2. I don't like that falling feels like flying 'til the bone crush

430 37 325
                                    


I don't like that falling feels like flying 'til the bone crush



The more that you say the less i know


I polpastrelli di Livia accarezzarono appena gli aghi di pino lungo il ramo sottile del sempreverde.

Camminava piano, i passi silenziosi sul terreno brullo, sfiorando con le dita ogni fronda, ogni arbusto sul suo percorso.

In qualche modo, si illudeva che così facendo questi avrebbero conservato una traccia del suo passaggio, un'impronta leggera del suo tocco.

Da quanto tempo si erano lasciati alle spalle i giardini del college?

Al suo fianco, Jeff aveva abbandonato la presa sul suo polso, la sua mano era sprofondata in una delle tasche dei jeans scuri.

Livia avrebbe voluto toccare brevemente anche lui, sincerarsi della sua reale consistenza, assicurarsi che non fosse soltanto un'illusione, un'immagine creata da un incantesimo della selva, ma le mancava il coraggio.

Si era dovuta accontentare del suono profondo della sua voce, di quel calore diffuso che le trasmetteva, un tepore morbido, quasi percepibile al tatto.

Pareva infondere nuova vita alla natura circostante, risvegliarne i fruscii, rinvigorirne i colori.

Avevano camminato insieme.

Affiancati, vicini, Livia e Jeff si erano addentrati in quello che ad ogni passo assumeva di più le sembianze di un bosco, gli alberi via via più fitti, il sentiero tortuoso ed accidentato.

Era stato strano, scoprirsi a passeggiare nel bel mezzo di una foresta a tarda notte, i piedi nudi e le braccia scoperte, al fianco di un ragazzo del quale poteva dire di conoscere appena il nome, ma Livia non si era posta troppe domande.

Jeff non aveva preteso spiegazioni sul perché lei l'avesse seguito, e Livia non gli aveva chiesto neppure una volta dove fossero diretti.

Il tempo e lo spazio avevano ormai perso di senso per lei, dilatati in una dimensione irreale che sembrava averli accolti e catturati. 

Ad un tratto, durante il cammino, dovevano aver incominciato a parlare.

Era stato Jeff a rompere il silenzio per primo.

All'improvviso, chissà quando e come, aveva preso a raccontarle qualcosa, un episodio forse, un aneddoto sulla vita nel college, probabilmente si era vantato un po' dei propri successi calcistici, o forse le aveva parlato di Londra, dei luoghi che aveva visitato, dei viaggi che avrebbe voluto fare.

Livia non avrebbe saputo dirlo con esattezza.

I discorsi di Jeff sembravano vagare, seguire il corso dei suoi pensieri, un po' come lui, girovagante nella notte, partivano da un punto e poi si perdevano in spazi lontani, distanti, e parevano dimenticare completamente quale fosse la meta, se pure ve n'era mai stata una, si inerpicavano in sentieri serpeggianti, in percorsi inesplorati. 

Eppure era sorprendentemente piacevole stare ad ascoltarlo. 

Nonostante l'accento marcato, il modo di parlare di Jeff sembrava studiato apposta per lei, affinché lei potesse seguirlo, quel suo scandire le frasi con calma, quel soppesare ogni parola lentamente, gesticolare con le mani quando cercava di farsi comprendere.

I'll meet you after darkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora