[ TW: SELF–HARM ]
Nella terrazza dipartita a fare luce è solo il giallastro accecante dei lampioni estivi, con forza maestosa s'insinuano sotto alla capanna e pretendono d'essere al centro d'attenzione, almeno per un po'.
Almeno per un po', come tutti noi umani: chi non vorrebbe sentire gli occhi pungenti su di sé per almeno un po', per qualche scostante ed effimero momento?
Ma la bellezza della vita avviene quando s'imparano nuove cose, Choi Yeonjun trema dalla paura di vivere sotto i riflettori più d'ogni d'altra cosa. Si dà i pizzicotti sulla pancia, s'avvelena di paranoie e si lecca le ferite procuratosi da solo; ma non risolve nulla, Choi Yeonjun è un umano.
Choi Yeonjun soffre, ha emozioni urlanti che lottano tra di loro fino a farlo dimenare, perdere la voce. Certe volte le odia, lo rendono così vulnerabile che vorrebbe tagliarsi la testa! Cazzo, certe volte gli piacerebbe scomparire dalla Terra e nascondersi su Nettuno, magari farsi bruciare dal Sole.
I suoi capelli di un rosa scolorito e sbiadito e secco sono la copertura di una mente iperattiva, e quest'ultima ora lo sta martellando.
Sospira, si lascia carezzare dal caldo vento estivo che non riesce a sostituire nessuno, tantomeno l'avvenire notturno.Gli occhi chiusi bloccano lacrimoni di sofferenza, di chi ha paura del domani e del non essere abbastanza. Ha paura di deludere chi lo segue, chi lo supporta, ma una paura tale da abbacinarlo di tumultuosi pensieri.
E questi pensieri non gli donano pace, lo ammazzano come casse di risonanza sempre più lentamente, sono maligni. Vuole liberarsene, le lacrime allora macchiano la pelle, ma in un modo alternativo: sangue intrinseco.
I segni arrossati sono liberi sulle sue braccia magre, quelle di chi non mangia per giorni per paura di deludere gli standard coreani, mentre inutilmente prova a non digrignare i denti per il bruciore asfissiante. E' l'una di notte, gli altri suoi compagni di gruppo dormono (o almeno, quasi tutti.
Choi Soobin è intento a prepararsi del cibo da infilare nel suo stomaco menefreghista del giudizio altrui, la luce biancastra del frigorifero gli illumina il viso mentre la cucina è completamente buia. Fa piano a non emettere rumori, a non bestemmiare perché il cibo in dispensa non è quello delle sue aspettative, ma presto la pazienza termina accantonata nel bidone dell'immondizia.
Un tenero broncio viene dipinto incosciamente sul suo volto, chiude disprezzantemente l'anta del frigorifero e decide di dirigersi ignaro nella terrazza in legno, proprio quella illuminata solo dai lampioni giallastri. E' anch'egli convinto che tutti i suoi amici dormano, stanchi dalle numerose prove fatte in quei giorni, ma non è di certo un indovino ed è per questo se perde sempre contro Yeonjun, il suo hyung preferito.
E' così carino quando vince, pensa Soobin: un sorriso dolciastro si fa spazio sul suo volto, le sue labbra rossastre si schiudono per dare spazio alla dentatura curata. Sembra privo d'alcun difetto, Choi Soobin ne rimane scombussolato, si chiede se l'altro sia o meno reale.
A passi lenti sale le scale, tirando un sospiro di sollievo quando giunge al suo posto preferito privo di respiro pesante – è una casa vacanza nei pressi del mare, l'hanno affittata per un breve lasso di tempo per godersi (in senso metaforico ed ironico) gli ultimi istanti della brezza calda. La terrazza è il luogo in cui Soobin starebbe sempre, è rustica e vuota e sono un combinamento perfetto per renderlo felice.
Quello che non s'aspetta di vedere è proprio il suo hyung preferito, quello dalla maschera sempre sorridente e dal sorriso quasi insopportabile. Il suo hyung è umano, ed è così triste che i pezzi del suo animo sono stati dispersi e mai più trovati.
« Hyung? » Soobin chiede, il tono preoccupato nella voce del leader è ben visibile e gli occhioni teneri di Yeonjun s'aprono velocemente, in un gesto rapido e violento.
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ESILIO PERMANENTE DAL DOLORE, yeonbin
FanfictionChoi Yeonjun è un umano, come tale soffre. E Choi Soobin vuole solo prendersi cura di lui. TW: self-harm.