Prologo

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Il mio cuore pompava veloce da quanto stavo correndo, ansimavo. Il mio respiro di faceva sempre più corto e le mie gambe bruciavano per lo sforzo.

I miei lunghi capelli ,neri come l'ebano, perennemente legati, ora sventolavano dietro di me, in balia di chiunque fosse alle mie spalle.
Mi facevano male i piedi. Molte schegge che trovai a terra, mi si conficcavano nella pelle ma ,in quel momento, non le sentii nemmeno.
Avevo paura. La paura della notte buia che mi inghiottiva all'interno di quell'infinita foresta. La paura di lui.

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Come c'ero arrivata a questo punto?
Per saperlo, dobbiamo partire dall'inizio. Da molto ,molto tempo prima...

Una storia come la mia non andrebbe mai raccontata, perché il mio mondo è tanto proibito quanto fragile, senza i suoi misteri non può sopravvivere.
Di certo non ero nata per una vita da geisha, come molte cose nella mia strana vita, ci fui trasportata dalla corrente.
La prima volta che seppi che mia madre stava male, fu quando mio padre ributtò in mare i pesci. Quella sera soffrimmo la fame, "per capire il vuoto", lui ci disse.
Mia madre diceva sempre che mia sorella Satsu era come il legno, radicata al terreno come un albero di ciliegio. Ma a me diceva che ero come l'acqua. L'acqua si scava la strada attraverso la pietra, e quando è intrappolata, si crea un nuovo varco.

Dopo la morte della mamma, nostro padre non riuscì più a pagare i nostri debiti e decise così di venderci entrambe...
Satsu venne venduta ad un bordello, fu quella con il destino più atroce fra le due. Mentre io alla Nitta okiya, una casa per geishe.

Nell'okiya, conobbi subito le altre tre occupanti della casa: la "Nonna", una geisha anziana ritirata, la "Madre", che è anche l'amministratrice della casa e la "Zietta", la "sorella maggiore" della Madre e l'unica ad avere gesti gentili verso di me.

Come "sorellina maggiore", guida e compagna di sventure, mi venne affidata una ragazzina, Chiyo, che, per il suo viso tondo e dolce, viene chiamata Zucca.
Con lei, fui istruita nella danza, nella musica e nell'arte della conversazione.

Ah,già! Dimenticavo...
Appena arrivai lì, incontrai anche l'unica geisha in piena attività, la bella ma crudele Kayomomo.
Rimasi affascinata dalla sua danza, quanto dalla sua lingua biforcuta e arroganza.

La "Zietta", la venerabile Yumiko, mi ripeteva sempre che ,grazie ai miei grandi occhi grigi, potevo avere un grande potenziale come geisha...
Ma Kayomomo non può tollerare rivali e ha sempre utilizzato il suo status di geisha principale dell'okiya per maltrattarmi e trattarmi da serva, arrivando a costringermi a giurarle obbedienza in cambio dell'indirizzo del bordello in cui si trovava mia sorella.
Volevo scappare con lei, salvarla da quel bordello e dalle condizioni in cui versava. Volevo rivederla a tutti i costi...

Questo patto permise a Kayomomo di usarmi per danneggiare una sua geisha rivale, Mameha, a cui riuscì a rubare un prezioso kimono.
In nome del patto stretto con lei, mi spinse a rovinare il kimono e a riportarlo indietro, assumendomi in questo modo la colpa di quella stupida bravata.
Venni punita quella sera...
Frustata sulla schiena dalla "Madre" con uno stecco di bambù e lasciata a dormire fuori dalla casa, in balia dei demoni.
Avevo paura, molta paura ma ,stranamente, non ne attirai nessuno.

Una volta saputo l'indirizzo di mia sorella, corsi da lei e ,insieme, preparammo un piano per fuggire, ma durante la fuga caddi rovinosamente da un tetto, venendo così scoperta e riportata all'okiya, dove venni sottoposta alle cure mediche.

La "Madre" si infuriò da morire con me e mi punì severamente, degradandomi dalla condizione di "maiko" a quella di una umile serva destinata alle prestazioni più degradanti.
Per lo meno, Satsu riuscì a scappare, ma ,da quel giorno, non ebbi più sue notizie.

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