Jimin

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Quella mattina di metà dicembre Jimin si svegliò con una strana sensazione. Era come se al suo puzzle mancasse un pezzo, o in un elegante completo, avesse dimenticato i pantaloni. Dopo essersi stropicciato gli occhi si accorse che il posto accanto al suo era vuoto, e ciò era molto strano, dato che sempre, esattamente tra il British Joonie e Hobi e TaeTae, si acciambellava Gatto. Essendo il più vecchio era quello che si muoveva meno e, perciò, era anche l’ultimo ad alzarsi alla mattina, e lo faceva solamente dopo aver sentito l’odore del cibo provenire dalla cucina. Il fatto che fosse già in giro allarmò oltremodo Jimin, che si alzò immediatamente per andare a cercarlo, avvoltosi solamente una vestaglia attorno al corpo. 

Arrivando il Natale, aveva iniziato a decorare la casa con simpatici addobbi rossi e verdi e aveva montato un piccolo abete in un angolo del salotto. Sebbene sapesse che i suoi gatti avrebbero trovato le palle solo uno stimolo per giocare, aveva deciso di appenderle lo stesso, e in quel momento fece lo slalom tra le scatole ancora aperte nel salotto, dalle quali aveva estratto le decorazioni. 

Fece il giro di tutta l’abitazione, ma non si arrese quando non trovò Gatto da nessuna parte; pensò che il cibo lo avrebbe richiamato, perciò preparò la colazione per se stesso e i suoi amici mici, che, captato nell’aria l’odore, accorsero alla spicciolata sotto le gambe del suo tavolo. 

“Buongiorno, cucciolini miei. Avete passato una buona notte?” Riservò loro qualche calda e amorevole carezza, prima di contarli velocemente e stabilire che ne mancava ancora uno. “Non è che questa notte avete visto Gatto?” chiese, in una sciocca domanda retorica che gli faceva comunque piacere porgere. Ricevendo solo qualche miagolio e leccatina in risposta, tornò a sedersi diritto sulla propria sedia, scrivendo a qualche suo amico al cellulare. Diede il buongiorno anche a Jungkook, con il quale si era scritto diverse volte, seppur senza riuscire mai a incontrarsi. 

Poi sparecchiò e aprì il computer, iniziando a ripassare alcuni concetti dell’esame che avrebbe avuto a breve; quel pomeriggio doveva uscire per le lezioni di danza, ma non poteva certamente uscire senza sapere dove si trovasse il suo gatto preferito. Normalmente non avrebbe fatto favoritismi, ma Gatto era l’unico micio davvero suo, regalatagli dai suoi genitori circa otto anni prima. Gli voleva davvero un gran bene, e non avrebbe mai permesso che gli succedesse qualcosa. 

Dopo un paio d’ore fece una pausa e perlustrò nuovamente ogni angolo della casa, fino a quando non sentì uno strano rumore provenire da un condotto dell’aria. Era possibile che Gatto fosse riuscito a infilarsi proprio lì?

Aveva tolto la grata poco tempo prima e non ne ricordava neppure più il motivo, ma sentiva che Gatto si era nascosto lì dentro. Così, si rimboccò le maniche e prese una sedia dalla cucina, per vedere bene dentro al cunicolo. In bilico sopra alla sedia, si affacciò nel condotto, ma non vide nulla, perciò accese la torcia del cellulare e si fece luce. E Gatto era proprio lì davanti ai suoi occhi, che si leccava una zampetta.

“Gatto, amore mio, puoi per favore uscire da lì?” lo supplicò con tono mellifluo. “Se lo fai ti compro un sacco di sardine.”

Quello alzò la testa, come per valutare la proposta, ma poi tornò a passare la lingua sulla zampa. 

Jimin era combattuto. Non voleva farsi risucchiare da un tubo buio e stretto, però non voleva nemmeno interpellare nuovamente Jungkook e farlo venire lì per salvare uno dei suoi gatti dispettosi. Che poi, non è che il pompiere compisse qualche mossa che lui non fosse in grado di eseguire; si sentiva solo troppo cauto per attuarle (a parte, forse, salire sul tetto, perché quello non l’avrebbe fatto nemmeno in un milione di anni).

Andò in cucina per prendere dei croccantini con cui ingolosire Gatto e indurlo ad andare verso di lui, poi si lanciò con entrambe le mani dentro al cunicolo, per avere la luce del telefono davanti a sé. 

Did you see my cats? | JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora