Capitolo 28

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I feel your pain.

Wendy

Non passa molto tempo, prima che mi renda conto di non avere la minima idea di cosa potrei dirgli una volta che sarò lì. Ho preso questa decisione, precipitandomi su un unico obiettivo senza nemmeno prepararmi psicologicamente. Da dove dovrei cominciare e rimettere tutto come prima? Metà delle parole di quella sera, erano spuntate fuori perché ero mezza ubriaca e so che non avrei dovuto tirare fuori gli artigli in quel modo.

Di sfuggita, guardo Aaron mangiare, a bocca aperta delle patatine sul sedile del passeggero e sbuffo mentalmente. Forse avrei dovuto lasciar guidare lui... "Potresti, per favore, mangiare come le persone normali?" Chiedo a denti stretti, per nulla entusiasta di quel suo modo di masticare.

"Questa è la mia macchina e posso fare quello che mi pare." Dice con tono menefreghista.

Non ci credo che l'abbia detto... "Dirò a mamma e papà di quella fantastica festa che hai fatto a loro insaputa, se continui così." Lo minaccio, con la carta vincente dalla mia parte.

Lui si ferma improvvisamente e io sorrido beffarda. "Non oseresti." Dice e mi basta una veloce occhiata per vedere il suo sguardo truce.

"Non ho nulla da perdere." Ammetto vittoriosa.

Questa volta è lui a sbuffare. Mette via il pacchetto di patatine, imprecando sotto i baffi come un bambino. "Sai non ti riconosco più da quando quel gigante è tuo ragazzo." Mormora e fa una pausa producendo una smorfia di disgusto. "Anzi non riesco ancora a crederci." Dice ma non ci faccio caso alle sue parole. Non sono più sorpresa di questo suo atteggiamento nei confronti di questa relazione. Cerco di isolarmi e pensare ad altro ora che non ho più quel rumore fastidioso di sottofondo della sua maleducazione ma lui mi distrae ancora una volta.
Allunga le sue dita sporche verso il mio cellulare, appoggiato sul cruscotto e lo prende. "Che stai facendo?"

"Sei noiosa." Si lamenta e con la coda dell'occhio cerco di seguire i suoi movimenti.

"Cosa c'entra il mio cellulare? Lascialo." Gli ordino e provo a prenderlo ma non riesco nel mio intento, non posso distrarmi troppo dalla guida.

"Stai calma. Voglio solo vedere meglio l'indirizzo." Si giustifica e sono talmente irritata e stanca da lui che non posso neanche protestare. "Vive in un bel quartiere il suo paparino." Farfuglia con gli occhi incollati sullo schermo. "Sentiamo un po', cosa farai quando arriveremo lì e lo troverai con la sua vera ragazza fra le braccia?" Chiede neanche un secondo dopo, facendomi venire voglia di buttarlo fuori dalla macchina. Come gli vengono in mente queste stupide domande?

Sospiro per l'ennesima volta. "Ma quale ragazza? Falla finita, sei ridicolo."

"Non sono ridicolo, sono realista."

Alzo gli occhi cielo e non aggiungo altro. Non sa cosa c'è dietro tutta questa storia e non ho intenzione di rivelargli la verità perciò meglio che tenga la bocca chiusa e lo lasci pensare qualsiasi cosa lui voglia.

"Ma che carini." Dice pochi attimi dopo. Mi volto per vedere cosa sta blaterando e noto subito che sta frugando fra le foto della galleria.

Sussulto immediatamente. "Basta così, dammelo!" Cerco di prenderlo e finisco per dirottare di poco la macchina.

"Ehi, attenta stai guidando." Ride divertito al contrario di me che ho già perso ogni briciolo di pazienza.

Perché non ho semplicemente preso la macchina senza dirgli nulla? Accidenti!

Conto fino a tre dopo ogni respiro. "Aaron, per favore." Il mio tono esasperante sembra farlo ragionare e finalmente si decide a mettere al suo posto il mio cellulare ma in compenso, si riprende le patatine. Apre la bocca più del dovuto per mangiare e so che si diverte da matti a farmi impazzire in questo modo. Spero di resistere e non prenderlo a schiaffi fino a Detroit.

La Cerbiatta Innamorata.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora