Pian piano la verità sale a galla

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- Sofia pov's -

Sto pensando e ripensando alle parole di Amedeo: e se davvero non l'ha scritto lui il messaggio? Ma il mio pensiero si interrompe quando sento suonare il campanello.

Amedeo: Vado ad aprire.

Mi dice dandomi un lieve bacio sulla testa.

Amedeo: Ciao Simone! Entra pure.

Appena sento la sua voce il mio cuore inizia a fare le capriole, oddio Sofia calmati.

Entra in salotto e mi saluta con il suo solito sorriso affascinante.

Simone: Ciao! Non pensavo di trovarti qua, tutto bene?

Mi domanda se va tutto bene come se non fosse successo niente.

Sofia: Certo! Sei partito alla fine per la tua vacanza in montagna? E' da un bel po' che non ci si sente.

Amedeo e Simone si guardano non capendo a cosa mi riferisco. Poi però si è accesa una lampadina nel cervello di Simone e mi risponde seccato:

Simone: Ancora con questa storia? Vuoi di nuovo litigare? Ti ho detto che non sono stato io a scriverti quelle cose, è difficile fidarti di me?

Arrabbiatissimo mi volta le spalle ed esce.

Sono una vera stronza. Con il cuore in mano lo rincorro più veloce che posso.

Sofia: Simone aspetta!

Urlo con tutta la voce che ho in mezzo ai passanti che mi guardano male. Fortunatamente si ferma.

Simone: Sei sempre impulsiva nei miei confronti. Mi attacchi senza aspettare che io ti dia la mia versione dei fatti, o se ti dico com'è andata tu non vuoi credermi. Cerca di fidarti di più, anche se in passato sono stato uno stronzo e ho ferito delle persone non vuol dire che lo farò anche con te! Tu sei diversa.

Il mio cuore non regge a quelle parole e scoppio in lacrime. Mi sento davvero una pessima persona, ha ragione dovrei fidarmi di più ma è più forte di me.

Mi prende la mano e mi porta in una piccola via dove nessun occhio indiscreto può guardarci.

Mi abbraccia fortissimo.

Sofia: Scusa..

Dico con un filo di voce.

Lui si stacca dall'abbraccio, mette dolcemente la mano sotto al mio mento e lo solleva in modo che io lo possa guardare dritto negli occhi.

Simone: Andiamo in macchina?

Annuisco e lo seguo nella sua macchina. Entriamo, ma non ha intenzione di partire, è solo un rifugio dove poter parlare senza che nessuno ci senta.

Simone: Ci sono tante cose che ti vorrei dire. Innanzitutto perché eri a casa di Amedeo?

Sofia: Avevo bisogno di compagnia e di parlare un po' con qualcuno.

Simone: E perché non hai chiamato me? Sono tuo amico anche io, voglio anche io un po' di compagnia e la tua compagnia mi piace, tranne quando vuoi avere ragione.

Sorrido a quelle parole, ma poi penso che da quel giorno in macchina non mi ha più cercato. E il mio sorriso svanisce.

Simone: Ti hanno mai detto che sei bipolare? Una bellissima bipolare!

Sofia: Ma taci!

Sorrido di nuovo. Forse ha ragione, sono bipolare davvero!

Sofia: Non ho chiamato te perché da quando abbiamo litigato in macchina quel giorno non mi hai più cercato.

Simone: Ti ho pensato in questi giorni, ho sentito la tua mancanza. E mi dava noia sapere che tu pensassi male di me. Ti giuro che non ho scritto io quel messaggio.

Sofia: E chi è stato allora? Chi può essere entrato nel tuo telefono? Qualcuno che conoscevi?

Proviamo a pensare e ripensare.

Poi la risposta ci viene in automatico. In coro diciamo:

Simone e Sofia: Aurora!

Ho una crisi d'identità!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora