LITE

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Più il suo compleanno si avvicinava, più Morgaine sentiva che le mancava qualcosa: un ragazzo forse. Da quando Miguel e Sam avevano iniziato a uscire insieme e Robby aveva iniziato a lavorare, sentiva che aveva bisogno di una presenza maschile nella sua vita. Non le sarebbe stato difficile prendersi chi voleva, ma le era difficile scegliere chi prendere.
All'inizio le balenò nella mente l'idea di mettersi con Eli, da quando si era fatto la cresta blu e il tatuaggio e si faceva chiamare Falco non era malaccio, ma lei ricordava bene Eli e non sarebbe stata bene in coppia con lui. Poi se i suoi genitori fossero venuti a sapere che usciva con uno tatuato l'avrebbero fatta nera.
Poi le venne in mente che Kyler, pur avendo fatto quel che aveva fatto a Sam, con lei era sempre stato carino e l'aveva abbastanza colpita quando si erano conosciuti. E poi aveva sempre avuto una strana passione per i ragazzi asiatici. E se i suoi fossero venuti a sapere di una eventuale relazione con lui sarebbero stati d'accordo. Prima di tutto, però, voleva parlarne con Yas. Così, durante la mensa, la prese da parte.
«Yas...credo di avere una cotta per Kyler» le disse semplicemente.
«Ah...menomale, mi hai fatto prendere un colpo, credevo volessi chiedermi quale regalo volevo farti» rise l'altra, sollevata.
«Quindi...per te potrei starci?...»le chiese ancora, per ottenere una conferma.
«Si, ma per favore, stai attenta, hai visto cosa ha fatto a Sam...» la pregò la bionda.
«Sisi, non preoccuparti» le sorrise e si abbracciarono.

Il giovedì aveva delle ore nel pomeriggio. Una di queste era trigonometria che aveva proprio con Kyler, che non era per nulla bravo in quella materia, tanto che la professoressa lo faceva sedere davanti, in prima fila, quindi Morgaine poteva vedere bene il suo quaderno e il suo impegno vano. Finita l'ora, gli si avvicinò di soppiatto e gli toccò una spalla:funzionava sempre. Lui trasalì e si girò.
«Ah, sei tu» sospirò appena la vide in viso.
«Avresti preferito un'altra?» rise lei, fingendo uno sguardo indagatore.
«Uhm...no, mi vai più che bene» la assecondò.
«Senti...mi daresti un passaggio a casa?» gli chiese, usando lo sguardo da cucciolo. Nessuno resisteva ai suoi occhioni verdi, che, ora che ci pensava, erano identici a quelli di suo cugino.
«Si, ma non importa che mi supplichi» rise l'altro. Bene, aveva abboccato.
Salirono nella machina nera del ragazzo e partirono alla volta della North Valley. Arrivarono dopo venti minuti. Kyler si fermò davanti al condominio, così che lei potesse scendere ed entrare subito.
«No, parcheggia, così sali un po'» lo invitò. Sapeva che avrebbe accettato sicuramente, infatti fu ciò che successe.
«Non è casa tua ma...ci entriamo bene in due» rise, posando lo zaino. Poi prese quelli di Kyler e lo appoggiò vicino al suo.
«Andiamo nella mia stanza?» propose.  Entrarono. Lo invitò a sedersi sul letto.
«Non mi aspettavo che la tua camera fosse così» commentò lui, osservando lo stile con cui era arredata.
«Infatti è la stanza di mio cugino, io ci dormo soltanto» spiegò, raccogliendo i capelli in una crocchia leggera, per scoprire il collo.
«Se dividessi la stanza con mia sorella sarei già morto» rise Kyler, guardandola negli occhi.
«Beh, io dormo col coltello, se mi spostasse i vestiti lo ucciderei» lo assecondò, ridendo anche lei.
«Comunque ho visto che hai difficoltà con trigonometria» continuò.
«Ah, si...se non la passo, mio padre mi ammazza» spiegò lui, scuotendo la testa per manifestare la sua frustrazione.
«Non sei tu il problema, quella donna non sa spiegare. Però io ho un metodo per capirla dalla vecchia scuola, se vuoi ti aiuto» si offrì Morgaine, che aveva pianificato tutto durante il viaggio in auto.
«Se riesci a farmela entrare in testa, ti giuro che ti regalo una casa per il compleanno» la sfidò, come se si fosse ormai rassegnato.

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«Quindi qua faccio così, qui cambio con questo e ho fatto!» esclamò Kyler, quando riuscì a concludere il terzo esercizio da solo, con un ampio sorriso sulle labbra.
«Mi devi una casa» sorrise Morgaine, soddisfatta del suo lavoro.
«Se inizio a pagarla adesso, per il tuo... quarantesimo compleanno dovrei averla» rise lui, chiudendo libro e quaderno per riporli nello zaino.
«Resti a cena qua? È parecchio tardi» propose Morgaine, ridendo ancora per la precedente frase di lui.
Kyler sembrò riflettere, poi si decise ad accettare l'invito.
«Ti aiuto» si offrì, mentre la ragazza toglieva della carne e delle verdure dal frigorifero.
«Ok, facciamo gli spiedini...ti piacciono?» si ricordò di chiedere Morgaine, lavando un peperone.
«Si, mi fa schifo solo il pesce» rise lui, alludendo alla cena che aveva passato da Sam  di cui le aveva parlato.
«Fantastico, allora metti la roba che ho già tagliato negli stecchini» ordinò, concentrata su un pezzo di pollo che non aveva la minima intenzione di farsi tagliare.
«Si signor capitano» rise lui, prendendo un po' in giro la voce imperiosa che aveva utilizzato.
«Non ho sentito bene!» rise lei, a cui subito venne in mente Spongebob.
«Si signor capitano!» ripeté lui, sempre più divertito.
«Ooooh!» imitò il vocione della sigla.
Misero gli spiedini dentro una padella con olio, sale, pepe e uno spicchio d'aglio e lasciarono che cuocessero, controllandoli di tanto in tanto.
Erano sul divano a parlare di scuola e di sport, quando la porta si aprì. Era Robby, tutto sudato dopo il lavoro.
«Ehy! Com'è andata?» chiese Morgaine, felice di vederlo.
«Bene, vado a fare la doccia» rispose lui, spostandosi una ciocca di capelli da davanti agli occhi.
«Sbrigati, che Kyler cena da noi» lo avvertì.
«Ciao» salutò Kyler, alzandosi finalmente dal divano.
Si squadrarono tutti e due, come due maschi alfa in un branco di lupi. La tensione era palpabile.
«Dai, Robby vai a lavarti. Tu, Kyler aiutami ad apparecchiare la tavola» ordinò Morgaine, imbarazzata da quel momento. Ma sapevano tutti che il vero alfa in quella casa era lei. Infatti obbedirono e cenarono entro poco tempo. Robby continuò a rivolgere a Kyler domande su domande, per indagare sul tipo di persona che si trovava davanti.

Quando finirono di mangiare, Kyler fu costretto a tornare a casa, mentre gli altri due si buttarono sul divano a guardare un film.
«Non mi piace...» commentò Robby, vago.
«Il film?» chiese Morgaine, impegnata a indagare su chi fosse l'assassino.
«Il tuo amico» fece l'altro, con voce annoiata.
«Perché dici così?» continuò lei, sentendosi in soggezione.
«Non è affidabile, mi sembra parecchio uno stronzo» ammise Robby, facendo luce sui suoi pensieri.
«Lo è stato con una ragazza della scuola, ma io non voglio nulla da lui, solo qualcuno con cui sfogarmi...» spiegò lei, aprendo il suo cuore.
«Non ti basto io?!» alzò la voce suo cugino, vagamente indispettito.
«Non ci sei mai da quando lavori! Ti aspetti che io non vada avanti e resti ad aspettarti come una brava casalinga?! Perché se è così, toglietelo dalla testa» gridò lei, dando libero sfogo alle sue emozioni per la prima volta.
«Lavoro perché tu sei sempre con la tua amica! Credi che mi piaccia stare solo in casa?...» controbatté il ragazzo. Gli occhi di Morgaine si erano riempiti di lacrime.
«No...tu lo fai per fare incazzare lo zio, me lo hai detto. Non pararti il culo come la figlia puttana di Larusso. Anzi evita di prendere le abitudini di quella famiglia!» concluse lei, per poi uscire di casa e dirigersi alla fermata dell'autobus.
Arrivò a casa di suo zio, senza pensarci nemmeno un secondo.
«Dormo qui» annunciò entrando e servendosi una birra.
«Morgaine! Perché resti qui?» chiese Johnny, bevendo un sorso.
«Tuo figlio è un coglione» gli rispose lei, buttandosi a sedere sul divano.
«Chi ti ha detto di prendere la birra?» la rimproverò.
«Una sola...» lo supplicò lei, con gli occhioni da cucciolo.
«E va bene...solo una...» rise lui, che non riuscì a resistere a quello sguardo.

«Sai zio, io non voglio prestare il mio volto all'azienda dei miei...» confessò, dopo aver trangugiato un sorso troppo grosso dalla seconda bottiglietta.
«Beh, dovresti parlare con loro, io posso fare ben poco...» biascicò lui, sorseggiando ormai la quarta birra della serata.
«Già...ma la mamma mi ammazzerebbe...» sbiascicò anche lei. Non era ubriaca, solo un po' brilla. Poi le balenò nella mente un'idea. Yasmine sarebbe stata una modella perfetta. Per lei non sarebbe stato un grosso peso, ma se lo fosse stato avrebbero lavorato insieme. Sarebbe stato un bellissimo regalo di compleanno.
Bevve un ultimo sorso di birra e crollò addormentata sul divano.

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