o n e

2.1K 251 90
                                    

Come tutte le mattine, anche quella mi ero svegliata presto, e mi ero vestita e preparata con grande fretta. Odiavo dover mettere le gonne a tubino nere e strette, ma il mio lavoro non mi concedeva di mettermi altro, malgrado la mia giovane età.

Non facevo mai colazione a casa, solitamente mi fermavo per la strada a prendere un caffè, che sorseggiavo fino al mio ufficio, poco lontano dal centro di Londra.

L'azienda per cui lavoravo era emergente, ma sembrava avere avuto già un sacco di successo. Tutto questo grazie a Bill Morris, capo dell'azienda e arrogante uomo come poche persone sulla faccia della terra.

Io lavoravo come sua segretaria e, inoltre, gestivo molte sue faccenda all'interno della società, dato che lui passava un sacco di tempo in giro per il mondo a fare la bella vita da miliardario. In poche parole ero la sua sostituta.

Quel giorno, appena entrata nel mio ufficio, venne a chiamarmi Harry, mio caro collega e migliore amico.

«Hey Paris!» mi salutò gioiosamente, con il suo meraviglioso sorriso in grado di illuminarti la giornata.

«Ugh...ciao Harry» contraccambiai leggermente sorpresa di vederlo così presto al lavoro. Il suo turno solitamente cominciava un'ora dopo il mio.

«Come mai al lavoro così presto oggi?» non persi tempo e glielo chiesi immediatamente.

«Oggi il capo voleva vedermi, sinceramente non so per cosa ma spero non per licenziarmi» mimò col viso una smorfia, al solo pensiero di dover incontrare il nostro capo.

«Buona fortuna» augurai ad Harry.

«Oh...e ho saputo che vuole vedere anche te» dopo le sue parole si strinse un nodo nella mia gola. Dover incontrare il capo significava andare in contro alla morte. Se si sbagliava qualcosa si metteva addirittura ad urlare.

«Ehm...okay. Ci vediamo stasera finito il lavoro allora?»

«Certo, Paris. A stasera» Harry si avvicinò e lasciò un dolce bacio sulla mia fronte, prima di sparire per tornare nel suo ufficio.

Adoravo quel ragazzo, era sempre così dolce con me, e ci conoscevamo dal liceo. Avevamo seguito la strada per entrare nel mondo del lavoro insieme, e sarei di certo stata felice di poter collaborare con lui anche per tutta la vita.

Ma ora sarebbero arrivati i guai seri; l'incontro con il capo. Capitava di rado durante l'anno, ma quei pochi incontri potevano rivelarsi fatali, soprattutto per i licenziamenti. Bastava un piccolo particolare sbagliato, che Morris avrebbe buttato fuori la causa di quello sbaglio a calci nel sedere. Orribile.

Andai in bagno per darmi un'ultima controllata. Cercai di sistemarmi il più possibile per non avere qualcosa fuori posto. Tutto sembrava ordinario.

Uscì dal bagno e camminai a passo abbastanza sostenuto, malgrado i tacchi, verso il fatidico ufficio. Dal l'ansia continuavo a sistemarmi le pieghe della gonna, lisciandola il più possibile.

Giunta di fronte alla porta che conduceva all'ufficio, bussai tre volte, e la voce del signor Morris non si fece attendere. Mi consentì di entrare.

Appena entrata, notai subito che era seduto come al suo solito sulla poltrona nera, rivolto verso l'enorme finestra che dava una visuale alquanto mozzafiato di Londra. Il giornale tra le sue mani e il sigaro in bocca donavano un'aria tenebrosa. Al sol vederlo mi disgustai.

«Oh, buongiorno signorina Blake!» esclamò. Sembrava di buon umore, forse anche troppo.

«Salve, signor Morris» contraccambiai cordialmente, come ero solita fare.

Nonostante potessi considerarmi la sua sostituta, tra noi due c'era solo un rapporto di lavoro e niente più. Sapevo molto poco di quell'uomo, avevo visto solo le foto della famiglia che teneva sulla scrivania in mogano.

«Tutto bene?» chiese, posando il giornale accanto alle scartoffie sulla scrivania e spegnendo il sigaro.

«Sì...lei?»

«Non posso lamentarmi» fece spallucce lui, iniziando ad ordinare un po' i fogli.

«Dunque...per cosa voleva vedermi?» chiesi arrivando subito al punto. Odiavo le persone che si perdevano i ciance.

«Oh, giusto!» esclamò quasi ricordandosi del vero motivo per cui fossi lì.

«Be', sa anche lei meglio di me che la nostra associazione sta avendo parecchio successo, malgrado sia solo pochi mesi che lavora. Devo ammettere che ho ricevuto parecchie richieste di interviste o progetti, sa, signorina Blake, la gente vuole sapere di più su questo successo» stava di nuovo divulgando.

«E...dato che io ho poco tempo per gestire queste richieste, non posso accettare. Ultimamente sono sommerso dagli affari, e anche da alcuni problemi famigliari. Inoltre, molto presto dovrò partire per l'America, per firmare un nuovo contratto per la nostra associazione. Perciò, voglio che sia lei, signorina Blake, ad occuparsi di queste faccende.»

«Mi scusi, quindi vuole che io...» non mi lasciò terminare la frase.

«Voglio che lei venga intervistata al posto mio» chiarì lui.

«Un'intervista?» chiesi ancora parecchio perplessa da ciò.

«Un'intervista, progetto pubblicitario, lo chiami come vuole. Non dovrà far altro che rispondere a stupide domande» rise.

«Uhm...e chi sarebbe la persona incaricata ad intervistarmi?» la mia era semplice curiosità.

«Solo per lei, il famosissimo giornalista Zayn Malik.»

The project ≫ z.m. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora