Caro Diario,
Questa è la prima volta che ti scrivo, dopo molto tempo. Pensavo che non avessi bisogno di riversare i miei sentimenti su un pezzo di carta, ma mi sono sbagliata. Sono passati quattro anni e ancora mi sento vuota, senza emozioni. Sono un giocattolo rotto che è impossibile da riparare e anche se continui in qualche modo a cercare di aggiustarlo, non ritornerà mai come prima. Non sarà mai perfetto. Sono passati quattro anni, quarantotto mesi e millequattrocento sessata giorni, senza sentire la sua voce, un suo respiro, senza incontrare il suo sguardo e il suo sorriso. Senza di lui. Non riesco a chiamarlo per nome, l'ho catalogato semplicemente come lui, badboy, spezza cuori e molto altro ancora. Sento che se dicessi il suo nome, il dolore riaffiorerebbe in un battito di ciglia e non posso permettermelo. Ritornerò a Londra, più forte, invincibile, senza emozioni ma con peso dentro di me. Ho lasciato quella terra da molto tempo quando il mio cuore si è spezzato a metà e solo ora sto per rimetterci piede.
Spero...
"Elena...manchi solo tu" la mia migliore amica, April, mi richiamava dal salotto di casa Young.Dovevo ancora ringraziare i suoi genitori per l'ospitalità e la pazienza che hanno avuto nei miei confronti. Li consideravo la mia famiglia, le uniche persone che mi abbiano sempre amato e protetto.
Chiusi il mio diario e lo misi all'interno della piccola borsa nera che era appoggiata sulla scrivania in legno.
La stanza, che era diventata la mia camera in quei ultimi anni, ora era vuota. Le poche cose che avevo, erano state già imballate e spedite a Londra.
Guardai la stanza per l'ultima volta, cercando di assorbire il suo profumo e i ricordi che essa custodiva. I muri rosa e il soffitto in legno mi sarebbero mancati ma dovevo partire, non avevo vie di scampo.
Chiusi la porta facendo un enorme respiro e mi precipitai verso le scale.
Scesi di corsa mentre mi assicuravo che non avevo dimenticato niente, non sarei più tornata a New York per molto tempo.
"Elena... tesoro ci mancherai" Carol, la madre di April, era sempre stata una persona fantastica.
I capelli rossi, come quelli della figlia, mettevano in risalto i suoi occhi chiari.
Anche se aveva più di quarant'anni, poteva ancora considerarsi una donna bellissima.
Accanto a lei, c'era Trenton, il marito. Un uomo di dieci anni più giovane, teneva stretto a se la moglie che continuava a regalarli carezze e sorrisi.
Mi piaceva osservarli mentre si scambiavano sguardi, carezze pieni di amore. Speravo che avrei trovato anch'io quella persona di cui non puoi farne a meno, l'anima gemella, ma avevo smesso di cercare...di crederci. Erano tutte cazzate mi ripetevo continuamente, cazzate che prima ci credevo.
Avevo passato questi ultimi anni, pensando che tutto ciò che l'amore avesse mai fatto è distruggere, bruciare e finire.
"Allora ci muoviamo?" chiese April spazientita.
La rossa, continuava a battere il piede sul parquet di ciliegio del salotto.
Indossava un vestitino rosa a palloncino. La vita era messa in risalto grazie a un ficco che la faceva sembrare finissima. Ai piedi portava delle semplici decolté bianche.
"Cambiato pettinatura?" chiesi notando i capelli mossi che li ricadevano sulle spalle. Il ciuffo era tenuto a debita distanza dal viso ancora infantile, lasciandolo scoperto. Anche se aveva appena compiuto ventidue anni potevi ancora scorgere alcuni tratti da bambina.
Gli occhi, che erano dello stesso colore di quelli del padre: marrone scuro, si sposavano perfettamente con la sua pelle abbronzata.
Non c'era da chiedersi il perché uno dei ragazzi più belli del mondo, aveva messo gli occhi su di lei, innamorandosi all'instante.
Si dovevano sposare tra due settimane esatte e come gran parte del mondo confermava, sarebbe stato il matrimonio dell'anno.
"Si pronta" dissi prendendo le valigie, che Trenton molto gentilmente, le aveva trasportato al piano terra.
"Ci mancherai" dissero i genitori di April nello stesso momento.
"Anche voi mi mancherete" dissi correndo tra le braccia di Carol, quelle stesse braccia che mi avevano cullato in quegli anni, mentre mi sentivo sola, persa, distrutta.
"Allora vogliamo andare" alzai gli occhi al cielo alla frase della rossa.
Mi staccai dalla donna andando verso il marito che mi abbraccio ancora più forte.
"Mi raccomando fai la brava" mi sussurrò all'orecchio.
Due lacrime scesero dal mio viso. Non li avrei mai ringraziati abbastanza per tutto quello che avevano fatto per me.
"Arrivederci" dissi mentre uscivo definitivamente da casa Young.
"Pronta?"
"Per niente" risposi mentre un taxi completamente giallo si fermava di fronte a me.
"Perfetto" rispose April, conquistando da parte mia un occhiata di fuoco.
Mentre il taxista metteva accuratamente le valigie mie e della mia migliore amica, estrassi dalla borsa il mio libro preferito.
Non avevo intenzione di stare a sentire i dettagli del suo matrimonio, le sue incertezze e tutte le cazzate con cui mi aveva assillato per due mesi.
Da quando il suo amato fidanzato li aveva chiesto di sposarlo a Madison Squadre Garden, dove stava tenendo un concerto assieme a suoi quattro migliori amici, era impossibile cercare un argomento che non ricadeva su di lui o su Londra o anche peggio.
"Ti prego... cambia. Non potrai leggere per sempre lo stesso libro" mi riproverò sbuffando.
Io la ignorai, portando la mia completa attenzione sul libro che stavo tenendo tra le mani.
Avevo bisogno di entrare in un altro mondo, lasciando da parte la realtà.
Stavo per affrontare il mio incubo peggiore, avevo solo bisogno di un po' di tranquillità prima della tempesta.
STAI LEGGENDO
Inevitabile
Teen Fiction"Inevitabile" era una delle mie parole preferite, perché niente lo si può fermare, tutto succede per un motivo.