Capitolo 1

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"Il lavoro di un padre non è insegnare a sua figlia come essere una donna. È insegnarle come dovrebbe essere trattata una donna"

<<papà posso rimanere a dormire a casa di Kelly?>> mi chiese la mia piccola mentre le cucinavo la colazione prima di portarla a scuola.

Era difficile per me, vedere mia figlia crescere, soprattutto perché era tale e quale alla madre che avevo perso 5 anni prima.

Mi faceva ancora male ricordarla, ma mi ero deciso che non avrei permesso al dolore di prendere il sopravvento.

<<papààà!!>>

Isabella incrociò le braccia al petto e mi guardò innervosita per non averle dato una risposta.

<<davvero vuoi andare dalla tua amica e non andare al Luna Park con papà?>> le chiesi

Ero iperprotettivo con lei, e non sopportavo che persone estranee si avvicinassero a lei.

Ma dopotutto, sapevo che non potevo proteggerla per sempre dal mondo.

<<eddai papà!!!>> sbattè le mani sul tavolo.

Capii subito che non gliene importava di andare al Luna Park con me.

Sorrisi, le misi nel piatto le uova e il bacon e mi sedetti davanti a lei.

<<Piccola non cominciare a fare i capricci. Intanto fai colazione, ti porto a scuola e poi vediamo. D'accordo?>>

Mia figlia fece il broncio.

<<non ho fame>> disse

<<va bene allora, ti farò rimanere a dormire dalla tua amichetta, però intanto fai colazione, va bene amore?>> le chiesi facendola contenta.

<<siiiii!!! Grazie papà>> mi disse e dopodiché mangio tutto in un batter d'occhio.

Molti magari l'avrebbero giudicata come viziata, ma a me non importava.

Lei era MIA figlia e non avrei permesso a nessuno di dirmi come crescerla.

Pochi minuti dopo eravamo in macchina.

Le misi le sue canzoni preferite e mentre andavamo lei canticchiava e questo mi riempì il cuore di tenerezza.

La lasciai a scuola e io mi diressi a casa di Jadson per lavorare.

Eravamo riusciti a mettere in piedi una casa discografica di successo, ed erano molti i cantanti che desideravano un contratto con noi.

<<allora, come sta Isabella?>> mi chiese il mio migliore amico mentre dedicavamo il tempo ad accettare o meno le domande per un contratto esclusivo.

<<sta bene, ma ho paura che quando arriverà il momento di chiedermi della madre, io non saprò cosa dirle.. ho paura di deluderla quando verrà a sapere che non sono riuscito a proteggere Swami>> ammisi.

Mia figlia era tutto quello che avevo.

Se la perdevo io non sarei più riuscito ad andare avanti.

Avevo già perso Swami, la ragazza che amavo più di me stesso.

Perdere Isabella sarebbe stato peggio di qualsiasi cosa.

Sarei morto.

Jadson smise di lavorare e mi osservò.

<<lo so Cameron cosa hai dovuto affrontare. So che per te e lei non sarà facile affrontare questo discorso, ma è necessario: lei merita di sapere la verità. Magari all'inizio sarà arrabbiata con te, sai come sono fatti gli adolescenti; ma sono sicuro che capirà che hai fatto tutto il possibile per darle una vita decente. Ha un padre fantastico e questo lo sa, ma ripeto, deve sapere la verità.>>

Annuii.

Non volevo perdere l'unica parte di me che ancora mi faceva andare avanti.

Quindi, le avrei raccontato la verità una volta che mi avrebbe fatto la fatidica domanda su Swami.

Per quanto volessi tenere il suo ricordo doloroso per me, era giusto che mia figlia sapesse che io non ero riuscito a salvare la madre.

Mi ricordai che 5 anni fa mi si era presentata la sorella di Swami, che voleva fare da madre a Isabella, ma come aveva avuto il coraggio di chiedermi una cosa del genere?

NESSUNO poteva sostituirla.

A mia figlia le avrei raccontato anche questo: non volevo che nessuna donna sostituisse sua madre.

Sperai in cuor mio però che quel giorno, in cui avrei dovuto riviere tutto quanto, non arrivasse mai, o almeno che arrivasse il più tardi possibile.

THE KING AND HIS PRINCESSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora