Duende

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"the mysterious power that a work of art has to deeply move a person"

"Scrivere è scolpire: occorre soprattutto togliere, con un obiettivo in mente e un po' d'ironia nelle dita."

Viveva da solo in una bottega ai confini della polis, circondato dai mezzi busti ricoperti di polvere, la stessa che gli sporcava il chitoniskos¹ di lino bianco. Era felice in quel posto, nel suo piccolo pezzo di Olimpo dimenticato dal mondo, e nonostante la sua arte non producesse il guadagno desiderato, Harry non l'avrebbe mai rinnegata per un impiego più proficuo.
Scandire le ore tra un colpo di scalpello e la rifinitura di un dettaglio, era ciò che fin da bambino aveva amato osservare ed emulare nelle sue stanze. Aveva iniziato intagliando la legna che, di nascosto, rubava dal mucchio che serviva a suo padre per accendere il fuoco nelle stagioni fredde, quando nemmeno l'himation² riusciva a scaldargli le membra.
Con gli anni, era passato dai legnetti al gesso, alla cera, ma la sua vera passione era il marmo. Sentirne la consistenza sotto i polpastrelli, osservare, annusare, baciare, sentire il blocco. Freddo e perfetto. Bianco, con venature più scure da seguire con la punta delle dita, da modellare sotto gli arnesi di metallo e le lime ruvide a graffiarne la superficie.
Harry ne era innamorato. Lo venerava più delle stesse divinità del tempio.
Più volte era stato messo in guardia dai suoi familiari: Questa tua adorazione ti porterà solo sciagure gli ripetevano, preoccupati.
L'ira degli dèi lo avrebbe tormentato fino alla morte, dicevano i suoi amici prima di abbandonarlo in quel baratro da cui non sarebbe mai uscito vivo.

¹ Chitoniskos: tunica di stoffa leggera chiusa da una cucitura, per gli uomini greci esisteva una versione corta (come quella di Harry nella storia);
² Himation: mantello lungo che si indossava al di sopra del chitoniskos per ripararsi dal freddo;

***

Era una torrida mattina estiva, l'aria umida gli arricciava le punte dei capelli ricordando la folta criniera dei leoni, e la pelle chiara era lucida per via del sudore che gli imperlava le braccia lievemente muscolose. Raccolse dell'acqua dalla botte accanto al letto, riempiendo una brocca che utilizzò per sciacquare il viso e dar sollievo alle goti rosse a causa del caldo eccessivo.

Apollo farebbe bene ad allontanarsi col suo carro, oggi è davvero troppo vicino. Rischiamo di bruciare tutti.

Con il volto ancora grondante d'acqua, cercò il suo riflesso nella brocca. Riconobbe il contorno degli occhi e a malapena riuscì a distinguerne il colore, verde dicevano, ma non ne era poi così sicuro, e la forma delle labbra chiaramente rosse come due bacche selvatiche. Provò a saggiarne il sapore con la lingua e a morderle con gli incisivi bianchi e dritti. Non erano velenose.
Un raggio di sole, quel giorno più vanesio del solito, si riflesse nello specchio d'acqua accecando il povero scultore, costretto a spostare lo sguardo e coprire gli occhi con una spanna. Ci volle qualche secondo affinché la macchia luminosa sparisse dalla sua vista, e non appena fu in grado di mettere a fuoco gli oggetti nella stanza, riconobbe i contorni del blocco di lychnites¹ accanto alla porta.
Era uno dei marmi più pregiati che avesse mai avuto l'onore di guardare da vicino, lo aveva ricevuto tre anni prima nel mese lunare di Gamelione² da suo padre, l'unico che aveva sempre creduto nella sua arte, con l'augurio di trovare, un giorno, il soggetto che quel blocco nascondeva sotto strati di pietra chiara. Era il suo sedicesimo compleanno quando Harry ripromise a se stesso di scolpire l'essere più bello che fosse mai stato visto sulla Terra e sull'Olimpo, così perfetto da suscitare l'invidia di Afrodite e degli altri dèi che abitavano la cima di quel monte non così lontano come tutti all'epoca pensavano.
Si avvicinò al blocco lentamente, carezzandone la superficie con le dita, provò a tastarlo in più punti, premette i palmi contro gli spigoli e poggiò l'orecchio su uno dei lati cercando di captarne il minimo rumore.

Duende ~ L.S.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora