardandoci negli occhi. Arrivati nel salone dell'hotel, come immaginavo, ogni ragazzo della mia squadra di calcio osservava la mia Undi.

Angela: Mike, Steve, Jane! Benvenuti.

Undici
La biondina aveva un vestito attillato. Si vedevano tutte le sue forme. Steve sbavava come un cane.
Mi voltai verso Mike, che invece era intento a guardare me. Gli sorrisi e lui arrossì leggermente.

Angela: Dov'è il nostro capitano?
Mike: Sono qui.
Angela: Dobbiamo parlare. In privato.

Mi guardò e poi spostò lo sguardo su Steve.

Io: Ok...

Passò qualche minuto e non tornavano. Li vedevo parlare da lontano. Ridevano entrambi.
Stavo iniziando a innervosirmi.
Quando gli toccò la spalla strinsi il bicchiere che avevo tra le mani riducendolo in poltiglia.

Steve: Tutto ok?

Corse verso di me.

Io: Sì. Alla grande.

Dissi in modo nervoso e ironico osservando Mike e Angela.

Steve: Ahhhh, ho capito. Gelosia portami via.
Io: Sai cosa succede se mi arrabbio sul serio?
Steve: Ne ho una vaga idea.
Io: Bene. Ma che cosa si dicono poi?
Steve: Qualcosa sul calcio, no?
Io: Ridendo in quel modo? Guardali, sembrano due fidanzati.
Steve: Esagerata.

Mi voltai verso di lui di scatto guardandolo negli occhi in modo minaccioso.

Steve: Undi, calmati.
Io: Sono calma.

A un tratto il contenitore del succo esplose e il liquido si sparse ovunque.
Tutti i presenti erano stupiti da questo fatto e cercarono di capire cosa fosse successo.

Steve: Agitata è dire poco...
Angela: Cosa è successo?
Steve: Piccolo problema tecnico.

Mike mi guardò confuso e io voltai lo sguardo da un'altra parte.

Mike: Sei stata tu?

Mi portò in disparte.

Io: A fare?

Lo guardai in modo menefreghista e incrociai le braccia.

Mike: Lo sai benissimo.
Io: Cosa so? Che voi due vi stavate divertendo, mentre io ero qui ad aspettarti per un ballo?
Mike: Stavamo parlando di cose serie. Sei voluta venire tu a Londra. Non ti ha obbligato nessuno.
Io: Ah... pure? Questo è il tuo ringraziamento?
Mike: Ringraziamento di cosa?
Io: Di essere venuta qui con te a sostenerti. Avresti preferito lasciarmi a Hawkins?
Mike: Solo perché devi continuare la tua vita lì. Questo è il mio futuro, non il tuo.

Quelle parole mi avevano ferita.

Io: Ti ha fatto il lavaggio del cervello quella, vero?
Mike: No, abbiamo parlato solo di calcio.
Io: E comunque, goditi il tuo futuro. Io torno in America.
Mike: Undi, aspetta.

Me ne andai in stanza con le lacrime agli occhi e mi buttai sul letto di Steve piangendo.

Steve: Che cosa le prende?
Mike: L'ho fatta piangere.
Steve: Che cosa le hai detto?
Mike: Che il suo futuro non è qui con me, ma ad Hawkins.
Steve: Ha fatto l'impossibile per raggiungerti e tu la fai andare in questo modo?
Mike: Ma perché non capisci?!
Steve: Meglio che io vada da lei.

Qualcuno bussò alla porta, ma non risposi.

Steve: Undi, sono io.
Io: Entra, Steve.
Steve: Come stai?

Alzai lo sguardo verso di lui e avevo il trucco che mi colava.

Steve: Non bene...
Io: Scusami se ho rovinato la festa... Non era mia intenzione... e scusami se ti ho sporcato il cuscino di mascara.
Steve: Cose che capitano. Poi la festa sta andando avanti lo stesso. Per il cuscino non preoccuparti.
Io: Dopo tutto quello che ho fatto per venire qui mi dice che non è il mio futuro.
Steve: Forse lo ha fatto perché vuole che tu insegua i tuoi sogni.
Io: Il mio più grande sogno è avere una vita con lui.
Steve: Anche il suo.
Io: L'ho aspettato tutto il tempo per un ballo sta sera. Invece sono stata seduta a non fare nulla.
Steve: Quindi vuoi tornare a casa?
Io: Sì.

Mike
Origliavo quello che si dicevano alla porta e la sentivo singhiozzare. Sono un idiota.

Steve: Ti prenoto il volo?

A un tratto entrai.

Io: Non può partire da sola. Se quegli uomini di cui ci ha parlato il cameriere al ristorante fossero gli americani che volevano usarti come arma, ti rintraccerebbero subito sull'aereo.
Steve: Non sappiamo se sono a Londra.
Io: Meglio evitare.
Undici: A te non importa.
Io: A me importa più della mia vita invece.
Undici: Parlane con Angela, magari ti racconta qualche altra cosa.
Io: Smettila, Undici. Sei ridicola quando fai così.
Steve: Mike, ma ti sei bevuto il cervello? 
Io: Voglio solo che lei abbia la sua vita.
Undici: Ancora con questa storia. Ok, vado via. Ma poi non mi cercare più a Hawkins, visto che il tuo futuro è questo.

A un tratto le luci si spensero...

Steve: Blackout.

Mi avvicinai a Undi e la abbracciai da dietro.
Stava tremando. Aveva gli incubi del buio a causa del suo passato.

Steve: Ragazzi, dove siete?
Io: Siamo qui.

Anche se accecata dalla rabbia, si strinse forte a me e non mi mollò un attimo.

Io: Ci sono io, tranquilla.

Le sussurrai accarezzandole la schiena.
Si sentiva al sicuro con me e io ero pronto a difenderla da qualsiasi cosa.

Io: Scusami...

Le sussurrai all'orecchio.

Undici: Vuoi che me ne vada?

Disse con la testa appoggiata al mio petto.

Io: No, ti amo troppo per lasciarti andare. Ho bisogno di te qui.

Sentii che sorrise.

Steve: Avete fatto pace, bimbi?
Io: Non sarei riuscito a stare nemmeno un giorno senza di lei.
Undici: Nemmeno io, Mike.

La luce tornò. Le presi il viso con le mani e la baciai.

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