I can't stay away from you.

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Il colmo. Questo era ciò che un Louis Tomlinson scocciato continuava a ripetersi sbattendo la porta di una camera non sua. Erano cinque fottuti membri in quella boyband, più lo staff, e indovinate con chi l’avevano messo in camera? Con l’unica persona che odiava. Era un odio reciproco indotto da condizioni che “chi comanda” gli avevano inflitto e che li avevano portati a piegarsi a loro piacimento, interrompendo legami e creando discordanze. Ed adesso li mettevano insieme in camera?
Il più grande interruppe i suoi pensieri sentendo la porta sbattersi nuovamente alle sue spalle. Eccolo. Louis, mentre, imprecò altre venti volte mentalmente. 
“Inutile che sbuffi, non ti crede nessuno, caro finto bad boy. Tantomeno io.” Esordì il riccio.
“Taci e segati sulle foto di Azoff in silenzio e lontano da me, grazie.”
Il ragazzo di Doncaster si buttò sgraziatamente sul letto sfilandosi le sue amate Vans premendo sul tallone mormorando quelle poche parole aspre gelandolo con gli occhi. Spostò subito il suo sguardo, sapeva che le sue difese sarebbero crollate lentamente stando troppo a contatto con Harry, e poggiò un braccio a coprirsi gli occhi. Sentì Harry soffiare una risata e poi dei passi che si avvicinavano. Poi un sospiro, vicino – troppo vicino al suo orecchio che lo fece rabbrividire. Harry se ne accorse.
“E tu sulle mie,” il riccio sogghignò, “Boo.”
Poi il rumore di una porta che sbatteva, di acqua che cadeva da una doccetta, ma a Louis non interessava. Louis non li sentiva. Ogni suo senso era stato annullato dal dolore profondo che provava nel sentirsi squarciare il petto così, perché lui ancora non ci poteva credere. Quand’è che è cominciato tutto? Quand’è che hanno cominciato ad odiarsi? Quand’è che Harry ha smesso di usare quello stupido soprannome con dolcezza ed ha cominciato ad usarlo per far male? Ma soprattutto, quand’è che hanno smesso di amarsi? Questo Louis non lo sa, anche se, dentro di sé, qualcosa urla che infondo lui non ha mai smesso. E’ solo stato un susseguirsi di cose. Forse era tutto programmato, forse no, da persone al di sopra di loro. Era programmato che loro si sarebbero dovuti innamorare, poi si sarebbero dovuti separare con la forza e poi un’altra sessione di cose che avrebbero portato solo dolori per due giovani innocenti amanti. 
Louis spesso si è domandato cosa avesse fatto di male, perché si fosse meritato tutto quello. Lui non voleva mollare Harry, non voleva staccarsi da lui, non voleva smettere di viverlo ogni giorno, non voleva lasciare la loro casa, non voleva amare una donna. Infatti non lo ha mai fatto, non ha mai amato Eleanor e mai lo farà. Solo che questo, molto probabilmente, il riccio non lo capirà mai. E passeranno la vita ad odiarsi, facendosi del male l’uno con l’altro. Uno forse solo per vendetta, per infantilità, che non riesce a capire che quei sorrisi che Louis rivolge ai fotografi quando è con Eleanor sono puramente finti e che non c’è nessuno tranne lui. Non capirà mai che Louis, ogni cosa che fa, la fa per proteggerlo. 
L’altro è solo una continua reazione alle azioni di Harry. Harry che esce con diversi uomini, Harry che se la fa con il primo che passa, Harry che si ubriaca in locali gay, Harry che continua inconsciamente a tradirlo nonostante, ormai, non stiano più insieme. Chissà dov’era finito quel dolce ragazzino con le fossette a cui si arrossavano le guance anche per un solo bacio a stampo davanti ai ragazzi.

Quando Harry uscì dalla doccia fu davvero difficile per Louis resistere dal non fissarlo. Coperto solo da un asciugamano attorno ai fianchi, il riccio era uscito dal bagno per poi avvicinarsi all'armadio e piegarsi alla ricerca di un qualcosa da mettersi su per dormire, sporgendo il sedere che Louis ricordava essere sodo a contatto con le sue mani. E il liscio vedendolo così, quasi a novanta, con le sue splendide spalle e schiena allo scoperto, i capelli bagnati e chi più ne ha più ne metta se lo sarebbe volentieri sbattuto su quel maledetto armadio color noce. 
“Stai fissando.”
“Eh?”
“Stai fissando, Loueh.” Ripeté il riccio con tono strascicato. 
Merda, vaffanculo. Imprecò subito mentalmente Louis. Come poteva fare la parte di quello a cui non importa più niente quando poi si perdeva anche solo guardandolo?
Il più grande si alzò dal letto, si avvicino lentamente al riccio che lo fissava con gli occhi che volevano intimidire, quando sotto sotto quello intimidito era lui. Harry, vedendo il ragazzo avvicinarsi, non sapeva cosa aspettarsi e lo odiava. Così, Louis, sotto lo sguardo inquisitorio del piccolo gli si mise davanti e, solo dopo aver raccolto anche lui dei vestiti per cambiarsi, con un sorriso furbo disegnato sulle labbra fissò gli occhi color ghiaccio in quelli verdi dell’altro e portò un dito dove le sopracciglia dell’altro – adesso corrugate – si incontravano e lo lasciò scivolare giù lentamente percorrendo la linea del naso. Poi scese giù, alle labbra, sentendo il ragazzo tremare cercando di non far trapelare nessuna emozione ma, all’insaputa di Louis, il riccio dentro stava bruciando. Passò le dita sulle labbra morbide, rosse e carnose che avrebbe volentieri baciato, che gli mancavano, che ricordava dolci quanto un frutto proibito. Fanculo, Louis amava ancora Harry. Ed anche tanto. Ma questo lui non avrebbe dovuto saperlo, perché avrebbe solo fatto male ad entrambi. Per quanto potesse amarlo, probabilmente era un amore non ricambiato e… andava bene così, sì. Per quanto volesse baciarlo fino a spaccarsi le labbra, a farle sanguinare, non poteva. Per quanto volesse affondare in quella pelle nivea, morbida e liscia, non poteva. Perciò lasciò cadere la mano e “non vorresti essere guardato e basta, vero Harreh? Astinenza?” iniziò sprezzante. Poi si spostò lasciando il ragazzo lì, ancora con principi di difficoltà respiratorie, che si portò una mano alle labbra e voltò il viso, seguendo il liscio con gli occhi con tanto di sopracciglio alzato, vedendolo camminare verso il bagno ancora parlando. “Ti lascio solo, nel tempo che mi faccio una doccia magari ti ci entra un po’ di sesso telefonico con Azoff. O con uno dei tanti, insomma” concluse il più grande, arrivato alla porta dove guardò il riccio per l’ultima volta, esalando una risatina tutt’altro che divertita. Una risatina che Harry ricevette come ironica, ma che se avesse visto più da vicino gli occhi di Louis, avrebbe notato solo la sua voglia di piangere.

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