7. Non abbastanza

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Quella era stata una giornata tremenda per Inej.
Nelle ultime settimane, da quando aveva rivisto i suoi genitori era stata al settimo cielo, troppo felice di tornare finalmente con loro. Insieme avevano speso diversi giorni a Ketterdam, non voleva andarsene subito, prima voleva passare del tempo con loro lì, in fondo quella città aveva anche qualche lato positivo. Fecero lunghe passeggiate sulla spiaggia, lei mostrò loro le magiche botteghe, gli antichi palazzi, gli raccontò la storia della Komedia Bruta, divertendosi a travestirsi e a interpretare i personaggi, fecero un giro per le strade affollate, pranzarono in ristoranti con piatti deliziosi accompagnati da della meravigliosa musica. Quasi non voleva più tornare a casa, era quella la sua casa, nel bene e nel male. Dai racconti della figlia, i genitori furono quasi convinti di restare ma il sogno di Inej non era quello, aveva altri piani per il futuro, anche il destino li aveva e, come sempre, non coincidevano.

Lei voleva tornare a esibirsi con la sua famiglia in giro per il mondo, come una volta, ma allo stesso tempo desiderava cacciare i crudeli schiavisti con la sua piccola e potente nave, regalatale da Kaz. Se poi pensava a Kaz, tutto le si rivoltava contro. A lui non sarebbe piaciuto che se ne andasse e lei non avrebbe accettato di abbandonarlo per sempre in quella condizione. Forse era l'unica che ci teneva a renderlo un ragazzo un po' normale. Pessima scelta innamorarsi di Brekker, davvero, le aveva confidato una volta Jesper. Non aveva il coraggio di abbandonare neanche lui, erano diventati grandi amici e ora che Nina era lontana, era ciò che le rimaneva. Chissà se li avrebbe rivisti un giorno, tutti insieme, come una volta. Tutti tranne uno.

Dopo aver riflettuto, Inej aveva scritto per ciascuno di loro una lettera: quella di Wylan l'avrebbe spedita a casa sua o a Jesper, quella di Matthias l'avrebbe data a Nina e se non l'avesse incontrata, sarebbe andata lei stessa a seppellirla a Fjerda. Ne aveva una pure per Kuwei anche se non sapeva dove fosse andato. Quella per Kaz l'avrebbe consegnata personalmente ed è ciò che fece quella sera, l'ultimo giorno del mese, la fine della stagione fredda. Sarebbe dovuto essere anche l'ultimo giorno di permanenza a Ketterdam, il giorno seguente doveva ripartire con i suoi genitori, ma incontrò un piccolo inconveniente: quell'inconveniente aveva un tatuaggio. Anzi più di un inconveniente.

Entrò nella sua modesta casa di prepotenza, come si faceva nel Barile tra gli incivili. Era armato e mostrava la sua pistola con fierezza. Due pistole un solo giorno, stai diventando famosa, ragazza, avrebbe senza dubbio detto Jesper. In quel momento le sarebbe stato molto d'aiuto ma era al caldo in un comodo sofà, probabilmente a discutere di cose di poco conto e a fare le sue stupidissime battute.
Uno di loro puntava verso il padre che era in salotto mentre l'altro irrompeva in cucina e prendeva in ostaggio anche l'innocente madre di Inej. Suo padre preoccupata e terrorizzato tentò di cogliere l'attenzione della sua famiglia, mettendole in allerta. Lei non sapeva cosa fare, le uniche armi disponibili in quel momento erano dei coltelli da cucina.
- Vieni con noi e nessuno si farà male. - le ordinò il più grosso. Lei di certo non ne aveva intenzione, cercò di contrastarli come poteva.
Lentamente si avvicinò al bordo del tavolo con il coltello che aveva nascosto tra le mani e si preparò a lanciarlo al tizio più vicino. Ho solo un tentativo. Come per la canna fumaria, ricordò di quella volta alla Corte di Ghiaccio, un brivido la percorse.
Lo sguardo dell'uomo saltava tra i due ostaggi, così incompetente da distrarsi. Lei lo fissava, cercava il suo obiettivo. Sul braccio aveva il tatuaggio delle Punte Nere, cosa aveva lei a che fare con quella banda?
- Non pensavo che fosse così piccola, mi avevano parlato di una donna testarda e furba. Questa qui non farebbe male a una mosca! -
- Meglio non giudicare dalle apparenze. - aveva commentato quello in salotto.
Ah sì? Perchè non facciamo una prova?

In pochi secondi Inej individuò il petto dell'uomo in cucina e non appena lui si voltò verso il compagno, il coltello volteggiò vicino al viso del tizio, causandogli una grave ferita all'occhio destro. L'uomo lanciò un urlo di dolore e si fece sfuggire l'ostaggio. La madre corse dietro al tavolo, accanto alla figlia mentre lei tentava di afferrare qualsiasi cosa potesse fare male. Scoprì che le posate non erano una cattiva scelta, ma non erano sufficienti.
Vedeva quello più alto che sanguinava da tutte le parti ma l'altro uomo non si preoccupò di soccorrerlo, era impegnato a tenere il suo ostaggio sott'occhio e non si mosse fin quando Inej, stanca e traballante, riuscì a conficcare con agilità uno dei suoi pugnali nel cuore del tizio. Ci aveva messo più del normale solo perchè non aveva con sé le sue fidate lame, fortunatamente ne poté prendere una dall'altra stanza mentre l'uomo era ancora impegnato a coprire l'occhio sanguinante.
La madre non credeva ai suoi occhi, quella era ancora la sua piccolina?
- Non uscite di qui finché non tornerò, State attenti. - Impose alla madre.
- Che sta succedendo? - rispose giustamente confusa.
- Vi voglio bene, ve ne ho sempre voluto. - disse a entrambi i genitori, poi fuggì fuori dall'edificio con l'uomo ancora vivo alle calcagna, anche lui era delle Punte Nere.

Corse saltando tra i tetti, lei era molto più leggera e veloce ma era difficile mantenere quel ritmo da ferita. Sarebbe stato troppo bello uscire dalla battaglia indenna e vincitrice, esserne uscita le bastava.
Non lo vedo più, l'aveva seminato? In ogni caso, continuò verso uno dei pochi luoghi sicuri che conosceva. Passò dal quartiere universitario e si meravigliò di vedere un ragazzo che navigava da solo a quell'ora, era tardi per quella zona. In realtà anche per lei era tardi ma c'era sempre abituata a stare in giro nelle ore notturne, anzi quasi le piaceva di più. Attraversò il quartiere ricco e, superato il Canale di Geldin, atterrò nella proprietà degli Hendriks. Non sapeva se entrare furtivamente o suonare il campanello. Se pensava a quante volte era stata in quella casa, prima con Kaz che scandinava silenziosamente le serrature "difficili ma non impossibili" delle finestre, poi più civilmente come ospite di Wylan. Inej conosceva quella città come le sue tasche, i tetti soprattutto e i canali che tempestavano tutta Ketterdam.

Alla fine suonò e si nascose tra i bui cespugli circostanti. Ad aprirle la porta, trovò una donna con i capelli biondo fragola, lo stesso colore di Wylan, e una lunga vestaglia a fiori. Entrò e si diresse verso il salotto, sicura che Jesper fosse lì. Era una situazione di emergenza, non c'era tempo per i convenevoli.
- Mi stanno cercando. - annunciò.
I ragazzi furono sorpresi di vederla piombare lì all'improvviso ma dopotutto, letta l'ultima frase della lettera misteriosa, si aspettavano che le sarebbe successo qualcosa.
Jesper la rassicurò mentre lei raccontava nervosamente l'accaduto, sperando che per il periodo che lei sarebbe stata lontana, non avrebbero torto un capello ai suoi genitori. Si stava rifugiando in quella casa proprio per proteggerli e non voleva che la sua imminente fuga le si ritorcesse contro.
- Per qualunque cosa, noi siamo qui. - la confortò il ragazzo zemeni abbracciandola.
- Non so cosa devo fare. - Pianse ed era una delle rare volte che non le interessava. Il supporto dell'amico non era mai stato più indispensabile per lei che in quel momento e ne fu sinceramente grata. Anche Wylan cercò di mostrare solidarietà per la ragazza che, nonostante la conoscesse poco, le era sempre sembrata una brava persona. Le porse un fazzoletto accarezzandole la spalla.
- Sistemeremo tutto, abbiamo Kaz dalla nostra parte. - le disse.

Quella stessa notte, Kaz Brekker non avrebbe mai pensato che una grande opportunità stava per entrare nella sua vita, l'opportunità di mettere la parola "fine" a tutto.
E finalmente sarò libero.
Poi la sua occasione bussò alla porta.

Benvenuti a Ketterdam [IN CORSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora