Senti amico lo so bene quello che ho visto, okay? Agente. Scusi, Signor Agente. Mica volevo mancare di rispetto, eh. Dicevo, io so quello che ho visto e potete tenermi qui anche tutta la notte a parlarne, la cosa non cambia. I miei occhi sono ancora buoni e giuro di avervi raccontato la verità. Se sono fatto?! Cazzo, no! Sono pulito come un ruscello di montagna da mesi ormai, Signor Agente. Beh, settimane. Okay, okay: una settimana. Insomma ho detto che sono pulito, non mi guardate così! So cosa ho visto nel vicolo e non ero in botta, giuro! Devo ricominciare da capo? Oh Cristo, ma è la terza volta. No, non ho sonno; ragazzi non credo dormirò mai più dopo questa storia. Almeno posso avere un bicchiere d’acqua? Okay, iniziamo. Di nuovo.
***
Mi chiamo Ezra Kreb, e stanotte ho visto un lupo mannaro. Sì, sì, alzate pure gli occhi al cielo. Dicevo, come tutte le sere bazzicavo dalle parti del Beefeater, il pub qui all’angolo. Ogni tanto il proprietario mi chiede di fare il lavapiatti, e di questi tempi non è il caso io faccia troppo lo schizzinoso, eh? Eravamo alle superiori assieme, lui e io. Peccato poi io abbia scoperto le meraviglie delle droghe sintetiche, e sappiamo tutti com'è andata. Magari adesso potevo essere io il proprietario del Beefeater e lui il lavapiatti occasionale. Va be’. Comunque, fatto sta che dall’esterno lo cerco con lo sguardo, e lui, Mark si chiama, quando si accorge di me fa cenno di no con la testa. Stasera buca, penso. Ho valutato qualche secondo di entrare e farmi una pinta di scura, ma poi ho cambiato idea: meglio tenerli in tasca quei cinque bigliettoni, visto l’andazzo. Quindi mi sono girato e ho cominciato a camminare, la serata era tiepida e invitante e di tornare in quel buco condiviso dove vivo non avevo proprio voglia. Mi sono diretto sul retro del pub, tra i vicoli. C’era una luna gigantesca ieri sera! Mai vista una roba così, quasi quasi illuminava a giorno tutto il circondario. A parte il rumore di gente che si avvinazzava allegramente al Beefeater, non volava una mosca. Stavo giusto apprezzando dentro di me il momento, sai, facendo progetti sul fatto che se continuo a rigare dritto Mark ha promesso di darmi un posto come cameriere. Più lavoro, più grana, e magari riesco pure a sganciarmi da quel buco di culo in cui sono costretto a vivere e mi prendo un monolocale tutto mio. Poi sento un rumore, come un ringhio. Forse un randagio, penso, ma sembra proprio grosso e devo dire Signor Agente che non vado pazzo per i cani grossi, non tanto come loro vanno pazzi per le mie chiappe, eh. Rallento, avvicinandomi a un incrocio e continuo a sentire questo ringhio sommesso e insieme però anche una sorta di suono liquido, di qualcosa che viene strappato, masticato. L’istinto già mi diceva forte e chiaro di alzare i tacchi e tornarmene al mio buco, che ora non mi sembrava più così male, ma il mio corpo faceva tutt’altro e mi sono accostato al muro, arrivando all’angolo del palazzo per sbirciare oltre il crocicchio. Ho guardato. E l’ho visto. Gesù Cristo se l’ho visto! Stava lì, controluce rispetto a un lampione, accovacciato in terra. La schiena gobbuta era irta di lunghi peli scuri e anche in quella posizione si capiva che doveva essere alto più di due metri. Mentre cercavo di capire cosa stavo guardando, mi sono accorto che aveva dei pantaloni addosso, anche se stracciati. Le braccia erano lunghe e nerborute, coperte degli stessi brutti peli scuri della schiena. Terminavano con delle grosse mani che però avevano tutta l’aria di essere artigli avvinghiati a… Oddio, se ci ripenso… Stringeva un braccio umano. Capisci, amico? Signor Agente, volevo dire. Il rumore che avevo sentito era questo coso che masticava! Ero lì lì per farmi il segno della croce, poi mi sono ricordato di non essere cattolico. O cristiano, se è per questo. Ma la cosa deve essersi sentita osservata, perché ha alzato il muso dal suo spuntino, annusando l’aria. Aveva decisamente la testa di un lupo attaccata su quel corpo gigantesco e non era una maschera. Le orecchie si muovevano, sondando il vicolo. Quando si è girato di scatto nella,direzione da cui lo stavo osservando, ho a malapena visto la luce lunare riflettersi in quegli occhi terribili e gialli prima di darmela a gambe levate e venire da voi, a raccontarvi la mia storia ben tre volte.
Quindi adesso cosa facciamo, Signor Agente?
***
Ezra uscì dalla stazione di polizia contrariato. Quei piedipiatti idioti, come potevano ridere così di lui? Col cazzo che l’avrebbero fatto, se avessero visto quello che aveva visto lui! Si infilò le mani nelle tasche dei jeans sdruciti e si avviò verso casa, rimuginando su quella serata assurda. Taglió di nuovo attraverso un vicolo senza pensarci, troppo concentrato sul rivivere nella sua testa la conversazione con i poliziotti, e non si accorse dei passi ticchettanti che lo seguivano né del ringhio sommesso alle sue spalle prima che fosse troppo tardi.
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Ezra
Short StoryL'interrogatorio notturno in una stazione di polizia porta ad una rivelazione inaspettata.