MORGAINE

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Morgaine era un nome perfetto. Questo pensava la ragazza, mentre fissava fuori dal finestrino. Era davvero perfetto per lei. Significava "signora che viene dalle acque", o una cosa simile. Per lei che amava il mare calzava a pennello. Chissà se i suoi genitori avessero sperato che amasse il mare appena era nata o era tutta una casualità. Ma adesso, da Miami, doveva trasferirsi per un paio di anni dalla zia, in una piccola città, che chiamavano "la Valley".
Odiava sua zia. Se non restava fuori tutta la notte tornava ubriaca. Suo cugino le era simpatico, invece, ma era un po' chiuso e schivo. Adorava suo zio: avevano gli stessi gusti in fatto di musica, film e abbigliamento, anche se Morgaine riteneva di avere molto più stile.
«Ehy amore, stai bene?» le chiese la mamma, notando che era pensierosa.
«Si, ma mi mancherà la piscina in giardino» ammise lei.
«Ti abbiamo viziata eh» commentò suo padre, sorridendo fiero.
«Mi sembra il minimo» rise Morgaine, abbassando la musica. Le sarebbero mancati un po' anche i genitori, ma li avrebbe rivisti in estate.
Faceva piuttosto caldo per essere ottobre inoltrato. Si tolse la felpa e rimase con la maglia in pizzo viola a maniche lunghe. I Metallica risuonavano nelle sue orecchie. La sua voce sussurrava spezzoni della canzone.
«Ci fermiamo in auto-grill? Devo usare il bagno» chiese, accorgendosi di avere la vescica piena. Il padre annuì, girò il volante e parcheggiò la Range Rover grigio scuro. Morgaine scese e corse al bagno. La signora delle pulizie era appena passata, perciò riuscì a sedersi, per fortuna.
Tornò velocemente in macchina e chiese se avessero comprato qualche biscotto o delle patatine.
«No cucciola, devi stare in linea, a luglio devi posare» le ricordò la madre. Già, doveva fare da modella per la loro azienda. Non era sicura che fosse il suo desiderio. Però era comunque una buona opportunità.

Suo cugino le aveva detto che l'appartamento dove avrebbe vissuto non era grande, e il quartiere non era dei migliori. Ma almeno avrebbe frequentato la scuola nella West Valley, che era migliore di quella che le sarebbe spettato. La West Valley High, le aveva spiegato, era frequentata principalmente da gente ricca, poi c'erano quelli di Receda e dintorni, più poveri. Si distinguevano dall'atteggiamento.
Morgaine non voleva pensare che ci fosse tutta questa differenza, ma di sicuro sarebbe stata una perfetta ragazza ricca. Anche se avrebbe vissuto in un appartamento osceno, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Aprì il burro cacao e lo passò sulle labbra per idratarle.
«Tesoro, ricorda di spalmare bene il burro cacao, o sembrerà che abbia le labbra storte e presta i nostri prodotti alle tue amiche» le ricordò sua madre, fissata con la perfezione.
«Mamma non sono un- Oh mio Dio guardate il cartellone con il cazzone il bocca!» gridò Morgaine, notando un cartellone pubblicitario con un grosso pene disegnato sopra. I suoi genitori risero. Non l'avevano mai rimproverata per il modo di parlare. Se avesse voluto dire le parolacce le avrebbe dette lo stesso a loro insaputa.

Fermarono la macchina e scesero davanti ad un hotel che sembrava bellissimo.
«Per oggi stiamo qui, noi andiamo via domani dopo pranzo» spiegò sua madre. Morgaine abbracciò i suoi genitori, felice della notizia.
«La segreteria ti ha mandato l'orario?» si informò suo padre.
«Si, anche numero di armadietto, combinazione e materiale che mi occorre per alcuni corsi» sorrise lei. Le piaceva vedere i suoi orgogliosi.
Scesero un paio di valigie ed entrarono a fare il check-in.
«Posso fare un giro qui intorno?...Magari al centro commerciale?» domandò appena varcarono la soglia della camera.
«Si, aspetta che ti do dei soldi» concesse suo padre, per poi lasciarle un centinaio di dollari.

Uscì e camminò per un po'. Era pieno di ville bellissime. Camminò ancora, fino a raggiungere un quartiere che sembrava povero. Doveva essere Receda, pensò. Vide il centro commerciale e corse nel suo habitat naturale. C'era qualche negozio di vestiti che la ispirava. Entrò. Era a casa sua. Vide il reparto degli abiti da festa. C'era un tubino bordeaux che le sarebbe stato d'incanto, ma era di due taglie troppo grandi e l'ultimo rimasto. Ce n'era uno verde mimetico della sua taglia, con la stessa forma. C'era anche color grigio nebbia, ma con il sottotono scuro non le stava bene. Una ragazza le si avvicinò. La osservò bene: era alta e magra, con la carnagione abbronzata, gli occhi scuri da cerbiatto, il naso piccolo e lunghi capelli biondi e setosi.
«Lo volevi tu il vestito verde?» le chiese un po' arrogante.
«In realtà no, ma, se posso darti un consiglio, questo color nebbia ti starebbe meglio» commentò Morgaine, con un tono a metà tra l'arrogante e il cordiale.
«Oh, non lo avevo visto. Hai ragione piccoletta, prenderò questo» sorrise la ragazza alta.
«Non ti ho mai vista da queste parti» continuò, guardandola meglio.
«Già, mi sono appena trasferita da Miami...» spiegò, sapendo di avere in pugno la bionda.
«Che upgrade» rise ironica la ragazza.
«Comunque sono Yasmine, tu sei?» si presentò, lasciando andare quel tono scortese per fare posto a uno cordiale.
«Morgaine» ricambiò la nuova arrivata.
«Bel nome, vai alla West Valley?»
«Si, inizio dopo domani»
Si scambiarono il numero su richiesta di Yasmine. Morgaine era fiera del suo carisma. Era una qualità che i suoi le avevano insegnato fin da quando era piccolina.
«Se vuoi posso darti un passaggio lunedì» propose la bionda, che sembrava entusiasta della conoscenza.
«Oh...no, starò da mia zia nella North Valley...non disturbarti» sorrise.
«Ti ci vorrà una vita ad arrivare» commentò Yasmine, quasi dispiaciuta.
«Fa niente, così ripasso durante il tragitto» sorrise. Anche se si sarebbe dovuta alzare presto, almeno avrebbe avuto il tempo di svegliarsi e ascoltare la sua playlist.
«Come fai a ripassare di prima mattina?» domandò l'altra sconvolta.
«La filosofia dei miei è "praticamente perfetta in ogni occasione"» spiegò Morgaine, montando sul volto un sorriso finto, che nascondeva la voglia di essere normale e divertirsi in qualunque cosa facesse.
«I miei i voti me li comprano» rise Yasmine, abbracciando frettolosamente l'altra.
«Beh, se abbiamo qualche lezione insieme, porterai loro un bel voto a casa, vedrai come saranno orgogliosi» la incoraggiò, prima di salutarla e avviarsi verso casa, dato che si stava facendo piuttosto buio.

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Rientrò in hotel. Cenarono con il servizio in camera. Morgaine ordinò la pasta con il granchio. Adorava il sapore del granchio, era così delicato e deciso allo stesso tempo.
«Come mai hai fatto tardi?» chiese sua madre, senza la solita voce altezzosa che le imponeva di essere perfetta.
«Ho conosciuto una ragazza di scuola e abbiamo fatto amicizia» raccontò lei, felice al ricordo.
«È simpatica?» le chiese suo padre, che era più interessato a come si sentiva lei che a farla apparire perfetta.
«Mi è sembrata così, mi ha anche offerto un passaggio a scuola domani» sorrise la figlia, ripensando a ciò che era successo poco prima.
«Come si chiama?» continuò l'uomo.
«Yasmine» rispose lei, ingoiando del sugo.
«Bel nome» commentò la madre.
«Hai accettato il passaggio?» proseguì.
«No, non avrei il tempo di svegliarmi con calma e arriverei a scuola come una zombie» spiegò ancora Morgaine.
«Brava. Hai comprato qualcosa di nuovo?» chiese ancora la madre.
«No, non c'era nulla che mi tentasse particolarmente...ma perché tutte queste domande?» rise. I genitori con lei.
«Senti, ti lasceremo duemila dollari nella carta ogni mese, così potrai comprare quel che ti serve quando vuoi» spiegò il padre.
«Ma non... è troppo» si lamentò lei, e lo pensava sul serio.
«No, è giusto, devi divertirti come se fossimo con te» affermò la madre, sorridente.
«Grazie» sorrise, sincera.

Prima di dormire, approfittò della bellissima vasca vittoriana nel loro bagno. La riempì di acqua calda, buttò dentro dei sali minerali rilassanti, raccolse i capelli in una crocchia per non bagnarli e si immerse.
L'acqua calda le era sempre piaciuta. Le rilassava i muscoli e l'anima. Lo stress di dover essere sempre perfetta era un qualcosa di pressante, come se la sua vita fosse controllata dalle aspirazioni di sua madre. Prima di parlare con qualcuno, doveva sempre riflettere al massimo su cosa dire. Doveva sempre essere ciò di cui gli altri avevano bisogno. Solo in casa era se stessa. E con Pie, la sua migliore amica, che adesso non avrebbe più visto per un bel po' di tempo. Il bagno caldo era ciò che la aiutava a concentrarsi su se stessa a fine giornata. Forse, con la lontananza dei suoi, avrebbe potuto rilassarsi un po'. Non odiava i suoi per come la volevano, volevano solo il meglio per lei. Ma ogni tanto le sarebbe piaciuto dire la sua in fatto di musica. Magari sarebbe stato il primo passo.
Guardò le unghie. Doveva limarle un po'. Forse un po' di smalto non sarebbe stato male per il primo giorno. Ripassò mentalmente cosa avrebbe dovuto fare: sedersi sempre in seconda fila, non alzare la mano più di un paio di volte a lezione ed essere gentile ma non troppo paziente con tutti.
Uscì dalla vasca, si asciugò, si vestì e andò a dormire sotto le coperte bordeaux, tra le tende del baldacchino. L'indomani la sua vita sarebbe cambiata.

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