Capitolo 38

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Qualcuno si corica di fianco a me iniziando a lasciare dolci baci sul collo e sulla spalla. Sorrido al suo gesto e mi giro dalla sua parte stringendomi al suo petto, piano piano inizio a sentire uno strano odore- "Che cos'è questo odore orrido?"- chiedo alzandomi di scatto e iniziando a tossire.

Mi guarda impassibile, si passa una mano tra i capelli e poi si alza barcollando- "Non è nulla, credimi amore"- mi dice balbettando riuscendo a malapena a tenersi in piedi- "Sei fatto di nuovo cazzo!"- sbraito puntandogli un dito contro.

Si avvicina a passo svelto tappandomi la bocca- "Non urlare"- sussurra, mi dimeno dalla sua presa e inizio a camminare su e giù per la stanza, mandandogli ogni tanto sguardi omicidi- "Ma che cazzo hai nella testa si può sapere? Quando smetterai con quella merda? Ma io tanto non sono nessuno per dirti cosa fare. Allora sai una cosa? Continua fino a quando non avrai più una vita, io me ne vado. Ci rinuncio"- sbotto iniziando a vestirmi e fare per andarmene.

Lo vedo tirarsi i capelli con forza- "Cazzo, cazzo, cazzo!"- ringhia venendo da me e intrappolandomi tra il muro e il suo corpo, mi guarda furioso, nessuna traccia del ragazzo di cui mi sono innamorata, alza una mano e non appena il suo pugno si scontra con il muro un sollievo lascia il mio corpo, e un sussulto lo scuote violentemente, egli cerca di accarezzarmi il viso, le sue mani tremano.

"Ascolta, mi dispiace, è più forte di me. Ma non te ne andare, non mi lasciare"-mi supplica con le lacrime agli occhi, mi stringe al suo petto e io faccio lo stesso sbuffando.

Mi alzo di scatto passandomi le mani sui capelli nervosa- "Trevor?"- urlo cercando di farmi sentire, lo sento correre nella mia direzione in fretta e furia- "Cos'è successo?"- mi chiede in modo nervoso si tortura le labbra e successivamente le mani, rimango a bocca aperta alla sua reazione, poi scoppio a ridere e lui mi segue a ruota.

Avanza verso di me e si siede sul letto, senza nemmeno sfiorarmi- "Ora sono serio, è successo qualcosa?"- mi chiede- "Un incubo"- sussurro passandomi le mani sul volto, egli sospira e poi lo vedo con la coda degli occhi annuire. Si alza dal letto e infila le mani nelle tasche- "Vesti pure ciò che ti rende più comoda, poi vieni a mangiare"- mi dice sorridendo, annuisce e sorrido a mia volta.

Esce dalla stanza e io mi alzo dal letto, apro l'armadio e numerosi ricordi mi invadono quando noto che c'è una parte con i miei vestiti, prendo i primi che trovo e mi cambio. Mi dirigo verso la cucina dove Trevor mi aspetta- "Cosa mangiamo?"- chiedo- "Beh ti sembrerà strano ma so fare un'ottima pasta all'italiana"- risponde ridacchiando e spostando la sedia per farmi sedere- "Vedremo"- affermo ridacchiando a mia volta.

"Allora, com'era il mio cibo?"- mi chiede Trevor ridendo- "Era davvero ottimo"- rispondo sinceramente ridendo, d'un tratto si fa serio e si passa una mano sui capelli- "Quello che hai sentito in corridoio stamattina e quello che hai visto non ero io-"- inizia a dire ma lo fermo- "Era il tuo sosia? No perche io ho visto te. Ho sentito benissimo, e sono sicura che non parlavate di caramelle! Credi che sia stupida Trevor? Non lo sono! Ascolta, non ho intenzione di continuare in questo modo"- sbotto sbattendo poi il pugno sul tavolo.

Non guarda, né mi risponde, distolgo lo sguardo e lo poso al di fuori della finestra- "Esattamente due anni fa mi sono promessa di non cadere più nel tranello dell'amore tossico, é un amore che fa male. Vorresti uscirne, ma non puoi, non puoi perché ormai il sentimento tra le due persone é troppo forte. Continuano a bramare il contatto dell'altro, capendone poi le conseguenze. É peggio di una lama che scava la tua pelle"- do voce ai miei pensieri senza mai distogliere lo sguardo dalle finestre, mentre lacrime amare baciano il mio viso.

Lo sento sospirare e con la coda dell'occhio lo vedo tirarsi i capelli frustrato- "Non é un amore tossico il nostro Layla, solo che ci sono delle cose che non sai. Cose che ho paura di dirti, nessuno vorrebbe sentirsele dire, credimi"- afferma esausto cercando di prendermi le mani- "Io non so mai niente per voi, sono così debole ai vostri occhi che non posso sentirmi dire nulla. Se non 'piccola' o 'principessa' "- dico senza mai girarmi, lui viene davanti a me e cerca di farsi guardare, non lo lascio fare- "Guardami"- mi dice, scuoto la testa- "Guardami"- afferma di nuovo prendendo il mio viso tra le mani.

Sbuffo pesantemente e poi mi alzo per andare in bagno, egli mi blocca per un polso attirandomi al suo petto, continuo a non guardarlo mentre lui cerca di alzare il mio viso con dolci carezze- "Layla, per favore guardami"- mi supplica, scuoto la testa di nuovo, se guardo i suoi meravigliosi occhi verrei automaticamente sconfitta, e non può assolutamente accadere.

Trevor sospira e poi mi lascia andare, alza le mani al cielo e i si passa una mano sui capelli prima di iniziare a sparecchiare, sbuffo leggermente e poi faccio per aiutarlo, ma mi blocca- "Tranquilla, riposati"- mi dice semplicemente senza guardarmi- "Trevor, sono riposata"- ribatto andando verso il lavandino per lavare i piatti. Lo sento sospirare, e poi lo vedo scuotere la testa. Finiamo di pulire la cucina venti minuti dopo, Trevor si é rifugiato in camera sua, io sono seduta sul divano senza fare nulla, ho provato ad andarmene ma Trevor non me lo ha permesso.

Decido di alzarmi e di andare da lui; cammino per il corridoio fino a che non arrivo alla sua porta, busso, nessuno mi risponde, abbasso la maniglia e infilo la testa per vedere cosa fa. Lo vedo disteso sul letto a petto nudo, la testa appoggiata sul cuscino, il viso rilassato, le braccia lungo il suo corpo, sembra proprio un angelo quando dorme.

Sposto la testa e noto che la finestra é spalancata, proprio di fianco a lui, entro velocemente e senza far rumore vado a chiuderla, mi giro verso di lui, per fortuna dorme ancora. Copro il suo corpo con una coperta e mi dirigo verso la porta con l'intento di andare via- "Layla"- lo sento sussurrare con la voce impastata, mi giro lentamente e lo vedo strofinarsi gli occhi con la mano sinistra- "Non volevo svegliarti, adesso vado"- dico velocemente gesticolando- "No aspetta, vieni qui"- afferma battendo il palmo della mano destra sul materasso.

Scuoto la testa e faccio per andarmene- "Ti prego"- la sua voce esce strozzata e debole, sarei una stronza a rifiutare ma sarei incoerente ad accettare, mi ritrovo ad annuire e camminare verso il letto titubante- "Grazie"- sussurra una volta sotto le coperte, non gli rispondo nemmeno, appoggio la testa al cuscino e poco dopo mi sento prendere per i fianchi e essere avvicinare al suo petto, sussulto e mi irrigidisco.

"Perché sei rigida? Sono io piccola, sono Trevor, perché mi fai questo?"- mi chiede appoggiando la testa nell'incavo del mio collo, sospiro frustata- "Mi trattate tutti in questo modo, é sempre colpa mia per voi. Non sono brava con le parole per questo non riesci a capire ciò che sto passando, ed é meglio se tu non lo sappia. Nemmeno a me sta bene questa cosa, ma se ci pensi la colpa non é mia"- sussurro chiudendo gli occhi.

Trevor é diventato parte della mia quotidianità, prendere una pausa non sarà assolutamente facile. Mi manca come l'aria ogni volta che non mi tocca, che non mi sfiora, che non mi guarda, che la sua presenza non é vicino a me; ho il costante bisogno di lui, delle sue mani, dei suo baci, o semplicemente dei suoi abbracci.

"Cosa vuoi fare?"- chiede accarezzando la pelle dei miei fianchi, cerco di mantenere il controllo e di non pensare al suo meraviglioso tocco- "Voglio tempo Trevor, prendila come una pausa, io devo riflettere e scommetto che lo devi fare anche tu"-rispondo secca, lo sento annuire e lasciarmi una serie di baci umidi dal collo alla spalla.

Le sue mani vanno sempre più giù, fino a sfiorare la mia intimità- "Non-"- cerco di dire- "Deduco sia l'ultima volta per un periodo di tempo lungo, voglio poterti sentire ancora questa volta"- mi sussurra all'orecchio, annuisco e mi giro verso di lui.

Alza il busto e si siede mettendomi a cavalcioni su di lui, inizia a baciarmi con foga muovendomi a suo piacimento. Continuiamo cosi per il resto della giornata, non staccandoci l'uno dall'altro per nessun motivo.

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