Capitolo 33

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Undici
Ero nella stanza dell'hotel quando un uomo dai capelli bianchi venne verso di me. Mi prese in braccio e mi portò via. Io urlavo cercando di farmi sentire da qualcuno, ma nessuno sentiva le mie urla.
Mi svegliai di colpo gridando.

Mike: Ei, Undi! Stai bene?!

Lo guardai in viso.

Io: Ho fatto un incubo. Sembrava così vero.

Mi abbracciò e mi tranquillizzò.

Mike: Era solo un sogno. Stai tranquilla.
Io: Mike, credo che mio padre sia vivo.
Mike: Hopper è vivo.
Io: Non lui. Martin Brenner.
Mike: È impossibile.
Io: Io lo spero.
Mike: Vieni qui.

Appoggiò la mia testa al suo petto e mi accarezzava i capelli.

Mike: Stai meglio?
Io: Decisamente.

Sussurrai.
Il mattino seguente, dopo colazione, Mike andò ad allenarsi e io e Steve lo guardavamo seduti in panchina.

Steve: Come stai?
Io: Bene... Tu?
Steve: Sento la mancanza di Hawkins. Sono passate solo due settimane ancora.
Io: Già...
Steve: Si sta allenando molto, Mike.
Io: Lo vedo.
Steve: Angela dice che ha fatto bene a sceglierlo come capitano.

Roteai gli occhi.

Steve: So che sei gelosa, ma so anche che Mike ha occhi solo per te.

Mike
Stavo giocando a calcio. Riuscivo a controllare la palla. Sembrava che mi stesse parlando. Ero così concentrato. A un tratto caddi a terra.

Steve: Oddio... Mike!
Undici: Mike!

Vidi Undici e Steve venire verso di me.

Angela: Che cosa è successo?
Io: Non lo so. Qualcuno mi ha fatto lo sgambetto. Ma non so chi.
Angela: Sembra una distorsione. Devi andare a farti una visita.

Mi alzai lentamente da terra con l'aiuto di Undici.

Undici: Vuoi un bicchiere d'acqua?
Io: No, grazie...

Le sorrisi.

Steve: Ti porto dal medico sportivo. È a due passi da qui. Ce la fai a camminare?
Io: Direi di no.
Undici: Aggrappati a me e a Steve.

Nel giro di pochi minuti raggiungemmo la destinazione.

Dottore: Beh, da quello che vedo, la questione è più seria di quanto pensassi. Hai una distorsione alla caviglia. In genere ci vogliono 8 settimane prima che il dolore sparisca.
Io: 2 mesi? Ma io devo giocare a calcio! Non posso aspettare così tanto!
Dottore: Ragazzo, non parliamo di una semplice storta.
Undici: Mike, ascolta il medico.
Steve: Fa' come dice lui. La tua salute è più importante di una partita di calcio.
Io: Voi due non capite.
Undici: Lo diciamo per il tuo bene.
Dottore: Dovrai mettere il ghiaccio tutti i giorni per 4 volte al giorno e non fare movimenti bruschi, perché, da distorsione, si può trasformare in una vera e propria frattura o lussazione.
Io: Quindi non potrò fare nulla?
Dottore: No, Mike. Dovrai abbandonare questa opportunità purtroppo. Magari in un futuro prossimo potrai tornare in campo, ma per quest'anno è meglio di no.
Io: Dottore, dovrò stare qui a Londra due anni. Non pensa che siano abbastanza per guarire?
Steve: Mike, lascia fare al medico il suo lavoro. Se ti dice che 2 anni sono pochi, allora vuol dire che sono pochi.
Dottore: Mi dispiace, ma con queste cose non si scherza. Se fosse stata una distorsione lieve, avresti potuto continuare tra qualche mese, ma purtroppo non è così.

Mi alzai zoppicando e uscii fuori dallo studio medico. Mi appoggiai al muro e guardai in alto.

Undici: Vado da lui. Con permesso...

Qualche lacrima di sconfitta rigò il mio viso.

Undici: Ei...
Io: Ei.
Undici: Mi dispiace tantissimo...
Io: Anche a me.

Mi abbracciò. Anche se mi sentivo deluso, frustrato e ferito, il suo abbraccio e la sua presenza mi facevano dimenticare il significato di questi tre aggettivi.

Io: Grazie, Undi.
Undici: Di che cosa?
Io: Di questo abbraccio. Ne avevo bisogno.

Undici
Lo vedevo così e mi faceva stare male. Io volevo vederlo sorridere.

Io: Tieniti a me. Ti porto in un posto.
Mike: Non riesco a camminare.
Io: Oh... giusto.
Steve: Salite in macchina. È parcheggiata qua dietro.

Salimmo in macchina. Aiutai Mike a sedersi.

Io: Steve, puoi andare verso la ruota panoramica?

Gli sussurrai.

Steve: Undi, Mike deve stare a riposo.
Io: Voglio solo renderlo felice.
Mike: Mi basta la tua presenza per essere felice.

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