สี่สิบเก้า (S̄ī̀ s̄ib kêā)

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"Mostro, mostro non sei altro che questo."

Lhong rientrò in stanza sbraitando a squarciagola e sbattendo la porta così violentemente da attirare l'attenzione dell'infermiere di guardia sul piano. Quello non era un orario permesso per poter rientrare nelle proprie camere ma, data la situazione delicata del giovane e gli accordi presi con P' Kim, gli erano stati concessi dei piccoli privilegi.

"Ehi, adesso devi cercare di calmarti" gli intimò un giovane educatore, poco più che trentenne al suo primo lavoro ufficiale, seguendolo stanza.

"So che per te è molto difficile, ma adesso prova a tranquillizzarti o sarò costretto a chiedere l'intervento degli infermieri" continuò il più grande posandogli una mano sulla spalla nel vano tentativo di rincuorarlo.

"Non mi toccare!" Lhong si sottrasse con forza a quel contatto per poi scusarsi subito dopo con l'interlocutore "Scusami, non volevo essere scortese, ma non mi piace essere toccato da persone che non conosco" si giustificò il ragazzo mantenendo lo sguardo basso rivolto verso il pavimento.

L'uomo che gli stava accanto comprendeva perfettamente la situazione, poteva solo immaginare quanto fossero terribilmente impegnativi e dolorosi quegli incontri con la dottoressa, lo percepiva dallo stato d'animo del giovane.

"Non ti preoccupare, solo cerca di controllarti per favore. Ti lascio dieci minuti per poterti riprendere, purtroppo dopo dovrai tornare nella sala comune con gli altri. Se qualcuno dovesse chiedermi spiegazioni dirò che ti sto dando il tempo di sistemare queste cose" continuò l'uomo indicando una piccola borsa rossa appoggiata ai piedi del letto "Tua sorella è stata qui mentre eri in seduta con P' Kim, ha lasciato queste cose per te e mi ha chiesto di darti un abbraccio da parte sua. Direi che quest'ultima richiesta la possiamo sorvolare" concluse regalando un sorriso comprensivo al ragazzo che si accingeva a prendere il bagaglio fra le mani "C'erano anche degli snack, li potrai richiedere durante gli orari appropriati alla caposala nell'area ristoro."

"Grazie" sussurrò il ragazzo salutando educatamente il più grande che lasciava la camera.

Lhong era distrutto. Si era illuso che una volta riconosciuto il suo crimine le cose sarebbero finalmente potute migliorare invece, le sedute con P' Kim si erano fatte giorno dopo giorno più opprimenti e strazianti. All'inizio erano partiti parlando di Tar, dell'enorme torto che gli aveva inflitto e delle sensazioni ed emozioni legate a quel gesto. Il ragazzo si era vergognato terribilmente nel confessare di aver riso alla prima visione di quel maledetto video. Per lui, li in quella stanza degli orrori, vi era solo un ragazzino ingordo di lussuria che si nascondeva dietro a falsi no e lievi proteste.

Lhong non riusciva a spiegarsi come la sua mente distorta avesse potuto partorire un pensiero così agghiacciante e totalmente alienato dalla realtà dei fatti. Si era davvero convinto che Tar avesse provato piacere subendo un atto così feroce. Pazientemente, P' Kim lo stava accompagnando in quel percorso d'analisi dei suoi sentimenti e dei meccanismi di difesa attuati dalla sua mente per sopravvivere alle sue gesta.

La donna inoltre aveva iniziato ad inabissarsi sempre più nel suo io e di conseguenza nel suo passato. Prima di Tharn e prima di Tar, per cercare di affrontare l'origine del suo malessere della sua rabbia e delle sue paure, spingendolo a scoprire quelle radici che, stendendosi per tutta la durata della sua breve ed inetta vita, l'avevano portato a compiere quel crescendo di gesta terribili.

Nella seduta che si era appena conclusa o meglio, dalla quale il ragazzo era fuggito preda di mille emozioni contrastanti, avevano parlato dei suoi genitori. Quei fantasmi, che per Lhong ormai, non possedevano nemmeno più un volto nitido nei suoi ricordi. Lhong li odiava e li amava in egual misura senza tuttavia riuscire a trovare una connessione fra questi due sentimenti così contrastanti.

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