Capitolo 5 - In Modo Diverso

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Stare a casa é una noia. Non pensavo che mi sarei annoiato cosí tanto. Negli ultimi giorni sono stato a letto per praticamente tutto il tempo, perché mi faceva male la gamba e avevo bisogno di riposarla. La mamma mi ha un po' aiutato con i compiti di letteratura -infatti é insegnante di letteratura moderna alle superiori-, perché in realtà la letteratura non é il mio forte, e poi mi sono finito da solo i compiti di matematica, che é la mia materia preferita. Cioé, preferisco la logica, ma la matematica non è affatto male: basta ricordarsi le regole -alcune delle quali sono piuttosto intuitive- e poi fare un po' di esercizio. Una cosa che proprio non mi interessa, invece, é scienze dell'universo. Ma che senso ha? Perché dovremmo studiare qualcosa di talmente immenso come le galassie, o di sconosciuto come i buchi neri e i quasar, che manco sappiamo come sono fatti? È cosí importante sapere se lo Spazio é inflazionario o in continua espansione? E anche la nascita delle stelle, non é che abbia tutto 'sto senso studiarle, secondo me. Una volta che conosci la loro origine, cosa te ne fai di queste nozioni? È vero che la conoscenza é una cosa bella in generale e bla bla...ma di alcune cose, se non ce le facessero studiare a scuola, non mi verrebbe neanche in mente la loro esistenza. Mah. A me queste cose proprio non interessano. Mi fanno sentire ancora piú inutile e insignificante. Ogni persona é come un puntino sulla Terra, e la Terra è a sua volta un puntino nella Via Lattea, che a sua volta si trova ad essere qualcosa di pressappoco minuscolo se si calcolano tutte le altre galassie e la grandezza dell'universo... È allora perché farci sviluppare una sorte di "complesso di inferiorità" ? Che poi la mia professoressa di scienze dice parole che, boh, sono troppo difficili. "Forza attrattiva gravitazionale dell'universo". Ma che é? La chimica e la fisica, però, non sono male. La biologia, invece, non l'ho mai studiata tanto nel programma di studi. Mentre l'inglese mi va abbastanza bene, dato che spesso escono dei nuovi giochi e all'inizio ci sono solo in inglese. Le parole specifiche e la pronuncia le conosco abbastanza bene, la grammatica... Bah, diciamo che letterature e grammatiche non fanno per me, in generale.
Per la cronaca, sto disegnando uno schemino sulle stelle per ricordarmi la storia della loro vita, cosa peraltro che suona piuttosto stupida. Disegno due giganti rosse, due nove, un buco nero, una nana bianca... Ma sí va bene cosí, dovrei ricordarmi le diverse fasi già decentemente bene. Prendo la console che ho lasciato sul comodino e mi metto un po' a giocare ad "Assassins Creed", il mio gioco preferito.

Davvero, adesso non c'è la faccio proprio piú. La noia sa essere micidiale. Domani vado a farmi togliere la fasciatura alla caviglia nell'ospedale in cui sono stato ricoverato la settimana scorsa. Finalmente. Mi dava già fastidio 'sta cosa intorno alla gamba. Dopodiché inizierò ad appoggiare il piede a terra e a provare a camminare, sempre con l'aiuto delle stampelle.
Sono preso da un'improvviso momento di rabbia. Basta. BASTA! Perché sono dovuto cadere? Perché non potevo far lasciare quella dannata palla all'ala? Cosa mi costava? Sì, ok, il 2º tocco é dell'alzatore e non volevo che la palla cadesse... Però, che cavolo, era solo un allenamento, non dovevo fare il genio della situazione. Ma per migliorare, bisogna anche cercare di fare delle cose che non si sarebbero fatte in altri momenti... Forse. Mah, comunque, potevo anche non cadere; ecco, ciò che in realtà mi importa é questo. Mi allungo verso la scrivania color panna che ho alla mia sinistra, facendo attenzione alla mia gamba. Proietto le braccia verso il primo cassetto in alto. Lo apro. Prendo le forbici che ci sono dentro. I miei capelli. Perché li ho lunghi? I ragazzi di solito non li hanno piú corti? Io ho il caschetto. Decido di non sopportarli piú. Infilo la mano destra nell'impugnatura delle forbici. Con la sinistra prendo un ciuffo di capelli biondi. Perché ho i capelli biondi? Perché me li sono tinti l'anno scorso. E allora perché me li sono tinti? I ragazzi non si tingono i capelli. Apro le forbici. Appiattisco la ciocca di capelli già dritti di loro. Chiudo le forbici. Zack! Tagliati. Allungo il cestino della spazzatura verso di me e ci butto la ciocca chiara dentro. Faccio lo stesso con l'altro lato del viso e con i ciuffi che mi ricadono sulla faccia. Cosí mi sono tagliato le ciocche di capelli lunghi che avevo davanti. Perfetto. Mi viene in mente una cosa. Alla parete. Ho la foto della squadra di pallavolo delle medie. Perché? Non é piú la mia squadra. A cosa serve? Mi giro dall'altra parte, a destra. Tolgo lo scotch dagli angoli. Strappo un po' l'immagine ai bordi. Pazienza, non mi interessa proprio. Prendo la foto e la lancio dall'altra parte del letto, vicino all'armadio. Non capisco. Sono arrabbiato di stare a letto e ho cercato di fermare la mia rabbia tagliando i i capelli e strappando la foto dal muro. Ma alla fine? Cosa é cambiato? Sono triste per aver fatto entrambe queste azioni, senza averci pensato un attimo e al contempo sono arrabbiato. E poi? Confuso, poco lucido, piú emotivo del solito. Mi é anche venuta mal di testa. Ti pareva. Appoggio la testa al cuscino. Si, ancora una volta. Mi vengono le lacrime agli occhi, ma non piango. Non voglio piangere. Perché dovrei piangere? Non ha senso. Ho preso delle scelte e le ho seguite. Sono pentito? Poco importa, avevo da pensarci prima. Mi addormento. Un quarto d'ora dopo mi sono già svegliato. Sono tornato lucido, normale. Prendo un libro -che di fatto non mi piace ma é abbastanza corto e lo devo leggere come compito per la professoressa di italiano- e lo sfoglio. Inizio a leggere. Dopo 50 pagine, sento bussare alla porta. Che ore sono? Le 4.30 del pomeriggio. È ora della merenda. La mamma entra con un piccolo vassoio a righe bianche e verdi con disegnati sopra dei limoni gialli. Me lo ricordo quel vassoio. Lo aveva comprato con me quando avevo 8 anni ad una festa del paesino in cui viveva la nonna... Bella la montagna estiva... Verde, un po' ventosa, allegra, con i fiori colorati nei prati, le mucche e i capretti al pascolo... Non che ci facessi tanta attenzione a tutte queste cose, ma a pensarci adesso un po' mi mancano...
"Il mondo gira e le persone cambiano", avevo letto una volta in un libro. Esattamente. A volte alcune persone si allontanano da te, altre se ne vanno contro il loro stesso volere...
La mamma sorride, ma appena mi vede è sorpresa. "Kenma, tesoro, ti ho portato la merenda. Té e biscotti di mele, come piacciono a te. Ma cos'é successo ai tuoi capelli!? Li hai... Tagliati? E perché, tesoro? Non ti piacevano piú com'erano prima?". È un po' preoccupata. "Scusa mamma. Non so perché l'ho fatto". Sono triste a vederla cosí. Lo so che a mia mamma i capelli piacciono lunghi, le sono sempre piaciuti. Anche da giovane -come ho visto negli archivi delle foto di famiglia- teneva sempre una treccia sinuosa. Mi abbraccia in modo tenero, come sa fare lei, ma anche come se mi compatisse. "Non mi compatire, mamma", penso. "Emm, vabbé non importa Kenma. Sei comunque carino" mi dà una carezza alla guancia. "Se volevi tagliateli, bastava dirmelo... Hai bisogno di aiuto con lo studio o sei a posto?". È sempre gentile, lei. "No, sono a posto cosí, grazie mamma". La abbraccio a mia volta. Ha bisogno di un po' di affetto anche lei. Mi vuole bene e gliene voglio anche io, ma di fatto non riesco mai a dimostrarglielo. Non sono bravo, io, con questo tipo di cose.

Sono in macchina e le stampelle fanno un rumore fastidioso ogni volta che l'auto si ferma ad un semaforo o quando oltrepassa un dosso. Io e la mamma entriamo nell'ospedale, attraverso delle grandi porte scorrevoli. Prendiamo l'ascensore per salire al piano di sopra e ci rechiamo in sala d'aspetto. 5 minuti ed arriva l'infermiera: "Kozume Kenma, numero 56". L'infermiera é la stessa che ci aveva accompagnato fin fuori dall'ospedale la scorsa settimana e che mi aveva dato le stampelle. "Le preferisci avere nere, grigie o rosse? Non che faccia la differenza, sono tutte uguali. Dimmi, quale colore preferisci?" " Rosse. È il mio colore preferito" "Perfetto, allora" aveva detto.
"Kenma? Non sei il ragazzo della scorsa settimana?" "Sí, sono io" "Vedo che hai cambiato acconciatura". Sorride. Sembra una di quelle infermiere sempre sorridenti che vogliono far diventare felici i propri paziente quando sono giú di morale. In pratica, fa un lavoro che a me non potrebbe mai addirsi. "Emm, si". Come ha fatto ad accorgersene? Cioé, ok, sí, si vede, ma perché avrebbe dovuto farci caso? Mah. "E ti piace il colore rosso" "Esatto" "Ecco, entrate, la stanza é questa".
Il dottore ci aspetta dentro. I dottori hanno sempre l'aria troppo professionale, secondo me. Anche quando devono dire solo: "È tutto a posto", dicono "Non sono stati riscontrati problemi di alcun tipo, potrete ritornare fra 6 mesi per un controllo finale".
Mi toglie la fasciatura. Finalmente posso muovere piú liberamente anche la mia gamba sinistra! La caviglia é un po' gonfia e bluastra. Mi mette una crema e mi fa il massaggio. Fa qualche gesto di cui non capisco molto l'utilità e poi... "Bene, possiamo provare a camminare". Ehh? No, aspetta, non sono pronto. Mi agito. Camminare? Di già? Scendo dal lettino. Appoggio prima il piede sinistro, poi il destro. Guardo il dottore con aria interrogativa. "Prova ad alzarti. Tranquillo, ti tengo io. O preferisci che ti tenga la signora?". La signora? Vorrà dire la mamma. "Mamma". Mi sento un po' uno stupido a dirlo cosí, tipo un bambino, ma non importa. "Va bene. Signora, venga". E provo a camminare. Dai, un pochino ci riesco. È già qualcosa. Dovrò fare ginnastica e fisioterapia a casa tutti i giorni, se voglio migliorare piú velocemente. Non ne ho molta voglia, ovviamente, ma lo farò comunque. Cosí potrò anche partecipare al campionato di pallavolo. O almeno sperare di essere sufficientemente in forma per entrare in campo per un po' di tempo.

Siamo di nuovo in macchina e sento un bip provenire dal telefono. Lo schermo si illumina. Molte delle mie notifiche sono disattivate, cosa sarà? "Ciao Kenma!! Come va? Oggi sei andato a togliere la fasciatura, giusto?". Un messaggio da Kuroo. "Sí" "Domani ci sei a casa? O ti disturbo se vengo a trovarti?" "No, ok, se vuoi puoi venire" "Perfetto, a domani!"
...

Sono sdraiato sul mio letto che sorrido. Sono solito pensare a cosa fanno le persone quando mando loro un messaggio e alla loro reazione quando lo leggono. Penso che Knema sia praticamente sempre impassibile. Risponde ai messaggi con il minimo di parole possibile. Questa cosa un po' mi fa sorridere. Chissà perché é cosí conciso... Poso il cellulare sul comodino. Sono felice. Domani lo vedrò!

L'inizio di quello che siamo diventatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora