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Il cervello iniziò a giocargli brutti scherzi, e nei primi tempi alla ricerca della sua memoria retrospettiva dovette scriversi tutte le cose importanti su un taccuino. Quelle che non voleva assolutamente dimenticare. Ogni giorno appuntava qualcosa di nuovo, al mattino appena sveglio o anche in piena notte, quando il suo cervello sembrò scricchiolare più del solito. Le giornate trascorsero inesorabili e lui le viveva sempre allo stesso modo. Si destava poco più tardi dell'alba, si infilava i pochi vestiti di cui disponeva ed usciva in città per fare acquisti. Per lo più di tipo alimentare.
Sussultava ogni volta che entrava in un negozio, con la paura che l'allarme all'ingresso suonasse al suo passaggio. Sebbene non avesse mai rubato nulla.
Era ancora un ragazzo onesto nonostante i settanta anni trascorsi ad uccidere persone. Ricordava tutti i loro nomi, i loro volti. Quei frammenti del suo passato restarono impressi nell'ippocampo, raschiandogli incessantemente il lobo temporale. Aveva sempre la sensazione di essere visto, di essere osservato. Quando attraversava la strada guardava in tutte le direzioni prima di potersene andare. L'Hydra non gli aveva di certo lasciato un bel ricordo del periodo vissuto in Siberia. Gli altri soldati che avevano seguito l'addestramento insieme a lui erano ancora in giro, e dopo la morte di Pierce si aspettò di tutto. Il pericolo era sempre dietro l'angolo, e i fantasmi del suo passato non gli avrebbero reso la vita semplice. Allo Smithsonian a Washington aveva scoperto molte cose, oltre il fatto che il mondo lo dava per morto da tanti anni. Il ragazzo biondo che lo aveva chiamato per nome acquisì un volto e un passato.Si chiamava Steve Rogers, conosciuto da tutti come Captain America. Era il suo migliore amico sin dall'infanzia ed era con lui il giorno che era morto. Steve. Quel nome non gli disse quasi nulla. Cercò di collegare i vari pezzi del puzzle, dove alla fine scopriva diversi spazi vuoti che gli impedirono di mettere ordine nella sua mente. Portò via con sé diverse figurine da quel museo, per custodirle nello stesso taccuino in cui custodiva i ricordi. Quella specie di diario diventò tutta la sua vita, e tra gli scarabocchi e le foto dal museo spiccavano due nomi: Rebecca e George. Restava con lo sguardo fisso su quei nomi tutte le sere prima di andare a dormire. Perché non riesco a ricordarmi di voi? – si interrogò, poggiando la testa pesante e allo stesso tempo svuotata sul cuscino sgualcito. Il giorno seguente sembrò essere come tutti gli altri. Acquisti al mercato del martedì, passeggiata per il quartiere Lipscani e abituale sguardo alla folla dal quale si sentì assediato. Un'auto di pattuglia lo sorpassò con le sirene accese, mettendolo in allarme. Infine lo superò, proseguendo verso il centro storico. Tirò un grosso respiro e si preparò ad attraversare la strada, ma qualcuno lo stava fissando con sguardo impaurito.
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𝐁𝐨𝐫𝐧 𝐭𝐨 𝐛𝐞 𝐭𝐡𝐞 𝐖𝐢𝐧𝐭𝐞𝐫 𝐒𝐨𝐥𝐝𝐢𝐞𝐫 | Libro Terzo
FanfictionLo abbiamo visto in azione nella nascita della vedova nera, ma in pochi sanno che cosa lo ha portato fin lì. Stare agli ordini del KGB, lavorare per l'Hydra. Il soldato d'inverno ha una storia da raccontare, un passato da riscrivere. Sequel de 'The...