Capitolo 1

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-Padre... perché non possiamo usare i nostri poteri?-
-Perché il potere porta solo superbia, desolazione e  distruzione.-
-Potremmo usarli per il bene... per ottenere una pace duratura!-
-La pace ottenuta con il potere, è una pace ottenuta con la tirannia, ovvero una "Finta Pace". Quando crescerai capirai.-
Un discorso che rimase nei ricordi del ragazzo, impresso come fuoco su pietra, ma ancora c'erano dei dubbi che gli tormentavano la mente.
Non aveva mai conosciuto la propria madre, suo padre non ne parlava mai, e ogni volta che il bambino cercava di aprire il discorso il padre lo chiudeva subito, tutto ciò che sapeva era che era morta dando la vita a lui.
Passarono i giorni, i mesi e gli anni, finché non arrivò al compimento dei suoi 18 anni (Un anno da loro sono come 5 anni umani), il passaggio all'età adulta dalla fase "adolescenziale", e il passaggio sarebbe avvenuto con una cerimonia nella quale avrebbe fatto un patto, un giuramento che gli avrebbe impedito di usare i suoi poteri angelici se non sotto l'ordine dei cosiddetti "cieli alti", e anche la promessa che non avrebbe arrecato alcun danno a niente e nessuno ne causato distruzione o alcuna forma del cosiddetto "male", e ciò avrebbe confinato i suoi poteri con un sigillo sacro, ed era anche il rito in cui avrebbe preso un identità.
Era fermo sul podio, i capelli neri gli cadevano a caschetto sul viso mentre indossava un abito da cerimonia, una lunga tunica bianca con dei filamenti d’oro che la percorrevano, essa finiva sul marrone del pavimento in legno di mogano, tutta la gente aveva gli occhi incollati al ragazzo, il quale ricambiava lo sguardo con gli occhi azzurri vacui e disturbati da mille pensieri.
Il padre, seduto da solo nella prima fila, era orgoglioso di vedere il proprio figlio dare voto al bene, i suoi compagni e amici occupavano le file dietro al genitore, avrebbero assistito tutti la "creazione del sigillo", un avvenimento importante e sacro.
-Allora, possiamo dare inizio al rito di passaggio.-
Tuonò il mastro angelo accanto a lui, il quale attirò subito la sua attenzione. Era alto e possente, dei capelli bianchi gli cadevano sulla tunica bianca in un codino, ed una leggera barba bianca incoronava il suo viso.
-Siamo qui riuniti oggi per dare un'identità, una vita, al provvisorio Ryan.-
Il mastro angelo guardò le file per poi fissare il ragazzo.
-Per te questo è l'inizio, tutto quello che hai vissuto finora sarà solo un ricordo, niente di più. Le piccole manifestazioni del dannato potere non ci saranno più, ma in cambio avrai la luce.-
-S-si signore... - deglutì.
Il mastro angelo posò la mano sul petto del ragazzo, ed una luce fioca fuoriuscì da essa.
-Tu, Ryan, dichiari, nel nome del Sommo, di voler rinunciare alla maledizione della distruzione per dedicarti ad una vita pacifica, con un nome degno di un angelo, e una vita senza dannazioni?-
Il ragazzo guardò la gente seduta per poi riguardare il mastro angelo che emanava ancora quella luce fioca sul suo petto, chiuse gli occhi, sapeva cosa doveva fare, ma non quello che voleva, ma se avrebbe rifiutato sarebbe diventato un "Senza-nome", quelli che volevano solo distruzione e caos, privi di alcuna identità, ovvero il loro nome non veniva direttamente da Dio, inoltre la maggior parte di loro rischiava la morte per ogni piccola futilità. 
-.... Si. Dichiaro di volerlo.-
-Bene. Con l'autorità conferitami dal Sommo io ti proclamo angelo-
La luce fioca divenne una luce intensa, e Ryan cominciò a sentire un dolore bruciante, come fuoco che si imprimeva sul suo petto, si sentiva sempre piu leggero, i suoi poteri stavano svanendo.
-Io ti darò un nome in cambio dei tuoi poteri. Da oggi tu sarai...-
-NOO!-
Aprì gli occhi improvvisamente spingendo via il mastro angelo, il quale cadde a terra guardandolo con occhi spalancati.
- C-come osi... Tu!-
Nella testa del ragazzo vorticavano mille domande, vedeva tutto offuscato, guardò il mastro angelo ancora a terra per poi volgere lo sguardo verso il "pubblico" notando gli occhi del padre spalancati, era sbalordito da ciò che accadeva dinanzi a lui. Sentì una fitta al petto, alche guardò la fonte di essa e vide una cicatrice rossa: il sigillo, ma sembrava fosse incompleto. Il mastro angelo si alzò con uno sguardo furioso avvicinandosi al ragazzo con fare minaccioso, così all'iniziato venne l'impulso di chiudere gli occhi, il vortice di pensieri si placò dando vita ad una memoria, vide suo padre che gli ripeteva quelle parole che lo avevano tormentato per anni: [Il potere porta solo superbia, desolazione e  distruzione.], aprì gli occhi di scatto e volse il palmo verso il mastro angelo istintivamente, una luce potentissima scaturì da essa e colpì quest'ultimo, il quale cadde a terra tramortito. Il sigillo non era stato completato, ovvero non erano stati sigillati tutti i poteri. Il ragazzo rimase imbambolato, non era sua intenzione fare tutto ciò, o almeno così pensava. Con gli occhi colmi di paura e frustrazione si voltò verso le file di panche, i suoi compagni stavano scappando fuori urlando impauriti, l'unico rimasto era il padre che era ancora seduto davanti a lui, il quale si alzò guardando il figlio con occhi difficili da interpretare.
-Tu... perché? Non potrai più rimanere in paradiso...-
Si avvicinò al ragazzo e gli accarezzò il viso, gli occhi verdi si addolcirono mentre una lacrima gli solcò il viso.
-Sei tale e quale tua madre Saphira... Sii forte e non arrenderti mai, ma ora devi andartene, se ti prendono sarà la tua fine… Ti voglio b...-
L'uomo sputò del sangue e mentre una chiazza rossa di sangue gli bagnava il petto l’uomo cadde a terra inerme, Ryan era fermo davanti al padre, una fitta al cuore lo colpì, era la prima volta che sentiva il nome della madre, e alla vista del padre colpito si accasciò su di lui mettendogli una mano sulla spalle a l’altra sui capelli neri per poi farla passare al viso rugato, il ragazzo aveva le guance solcate da righe di lacrime.
- Papà... non mi lasciare... PAPÀ!!-
-Prendete il ragazzo!-
Delle guardie angeliche ricoperte da armature di puro argento si prestavano davanti alla porta principale, tutte armate di spade angeliche e di uno sguardo freddo. Il ragazzo, incapace di pronunciare una parola fissava il padre con gli occhi umidi ignorando i nuovi arrivati.
- P-papà....-
Il padre guardò suo figlio un'ultima volta sussurrando:
-Scappa... Cerca tua madr...-
Chiuse gli occhi morente, e mentre il ragazzo guardò il padre andarsene per sempre i suoi occhi mostrarono confusione e tristezza. Socchiuse gli occhi e si alzò, si girò e scappò correndo dalle guardie che gli urlavano dietro, si indirizzò verso la porta sul retro e continuò a correre sotto la pioggia come non aveva mai corso, seminò le guardie mentre le gocce di una fresca pioggia gli nascondevano le lacrime che gli solcavano il viso. Portò la mano al petto premendo sul sigillo incompleto.
-Padre...-
Le sue gambe si muovevano da sole, senza una casa ove andare e senza una casa a cui fare ritorno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 16, 2015 ⏰

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