Capitolo 11

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"Maestro Kakashi! C'è un ferito!"
Corsi verso Naruto che stava soccorrendo una donna, probabilmente una geisha che era scappata dall'okiya. La foresta era colma non solo di alberi e foglie secche, ma anche di sangue e paura.
"È ferita gravemente"
Non ci volle molto per realizzare che quella donna, dai lunghi capelli bianchi raccolti in una dolce acconciatura ormai disfatta, era Aisaka. Rimasi a guardarla senza sapere come reagire, non la vedevo da anni e poi eccola qui, ferita, stanca e completamente diversa. Dopo qualche secondo di silenzio, tornai in me e pensai velocemente cosa fare.
"Torniamo a Konoha, abbiamo trovato quello che cercavamo"
Pensare che a fare quell'attacco era stato Rokiko non mi aveva lasciato dubbi, cercava sicuramente Aisaka per un motivo a me sconosciuto.
Sakura era stata repentina ed era riuscita a fermare il sangue grazie alle tecniche mediche che aveva studiato. La stava curando bene ogni ferita o livido, ma notai si stava impallidendo, come se qualcosa la turbasse.
"Sakura, tutto bene?"
"S-si... Solo che..."
La guardava e i suoi occhi sembravano spaventati alla sua vista.
"C'è qualcosa che non ho mai sentito prima... Non riesco a curare ogni ferita, non me lo permette..."
Rimasi in silenzio, presi il corpo della donna e lo caricai delicatamente sulle spalle. Sentire che il suo cuore ancora batteva fece accelerare lievemente il mio.
"Sei stata brava, andiamo"
"Maestro, chi è?"
Non risposi alla domanda di Naruto, adesso non era il momento. Anche se aveva continuato a farmi domande per tutto il tempo.

"Non avevo dubbi che saresti stato tu a trovarla. Che ironia"
Komuro non faceva altro che lamentarsi di come ogni mio passo, secondo lui, fosse stato avventato o troppo indolente e svogliato per la situazione di emergenza che avevo davanti.
"Komuro, smettila per una santa volta!"
Tsunade ne aveva abbastanza di lui, da quando era venuta a galla questa situazione lo stress era alle stelle e Komuro era diventato ingestibile. Troppo agitato e con troppe emozioni represse.
Strinse i denti cercando di trattenere la sua preoccupazione già troppo evidente.
"Ora come sta?"
"Sta bene, resterà solo qualche cicatrice"
Cercai di restare il più calmo possibile, non ci aspettavamo di trovare Aisaka. Non posso negare che non ero pronto.
Per di più lei era la rappresentazione del mio passato che era venuto a ricordarmi che non mi era possibile evitare i miei errori.
Ma non potevo farmi sopraffare dalle emozioni, prima di tutto dovevamo farla tornare in salute e, soprattutto, capire cosa aveva in mente Rokiko. Anche se probabilmente la risposta era proprio Aisaka stessa. Eppure, era bello sapere che era viva.

"Bene, Komuro te accompagnerai Aisaka nella sua abitazione provvisoria appena avrà riacquistato abbastanza energie, cercheremo di capire cosa è successo in seguito. Potete andare"
Una volta fuori dallo studio dell'Hokage i miei pensieri stavano formulando infinite possibilità, ma Aisaka era l'incognita maggiore.
La mia spalla venne afferrata da una mano che trasmetteva tante emozioni confuse e cariche di rabbia. Komuro.
(Un ragazzino nel corpo di un adulto)

"Sai cosa significa questo vero?"
Sospirai e gli spostai la mano che stringeva il giubbotto con insolenza.
"Komuro, parliamone un'altra volta"
Cercai di allontanarmi ma ancora una volta riuscì a fermarmi.
"No. Sarai tu stesso a raccontarle cosa hai fatto."
Lo guardai con freddezza. Come se non bastasse, pensai a cosa avrebbe detto Aisaka; Komuro non stava sbagliando, era compito mio.
"Ti ho già detto che va bene, ora lasciami stare ho altre cose da fare"
"Tsk, sei proprio uno stronzo."
Il toro infuriato svanì tra le persone che passeggiavano ignare per le strade di Konoha.

(E ora?)

Passeggiavo e nel mentre cercai di distrarmi leggendo un libro, ma non riuscivo a concentrarmi, leggevo e rileggevo le stesse pagine più e più volte. Sapevo che sarebbe rimasta delusa, ma ormai siamo adulti, dovrebbe capire che le mie azioni sono stato l'effetto di una causa indesiderata ed improvvisa.
È così?
("Cosa hai fatto.")
Probabilmente il toro rabbioso aveva ragione. Se fosse stata solo colpa mia?
I pensieri che con fatica avevo scacciato dalla mia mente stavano riaffiorando ed erano nuovamente vivi in me. Mi guardai le mani sporche di sangue e di colpe.
Mi dispiace Aisaka non sono quello che ti aspettavi.
Tornai in me, non era il luogo né il momento. Non ero solito lasciarmi sopraffare dalle emozioni.

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