45. 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐞 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐞𝐫𝐭𝐞 (Jacob)

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Nel salotto di villa Costela regnava il silenzio più assoluto. La sala era riempita solo dalla presenza di Jacob e Bunty, ma nessuno dei due aveva pronunciato parola.
La quiete lo aveva sempre messo a disagio, a dire la verità. Uno come lui era abituato al rumore delle strade di New York, alle folle di persone sui marciapiedi e alle signore che chiacchieravano fuori dai locali, nella speranza di riuscire a catturare gli ultimi pettegolezzi su celebrità come Clara Bow, Charlie Chaplin o Coco Chanel.

Non sapeva spiegare perché, ma il silenzio alimentava i pensieri negativi nella sua testa. Il più delle volte, quando chiacchierava o parlava con qualcuno, Jacob era talmente concentrato sulla conversazione che dimenticava il resto. Ma in quell'assenza di voci e movimento non riusciva a non sfiorare il pelo dell'acqua di un lago pieno di oscurità, negatività e incubi.

Ormai non faceva altro che pensare al momento in cui aveva rivisto Queenie. L'aveva avuta lì davanti agli occhi, come fosse una di quelle bellissime donne dei ritratti di Boldini. Non aveva mai avuto i soldi necessari per andare ad una mostra d'arte, ma alcune delle clienti della pasticceria che facevano parte dell'alta società newyorchese stilavano spesso discorsi interminabili su quanto affascinanti fossero quei dipinti. Parlavano di donne angeliche, di visi lucenti in abiti sontuosi, che spesso però celavano più ombre di quanto si potesse ammirare a prima vista.

Era così che Queenie si era presentata di fronte a lui. Aveva sbirciato dietro quegli occhi celesti e visto una donna bellissima ma allo stesso tempo fragile, impaurita, in cerca di perdono. Sulle prime non l'aveva nemmeno riconosciuta. Gli era parso che volesse persino allontanarlo, dicendo di essere diventata un mostro. Se solo avesse compreso quanto Jacob desiderasse riaverla accanto...

Avevano discusso, fissato le lacrime negli occhi l'uno dell'altra - e poi? Poi Queenie aveva promesso di tornare. E lui a sua volta aveva promesso di aspettarla. E lo avrebbe fatto, senza se e senza ma. Perché la amava così tanto che non sarebbe mai riuscito a dimenticarla. Quello era scritto nel suo misero cuore. Quella era la certezza più grande che possedesse in quel momento.

«Jacob?» una voce interruppe il fiume di pensieri, mettendosi in mezzo come una diga «sai per caso dove posso trovare mãe Costela? Aveva chiesto qualcosa di caldo, così le ho preparato del tè.»
Bunty lo stava fissando curiosamente, forse sperando di poter capire cosa gli passasse per la testa. Jacob si riscosse dalla trance, cercando di raccogliere i ricordi di qualche ora prima.
«Oh, sì... giusto, mãe Costela. Credo sia di sopra, Bunty. L'ultima volta che l'ho vista era nella stanza vicino a quella dove Newt è-»
«Grazie, Jacob.» la ragazza lo interruppe bruscamente, evitando il discorso sulle condizioni di Newt.

Erano tutti preoccupati per lui nella villa e nessuno riusciva a nasconderlo. Non voleva pensare al fatto che Newt avrebbe potuto non farcela. A volte il magizoologo poteva essere impacciato, insicuro e un po' fuori dagli schemi, ma era pur sempre il suo migliore amico. L'uomo che gli aveva mostrato la magia facendolo sparire da una parte all'altra di una banca a New York, quello che aveva seguito a Parigi e con cui si era sentito a suo agio per la prima volta. Perché ci stavano bene insieme, lui e Newt. Sapevano entrambi di poter contare l'uno sull'altro, che fosse per motivarsi o per risolvere i loro problemi sentimentali. A Newt non era mai importato che Jacob fosse un No-Mag, perché gli voleva bene così. E anche lui voleva bene al suo amico zoologo. E non voleva perderlo come aveva perso Queenie.

Bunty fece per uscire dalla stanza approfittando di quell'attimo di riflessione, ma il pasticciere non glielo permise. Non per cattiveria, ovvio, solo... aveva bisogno di scoprire una cosa. Bunty era sempre stata una ragazza così riservata... aveva sempre voluto conoscerla meglio, a dirla tutta. Non parlava quasi mai, tranne che con Newt. E lui non poteva fare a meno di notare come lei fosse legata a lui.
«Bunty?» l'assistente di Newt si voltò piano, cercando il più possibile di scacciare la preoccupazione che le contornava gli occhi azzurri.
«Posso farti una domanda?»
La giovane cercò di agire nel modo più naturale possibile, sorridendogli lievemente. «Sì. Sì, certo... non vedo perché non potresti.»
Jacob prese un bel respiro «Tu e Newt... avete un rapporto speciale, vero?»

Sotto la pioggia (a Fantastic Beasts Fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora