Mi risvegliai in un posto incantato, sembrava tutto perfetto, era qualcosa di magico. Precisamente mi ritrovai in un bosco, ma non c'erano alberi normali, bensì alberi dalla quale nascevano carte. Erano bellissimi, avevano delle foglie, oltre che verdi, rosse e nere, e per di più erano circondate da rose e spine che richiamavano i colori delle carte da poker. Mi passò qualcosa dietro e presa dallo spavento sobbalzai. Inizialmente non capii cosa fosse, ma dopo aver sgranato gli occhi realizzai, era semplicemente uno scoiattolo... -era rosso, perché?-. Incuriosita mi incamminai. Percorsi circa un chilometro e finalmente il sentiero si divise in tre. Per fortuna sopra ogni passaggio trovai dei cartelli che indicavano il posto nella quale sarei dovuta andare in base alla strada che avrei preso. Notai che su ogni cartello c'era una frase. Sul primo c'era scritto "qui risiedono corpi senza anima", nel secondo "dove tutto puoi trovare" e nel terzo "quale anima è senza difetti?". Molto scettica, ma incuriosita decisi di andare nella prima stradina. Mi ritrovai davanti ad un cimitero, realizzando il significato della frase scritta sul cartello. Girai un pò per le tombe, notai subito che il cimitero era diviso in quattro. Da un lato c'erano tutte lapidi rosse, quelle vicino l'entrata avevano rombi disegnati, quelle più avanti dei cuori. Sull'altro lato invece, c'erano tutte lapidi nere sulla quale trovai simboli di fiori e picche. -Che strano!- Per un attimo pensai di trovarmi nel regno nel regno delle carte. Scoppiai però a ridere per la sciocchezza a cui avevo appena pensato. Decisi di tornare indietro, così presi la seconda stradina. Trovai tutte case, c'era anche un parco ed un supermercato e delle carte che camminavano. -Aspetta! Delle carte che camminano?- Parlavano anche e per di più avevano dei figli. Urlai dalla paura, tutti si girarono a guardarmi. Scappai. Una carta mi rincorse, ero molto spaventata, lei lo capì e cercò di tranquillizzarmi. Capii subito che non dovevo avere timore perché era un popolo pacifico. Scombussolata mi alzai e nel mentre stavo per ricadere, ma la carta mi tenne. Iniziammo a conoscerci, il suo nome era Cuorsei, -molto insolito-, non gli diedi peso.
Mi porto a visitare la città in cui vivevano, al centro c'era una piazza con un enorme fontana. Era bellissima, fatta in madreperla. Fuoriusciva acqua pigmentata di nero e rosso. Lì vicino c'era un negozio, vendeva pennelli. Cuorsei mi spiegò che alcune volte bisognava comprarli per sistemare il colore sul proprio corpo. Andando avanti mi fece vedere anche il supermercato. -Mangiano le stesse cose che abbiamo anche noi-, pensai. Le case erano super colorate, decise infatti di mostrarmi la sua. Era una normalissima casa. L'unica differenza molto evidente dal mio mondo rispetto al loro, era che tutto fosse molto pulito, per nulla inquinato; Vicino al loro villaggio c'era un roseto lungo chilometri. Sembrava non finire mai, era stupendo. Aveva rose rosse, bianche e nere. Cuorsei mi disse subito che nessuno poteva oltrepassarlo e che l'unico modo, sarebbe stato quello di passare per il bosco. -il bosco? Io vengo proprio da lì-. Decisi di raccontargli quello che mi era appena capitato poco prima di arrivare nel villaggio. Rimase di stucco, senza parole. Non trovava una spiegazione valida a quest'evento. Mi spiegò che quelle poche persone che provarono ad oltrepassare il roseto, non tornarono più. Parlò inoltre di un castello. Un castello in cui abitava un re e una regina. Mi raccontò anche di una famosa leggenda di quel mondo, "il finto re", in cui una "carta numero" si dipinse il corpo per prendere le sembianze di un re. Così facendo riuscì a... bla bla bla... lo ammetto, ad un certo punto smisi di ascoltarlo, ero presa ad ascoltare la mia mente. Di punto in bianco corsi via. Lo ringraziai urlandogli da lontano. Dovevo assolutamente tornare in quel bosco. Dopo alcuni minuti mi trovai di nuovo davanti i tre cartelli. Presi il terzo ed ultimo sentiero. In quel momento capii il vero significato della frase scritta. Portava al castello. Mi incamminai. Mi persi tra i miei pensieri e non mi accorsi di averlo davanti. Me lo aspettavo molto più bello. Era un semplice castello in pietra, ricoperto di rubini e zaffiri neri. Beh, in realtà aveva il suo fascino. La sua semplicità lo rendeva magnifico. Sentii arrivare delle guardie a cavallo da dietro. Mi nascosi dietro un cespuglio. Passando per la boscaglia circostante, trovai un passaggio e mi intrufolai all'interno del castello. Aveva interni rossi e neri, e all'entrata c'erano quattro stendardi con i rispettivi semi che si trovano sulle carte. Gironzolai un po' per il castello. Era vuoto. Fin quando non spuntò una guardia. Vedendomi vece partire un allarme. Arrivarono tutti gli assi, che erano guardie, insieme al re e alla regina. Ci misi un po' a realizzare. Mi portarono di forza nel giardino. Mi legarono. Era circondata da guardie. Il re e la regina parlarono senza farsi sentire per circa mezz'ora. Finito, la regina si voltò verso di me e come se nulla fosse gridò alle guardie: -impiccatela.-. È così fecero. Non riuscii a dire nulla. Mi stavano tenendo ferma, per legarmi la corda al collo. Questi ultimi attimi sembravano infiniti. Era arrivata la mia fine. Mi obbligarono a salire su una scala e legarono l'altra estremità della corda all'albero. Ad un certo punto sentii il vuoto sotto di me. Non respiravo più. Non potevo. Non riuscivo a pensare a nulla. Mi risvegliai. Ero sul mio letto. La mia stanza, la mia amatissima stanza. Era solo un sogno? Mi sentivo più leggera. Non riuscivo a muovere il mio corpo. Urlai. Nulla, non usciva nessun rumore dalla mia bocca. Che strano, riuscivo a vedere il mio corpo dall'alto. Stavo volando. Capii di essere morta.