Il conforto

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Se c'era una cosa che la scuola di Amici mi stava insegnando, oltre la danza, era sicuramente quella di scendere a patti con me stessa, le mie sensazioni, le mie emozioni. Ma soprattutto con la guerra che testa e cuore facevano ormai da mesi. Quando feci i provini più di un anno fa di certo non mi sarei mai aspettata di entrare in questa scuola e cambiare così tanto. Non mi sarei mai aspettata di mettere in gioco me stessa completamente, sia come persona che come artista. Eppure, poco dopo l'entrata nella scuola, qualcosa aveva iniziato a smuoversi nel mio stomaco. Tutto era iniziato con uno sguardo in corridoio, innocuo, nato e morto lì nel bel mezzo di una giornata piovosa e piena di lezioni. Poi quella stessa sera, mentre mi dirigevo verso l'hotel dove alloggiavamo, sola, dopo aver chiesto di poter fare qualche lezione in più per quel pezzo che tanto mi bloccava, lo avevo incontrato di nuovo ai parcheggi. Ed avevo sorriso imbarazzata, prima di esclamare qualcosa di cui poi mi sarei pentita amaramente per il resto della serata e probabilmente di tutto il mio percorso dentro la scuola. Col senno di poi, quello era stato forse l'inizio di tutto.

-Sei proprio bello -, mi sfuggì dalle labbra e lui sorrise, scompigliandosi un po' i capelli palesemente in imbarazzo.

- Grazie, ti ringrazio -, mi rispose educatamente prima di farmi un cenno con la mano e dirigersi verso la sua macchina.

Quella era stata l'unica interazione avuta con Sebastian, uno dei professionisti di Amici. Da lì sono iniziati tutti i miei problemi. Perché io di interazioni con l'altro sesso non ne ho mai avute, non mi sono mai posta il problema. Sono nata per la danza, vivo per la danza. So fare solo questo, tutti i sacrifici fatti fino ad oggi sono stati solo per questo. Per essere qualcuno, per fare di questo sogno la mia vita. Invece questo vulcano che mi stava crescendo dentro inaspettato, mi spaventava. Perché non sapevo come gestirlo, non riuscivo a controllarlo. E mi ritrovavo a sbirciare le sue coreografie, a sbirciarlo attraverso le finestre delle sale prova facendo attenzione a non farmi beccare. A vedere i video delle sue esibizioni in piena notte. E pregavo non mi assegnassero mai coreografie con lui, non avrei saputo gestirle, bambina com'ero. Ma poi Maria mi tirava brutti scherzi in puntata, chiamandomi prima di una sua dimostrazione, o facendolo ballare con me seduta a centro studio. Ed io ero sempre così imbarazzata, la mia risata così forte e da bambina. Mi confidavo con la mia insegnante, pregandola di affiancarmi tutti meno che lui come partner, durante le lezioni. E confessavo tutto ai due professionisti con cui lavoravo, soprattutto Spillo, che mi aveva vista crescere al suo studio e mi conosceva meglio di chiunque altro. E stavo davvero rivalutando me stessa e le mie capacità, esibizione dopo esibizione. Prova dopo prova.

Ma poi, inaspettatamente, in quello stesso periodo era arrivata anche la mia prima storia. Sangiovanni si era avvicinato ed io avevo ceduto facilmente, perché di mettere testa e cuore in pace non ci sono mai riuscita. Così Giovanni è stato il mio primo affetto, il mio primo bacio, il mio primo regalo di Natale a qualcuno che non fossero i miei genitori. Le prime canzoni dedicatemi, i primi sguardi diversi, sorrisi timidi dedicati a qualcuno. Il primo imbarazzo nel parlarne al telefono con mia madre.

Avevo anche sconfitto delle paure, o meglio delle insicurezze, durante quelle vacanze natalizie infinite. Avevo imparato ad usare il mio istinto, fidarmi e lanciarmi a scatola chiusa. Perché a volte le cose più belle nascono da uno sbaglio. Come questa storia infondo.

"Auguri di buon Natale", scrissi a Sebastian, quindi, il giorno di Natale. Rispondendo ad una storia su instagram, lui con una gatta su un letto che faceva gli auguri ai suoi followers. E ammetto di aver guardato quella storia infinite volte, trattenendomi dal fare commenti per rispetto della persona che stavo frequentando. Cercando di tenere tutto il più anaffettivo possibile. Avevo mandato quel messaggio senza aspettative. Non mi seguiva, non ci parlavamo, aveva più di mezzo milione di followers, non mi avrebbe mai risposto.

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