THE ME INSIDE OF ME

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Era passata ormai una settimana da quell' "incidente". Il ragazzo maiale aveva ricevuto una specie di ammonizione e ormai ci parlavano meno, a parte Kyler, che era il suo migliore amico. Miguel sembrava state meglio, anche se alcuni lividi persistevano sul suo volto.
«Come stai?» gli chiese, mentre erano seduti vicini nell'ora di fisica, l'unica materia che avevano insieme.
«Bene, ma ho saputo di te...» rispose lui, premuroso.
«Si, ma non è nulla. Ringrazia tua mamma da parte mia» sorrise.
Non c'era anima viva che non fosse venuta a sapere del suo incidente. Gente con cui non aveva mai parlato le si avvicinava per accertarsi della sua salute. Probabilmente era il riflesso di Yasmine che l'aveva resa così famosa. Non sopportava la compassione di quelle persone, ma si limitava comunque a sorridere e ringraziare, come diceva sua madre.
Entrò ad astronomia. Si mise seduta accanto ad Eli, come sempre.
«Ehy» lo salutò.
«Ehy!» ricambiò lui, che ormai era tranquillo in sua presenza.
«Grazie degli appunti» gli sorrise.
«Prego» ricambiò.
«Come stai dopo...?» proseguì, esitando.
«Bene, è stato solo il colpo» sorrise, per mascherare il dispiacere per il ricordo della sera della festa.
«Ok, non ne vuoi parlare. Scusa» le sorrise il suo compagno di banco.
«Grazie» sorrise lei, felice che avesse capito.

A mensa si ritrovò con il solito gruppo. Yasmine le aveva tenuto il posto e, come ormai succedeva da una settimana, le aveva anche preparato il vassoio.
«Yas, io ti ringrazio con tutto il cuore, ma non sono invalida, sto bene» rise, sedendosi al suo posto.
«Mi sento in colpa, dovevo accompagnarti...» alzò le spalle la bionda.
«Ripeto: non hai colpa, non sono arrabbiata con te» la abbracciò Morgaine, che aveva iniziato a provare un sincero affetto per lei. La odiavano in molti, altri, come Sam, le stavano accanto solo per la popolarità. Ma nessuno, oltre lei e Moon, era mai andato oltre quello scudo di cattiveria gratuita per tutti.
«Sicura?...» chiese Yasmine per l'ennesima volta.
«Sì, ma se vuoi scusarti davvero...» approfittò.
«Cosa?» chiese lei, scattando per un attimo.
«Mi accompagnerei in spiaggia dopo scuola» annunciò.
«Posso venire anche io?» si unì Moon, allegra come sempre.
«Certo!» sorrise Morgaine, a cui non dispiaceva per nulla la sua compagnia.
«Sam vieni con noi?» propose infine.
«No, esco con Kyler» alzò le spalle la riccia.
«Va bene» sorrise Morgaine, che voleva tanto gridarle contro che il fatto che uscisse con Kyler e continuasse a ripeterlo e rinfacciarlo a chiunque la rendeva patetica.
Era stata con tanti ragazzi nella sua vita, se ne voleva uno, usava i trucchetti che aveva imparato dai suoi per convincere la gente e se lo prendeva, ma sapeva che nessuno di quelli la amava, semplicemente perché non vedeva la vera Morgaine. E Kyler, aveva capito, voleva solo usare il corpo di Sam, che era disposta a tutto pur di risultare "figa" agli occhi di tutti. Non le piaceva per nulla Sam. Era così egoista, ma si faceva passare per la ragazzina innocua e gentile con tutti. Appena faceva qualcosa di sbagliato incolpava qualcuno ed era sempre pronta a mentire o omettere pezzi di verità. Almeno Morgaine sapeva di essere egoista.
«Ti va di restare a dormire da me?» propose Yasmine, ansiosa per la risposta.
«Si, tanto oggi la zia dovrebbe essere a casa. Mi presti tu le cose?» domandò lei, riflettendo sul programma della settimana.
«Ma certo!» la abbracciò Yasmine, affettuosa. Morgaine ricambiò, stringendola a sé con affetto sincero. Non capiva perché si fossero affezionate tanto e così in fretta. Forse avevano entrambe bisogno di un'amica in più, o forse si erano solo trovate bene insieme.

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Parcheggiarono l'auto davanti alla spiaggia dove era stata con Robby. Tirava ancora più vento, ma questa volta si era portata la felpona, anche quella rubata a suo cugino. Si tolse le scarpe e sciolse i capelli, così che il vento potesse scompigliarli per bene. Era l'unico posto dove le era concesso essere minimamente scomposta la spiaggia. Consigliò a Yasmine e Moon di seguire il suo esempio e loro obbedirono. Era bellissima la spiaggia in autunno, non c'era anima viva, fuorché i pescatori e i gabbiani.
«Questa spiaggia deve fare schifo, confrontata a quelle che sei abituata a vedere» commentò Moon.
«No, è bellissima invece. Non è la spiaggia in sé a piacermi, ma l'aria che si respira» spiegò, esternando i suoi veri pensieri. Moon la guardò un secondo confusa, poi la imitò, inspirando più aria possibile. Morgaine rise, sembrava una bambina piccola che copia la più grande. Anche Yasmine imitò quel gesto. E Morgaine rise ancora.
«È davvero rilassante» si stupì la bionda.
«Sì, senti una pace assurda» confermò Moon.
«È l'unico modo per non sclerare ogni dieci secondi» rise Morgaine, nascondendo il fatto che non stesse affatto mentendo.
Si mise seduta a gambe incrociate e disegnò delle onde con dei gabbiani stilizzati che prendevano i pesci e il sole che tramontava all'orizzonte. Lo faceva ogni volta, ormai era una specie di abitudine. Quando abitava a Miami, andava sulla spiaggia ogni sera con la sua migliore amica e si divertivano a cercare un bastone di legno abbastanza lungo per stare in piedi e disegnare sulla sabbia. Poi disegnavano quel paesaggio sulla riva. Dopo che il mare lo cancellava, scrivevano un loro desiderio. Se il mare lo avesse cancellato al primo colpo, il desiderio si sarebbe avverato.
Non propose il gioco alle altre, voleva che restasse una cosa di Miami, però non si rese conto che le stava scendendo una lacrimuccia. Yasmine le avvolse le spalle con un braccio e la strinse a sé, lei ricambiò. Anche Moon si unì a quella specie diabbraccio. Rimasero così per un po', a godersi la tranquillità e il vento tra i capelli. Ma poi venne il tramonto e il vento si alzò parecchio, così furono costrette a tornare a casa.

La casa di Yasmine era enorme e ben arredata. Si respirava un buon profumo di agrumi. La madre della bionda aveva ordinato il sushi, dopo essere venuta a conoscenza della passione della sua ospite.
Morgaine la ringraziò, grata della gentilezza che quella famiglia dimostrava nei suoi confronti.
Yasmine la invitò in camera sua e le passò un costume intero magenta.
«Che devo farci?» chiese la ragazza, confusa.
«Mettilo, andiamo nell'idromassaggio»
Si cambiarono. Il costume era perfetto per Morgaine.
Scesero nel cortile sul retro e si calarono nell'acqua calda. Morgaine chiuse gli occhi per godere al massimo della bellissima sensazione che le dava il movimento dell'acqua sulla sua pelle. Yasmine fece lo stesso.
«Questa è la cosa che mi manca di più della casa a Miami» raccontò all'amica.
«Puoi venire da me quando vuoi se ti va di usarla» le concesse la bionda, sincera. Morgaine si sentiva bene, non capiva cosa avesse fatto per meritare quell'amicizia, ma ne era grata.
«Yas, perché sei così buona con me?» chiese, quasi senza volerlo. L'altra non rispose subito, come se stesse riflettendo.
«Quando ci siamo viste al centro commerciale. Tu mi hai detto senza conoscermi che mi sarebbe stato meglio il vestito che ho acquistato. Non ti è importato niente del mio tono arrogante. La gente o mi evita o mi adula. Invece tu sei stata sincera, sei passata oltre al mio comportamento di merda...» spiegò. A Morgaine venne da piangere, quelle parole l'avevano toccata.
«Che mi dici di Moon?» chiese, curiosa.
«La conosco da quando siamo piccole, è quasi un obbligo che sia mia amica. Ovvio, le voglio bene e so che lei ne vuole a me, ma tutti gli altri? Vedi Sam: mi mente per qualsiasi cosa, come se la uccidessi appena fa qualcosa che a me non va, come uscire con quella grassona di Aisha. Non mi importa nulla di cosa fa. Sarò stronza, ma non per questo deve avere paura di me...» a quel punto Yasmine stava piangendo, come se non rivelasse i suoi sentimenti da una vita e ne avesse un bisogno profondo. Morgaine l'abbracciò. Quella volta non lo fece perché per essere perfetta in quella situazione era obbligata a farlo, ma perché capiva l'amica e capiva che aveva bisogno di conforto e di essere ascoltata.
«Sai, quando stavo a Miami, se volevo un ragazzo, o un amico, o un'amica, utilizzavo i trucchi che usano i miei per vendere i prodotti, era come se vendessi una me. Ma nessuno di loro mi amava veramente, amavano tutti la versione di me di cui avevano bisogno. Perché è così che mi hanno insegnato a vivere. Ho imparato fin da piccola che la gente ti vede come tu vuoi che ti veda. Ma poi, un giorno, una ragazza, che poi è diventata la mia migliore amica, ha fatto quello che io sto facendo con te. Così ho capito che al mondo ci sarà sempre qualcuno disposto a cercare la vera te, anche contro la tua volontà».
Yasmine si strinse a lei, per nascondere le lacrime. Morgaine le accarezzò piano la schiena. Era parecchio che non le succedeva una cosa del genere, ma le piaceva la vera sé, quella che non aveva un atteggiamento altezzoso e sembrava Barbie. La perfezione stava nella vera sé.

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