PEACE

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La sua migliore amica di Miami le aveva detto che ad agosto sarebbe andata da lei, così si sarebbero divertite. I suoi avrebbero affittato una casa ad Encino ad agosto, così sarebbero stati tutti insieme.
Così la mattina dopo aver ricevuto la notizia uscì a correre per smaltire l'adrenalina data da tutta la felicità. Passò davanti allo Skatepark e vide suo cugino che cercava di fare un trick con lo skate in vano. Sospirò, ricordando che erano passati due mesi da quando, dopo il suo compleanno, si era ripromessa di riappacificarsi con lui.
Tornata a casa, si fece una doccia e partì alla volta di Encino, dove la aspettava Kyler per un'uscita di coppia. L'avrebbe portata al cinema, dove già sapeva cosa avrebbe cercato di fare: dopotutto ricordava cosa era successo a Sam. Ma aveva deciso che non avrebbe rifiutato le sue avance. Infondo era abbastanza grande ed esperta per decidere cosa fare.
Prese l'autobus ed arrivò. Appena scese, lui la tirò a sé e la baciò con foga, lei ricambiò.
«Cosa ci guardiamo?» chiese curiosa.
«Non ci sono molti film interessanti» alzò le spalle lui.
«Guardiamoci un giallo, meglio di niente» alzò le spalle lei, che aveva sempre avuto una particolare avversità per i film romantici. Lui acconsentì, sorpreso dalla scelta inconsueta. Le pagò il biglietto e divisero un secchiello di pop corn.
Avevano dato loro dei bei posti a sedere, posti centrali nella terzultima fila: i preferiti di Morgaine.

«Questo film sembrava peggio» commentò a metà.
«È vero, sembrava una palla assurda» rise lui, attento alla trama.
A un certo punto si girò e cercò di baciarla, lei lo lasciò fare. Poi le posò la mano sulla coscia e strinse. Lei gliela prese e si staccò dal bacio.
«Aspetta la fine del film, mi fa schifo sulle poltrone...che ne dici se dopo andassimo da te?...» gli sussurrò all'orecchio. Lui la guardò sorpreso e annuì. Quella ragazza era sempre piena di sorprese. Quel che non sapeva è che Morgaine utilizzava i rapporti per scaricare la tensione e la frustrazione e in quel periodo stava male per non riuscire a riappacificarsi con suo cugino, che si stava allontanando sempre di più.
«Sei fantastica» le sussurrò Kyler all'orecchio. Lei si limitò a sorridere e a prendere una manciata di pop corn.
Il film finì, il tempo di una sosta in bagno, salire in auto e furono a casa del ragazzo.

Fu lei a prendere l'iniziativa e mettersi a baciarlo con foga, usando tutta la sua frustrazione come mezzo da cui attingere per ottenere le energie necessarie.
Finirono nella grossa camera del ragazzo, dritti sul suo letto. Lei gli tolse la maglia, lui fece lo stesso con il suo vestito. E poi...beh, poi passarono una bellissima mezz'ora, lui felice, lei libera dalla tristezza.
Rimasero per un po' nel letto, abbracciati, scambiandosi qualche bacio ogni tanto.
«Qualcosa non va?» le chiese, quando era in silenzio da troppo tempo. Lei scosse la testa e appoggiò il viso sul suo petto. Lui la strinse a sé, con una mano dietro la nuca coperta di capelli color cannella. Le stampò un bacio sulla testa, e lei si sentì al sicuro.
«Se hai bisogno di parlare sono qui, ok?...» ribadì. Lei sospirò. Si sentiva in colpa per aver sfruttato quel ragazzo che le stava dimostrando di tenere a lei. Le scese una lacrima che non riuscì a trattenere.
«Va tutto bene, stavo solo pensando a...mi manca casa...» mentì, godendosi il calore del corpo a cui era stretta.

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Decise di prendere una pizza per pranzo e di pranzare con lo zio. Lo raggiunse al dojo, dove stava apportando delle sistemazioni.
«Chi ha ordinato una pizza?...» si annunciò.
«Avete sbagliato» negò lui, troppo concentrato per accorgersi di lei.
«Zio, sono io, ti ho portato il pranzo» rise. L'uomo allora lasciò il pennello nella tinta e andò a lavarsi le mani per pranzare. Mangiarono nel suo ufficio.
«Zio...posso usare un manichino?» chiese il permesso Morgaine, che aveva bisogno di sfogarsi.
«Si, se sei in grado di colpirlo» rise lui, che non sapeva niente del suo talento nel kick boxing. Lei sorrise come per lanciare una sfida e, appena finirono di mangiare, prese il primo manichino che trovò e lo colpì con tutta la forza che aveva. La faceva stare bene.
«Woh! Perché non ti alleni con noi se sei così forte?...» rimase sorpreso Johnny, mentre lei sorrideva soddisfatta e colpiva il manichino un'ultima volta.
«Perché i tuoi allievi non avrebbero chance» si vantò, osservando il manifesto dell'All Valley Tournament.
«Vinceremmo l'All Valley con te» confermò l'uomo, dietro di lei.
«Non lo so, però sono sicura che farete bella figura: ci sono un paio di bravi allievi» commentò, prendendo in mano un pennello per aiutare suo zio a sistemare la parete.
Miguel entrò salutando Johnny, fece lo stesso con Morgaine, appena si accorse di lei.
«Le ho portato le cose che mi ha chiesto» avvertì posando un sacchetto a terra.
«Grazie! Morgaine fagli vedere come si colpisce un manichino!» gridò l'altro dal suo ufficio. Allora lei si alzò, abbassò la gonna del vestito che indossava e calciò il manichino con tutta la forza che aveva, per poi iniziare a picchiarlo come se dovesse ucciderlo.
«Non credevo fossi così violenta» rise Miguel, sorpreso.
«Avete un Gi da prestarmi?» chiese Morgaine, che stava piuttosto scomoda in quel vestito.
«No, ma qualcuno ha lasciato degli shorts e una maglietta» fece Johnny, portandoglieli. Lei raggiunse il bagno e li indossò. Dovette stringere bene i pantaloni e fare un nodo al lato della maglia che le andava troppo grande.
«Combattiamo?» propose al ragazzo.
«Accetto la sfida» rise lui, mentre Johnny si propose come arbitro.
Morgaine attaccò appena ricevette il segnale, assestò un potente calcio sul fianco del ragazzo. Lui sussultò e provò a sferrarle un pugno che non andò a segno, così che lei ebbe il via libera per colpirlo sotto lo sterno. Lui si avvicinò pericolosamente per tentare con un altro pugno, lei gli bloccò il braccio e lo ribaltò, posandogli un piede sulla pancia come per dimostrare la sua vittoria.
«Non abbiamo chance al torneo» rise il Sensei.
«Ma no...Miguel si è battuto bene...gli serve solo un po' più di allenamento» rise Morgaine, soddisfatta.
«Non può battere al primo colpo una professionista...» si vantò subito dopo.
Si sentiva meglio rispetto a quella mattina. Forse, colpire un manchino ogni tanto era più utile del sesso... però anche la seconda opzione non le dispiaceva troppo, l'unico problema era che dopo si sentiva una sfruttatrice...

Tornò all'appartamento la sera. Robby non c'era, e ovviamente nemmeno la zia.
Decise di cucinare una torta, avrebbe addolcito la serata. Trovò il cioccolato e decise che avrebbe preparato i Brownies. Ricordava che a suo cugino erano sempre piaciuti, magari sarebbero riusciti a sistemare qualcosa. Si impegnò al massimo: doveva fare il dolce più buono della storia della pasticceria amatoriale.
Aveva della panna da montare e delle fragole. Infornò l'impasto in due teglie circolari, una più grande e una più piccola. Montò la panna e ne mise un po' da parte, mentre quella avanzata le mischiò al succo di fragola per renderla rosa. Appena le due torte furono pronte le mise in frigo a raffreddare e tagliò le fragole con una forma carina. Appena le torte furono ben abbattute, le mise una sopra l'altra. Con una sac-a-poche mise sullo strato di sotto la panna bianca a forma di meringa, su quello sopra la panna rosa. Posò i pezzi di fragola sopra le punte della panna e la mise in frigo per non farla sciupare. Preparò la cena e apparecchiò la tavola.
Robby rientrò e si infilò direttamente in doccia. Morgaine sospirò.

Finirono di mangiare e tirò fuori dal frigo la torta.
«È bella...» commentò il ragazzo, mentre lei gli serviva una fetta, senza rispondere. Non sapeva cosa dire.
«È anche buona» aggiunse.
«Robby, non fingere che sia tutto ok...» lo bloccò subito Morgaine, con la testa bassa.
«So che mi odi...quindi non fingere» proseguì, cercando di trattenere le lacrime.
«È questo che pensi?...» chiese lui con la voce addolcita. Lei annuì con la testa.
«No...Morgaine...» si alzò per abbracciarla.
«Mi preoccupo per te, ma sei una testa dura...» cercò di spiegarsi.
«Robby non sono una bambina, pensi che non sia mai stata con degli stronzi?...So scegliere da sola cosa sia meglio per me...» spiegò calma, ma con un po' di rabbia nella voce.
«Lo so...lo so... però sai, io non ho mi fatto una cazzo di scelta giusta e speravo di poter aiutare te per...sentirmi bene...» spiegò ancora.
Poi entrò in camera di sua madre e tornò con un pacchetto.
«Qualche mese più tardi, ma ecco» disse, dandolo in mano a lei.
Lo aprì: era una foto di loro due da piccoli. Adesso sapeva che era tutto apposto tra loro. Si abbracciarono e la pace fu fatta. Quello era decisamente il regalo più bello.

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