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Non poteva averlo detto sul serio.
Stava realmente insinuando che il mio migliore amico, il ragazzo di cui mi ero innamorato, era solo frutto della mia immaginazione?
Scoppiai in una risata fragorosa e quasi isterica.
Quando mi fermai il viso del dottore era impassibile, non esprimeva emozioni.
Non sembrava nemmeno stupito della mia reazione, come se fosse stato certo che avrei risposto in quel modo.
«Ha un senso dell'umorismo particolare ma niente male, dottore.»
Mi asciugai una lacrima invisibile da sotto l'occhio destro.
«Immaginavo che non mi avresti creduto. Per questo ti ho portato questa.»
Afferrò il fascicolo bianco e rosso e lo aprì.
Spostò qualche foglio e rivelò una fotografia. Sembrava nuova.
Me la allungó.
I miei occhi passarono dal dottore alla fotografia lucida.
Non era possibile.
Quell'immagine avrebbe dovuto raffigurare due persone, e non solo una.
Quella fotografia mostrava solamente me, mentre facevo il segno della pace.
Era il famoso scatto per la bacheca annuale, e con me avrebbe dovuto esserci anche Felix, ma non c'era.
Affianco a me c'era il vuoto, uno spazio inoccupato.
Un battito cardiaco mi mancó.
Feci un respiro profondo, ancora sotto lo sguardo vigile del dottore.
Le mie mani presero a tremare.
Il mondo mi era appena crollato letteralmente addosso, schiacciandomi col peso della realtà.
Avevo appena aperto gli occhi sulla realtà, facendomi soffrire immensamente.
La vista mi si offuscò, ma non abbastanza da impedirmi di osservare un'ultima volta quella fotografia.
La prima lacrima prese a correre sul mio viso. Dietro di lei cercavano di stare al passo altre gocce salate.
Abbassai il capo, chiudendo le palpebre cercando di bloccare il pianto.
«So che soffrirai per questo, ma era mio dovere dirtelo.»
«Lei non sa nulla, dottore.»
Sussurrai.
Mi alzai e me ne andai da quello spazio colorato.
Avevo bisogno della monotonia della mia stanza. Della freddezza del mio letto.
Del buio di quella camera.
Sbattei forte la porta della mia stanza e mi rannicchiai su materasso della mia cuccetta.
Avevo freddo, ma non volevo scaldarmi.
Ciò in cui credevo mi ero appena reso conto che non era reale.
Ciò che amavo non esisteva.
Lui non c'era nella realtà.
Portai le ginocchia al petto chinando il capo, riprendendo poi a piangere.
Quella volta non cercai di fermarmi.
Avevo bisogno di sfogare la mia frustrazione.
Non sapevo cosa fare.
Lui era l'unica cosa che mi rimaneva.
Non possedevo veri amici oltre a lui.
Solo lui mi accettava realmente.
Ero solo più che mai in quel momento.
Solo, senza uno straccio di speranza.
Senza più una motivazione di alzarmi dal letto la mattina.
Privo della voglia di vivere.
Ero diventato un'anima inutile, senza uno scopo. Un corpo invisibile senza più la sua luce interiore.
Perchè era lui che teneva viva quella scintilla. Senza di lui io non ero nulla.Sfinito da quello sfogo mi addormentai. Ero stremato, fisicamente e psicologicamente. Distrutto, fatto a pezzi. Tutto per colpa di una semplice immagine. Era buffo come un oggetto così piccolo e innocuo all'apparenza fosse stato in grado di ridurmi in quello stato di profonda malinconia.
Mi svegliai nel cuore della notte.
Appena aprii gli occhi, dinnanzi a me si stanziò una figura scura ed alta.
Solo quando si avvicinò a me riconobbi quel corpo asciutto.
«Che ci fai qui? Tu non ci dovresti nemmeno essere.»
Sussurrai. Non volevo svegliare Hyunjin, nonostante fossi a conoscenza del suo sonno pesante.
«Perchè non dovrei esserci?»
«Non sei reale.»
«È questo che dice di me il dottore?»
«Mi ha mostrato la foto per la bacheca annuale. Tu non c'eri. Accanto a me c'era il vuoto. Il nulla.»
Lui ridacchiò.
«Sei proprio un credulone. Chan, al giorno d'oggi una fotografia si può ritoccare in qualsiasi modo, rendendola credibile anche per un idiota come te.»
«È un dottore, vuole solo farmi stare bene. Quello che tu non vuoi.»
«Perchè non dovrei volere il tuo bene?»
«Non lo so, ma fatto sta che non vuoi farmi prendere le mie medicine. Non vuoi che io mangi troppo. Non vuoi che ascolti le parole del dottore.
Mi stai controllando, Felix.»
Per qualche motivo sentivo che il dottor Choi aveva ragione.
«La pensi così, eh?»
Lui si avvicinò a me, mordendosi il labbro inferiore.
«Sì, penso che tu mi stia manipolando. Non so per quale motivo un'illusione dovrebbe convincermi a non mangiare e peggiorare la mia situazione, ma lo stai facendo.»
Lui non smise di avvicinarsi al mio viso finchè i nostri nasi non si sfiorarono.
Era una situazione tesa che mi metteva pressione. Il suo respiro era stranamente regolare, proprio il contrario del mio.
Nonostante credessi sempre di più alle parole del mio caro amico strizzacervelli, mi faceva lo stesso effetto il ragazzo biondo.
Mi metteva in soggezione con quei suoi occhi bambineschi e contornati di lentiggini. Mi faceva battere forte il cuore col suo sguardo perforante.
Mi faceva desiderare sempre di più di baciarlo. Più la distanza tra noi si accorciava e più la mia brama per le sue labbra saliva, arrivando al punto di fremere sotto il suo solo sguardo.
«Quindi ora credi alle cazzate che spara quel vecchio rimbambito?»
«Credo di sì.»
«E se ti dessi la prova che quello che dice è tutta una stronzata?»
«Forse cambierò idea, ma non prometto nulla.»
Lui fece spallucce, quasi come se non gli importasse di quel dettaglio.Senza aggiungere altro azzerò completamente la distanza fra le nostre labbra. Erano calde, quasi bollenti.
Il perfetto opposto delle mie: fredde, gelide.
Quel minimo contatto da ma tanto bramato mi provocò un piacere ed una gioia immensa. Chiusi gli occhi, godendomi quel momento.
Ricambiai il bacio, senza pensare alle conseguenze delle mie azioni.
Avevo toccato il fondo, non restava che salire.
Quel bacio casto ben presto si trasformò in qualcosa di più languido e lento.
Nessuno dei due voleva interrompere il contatto nonostante la mancanza d'ossigeno.
Era curioso come un semplice bacio potesse influire sulla mente umana.
In quel momento i miei sensi si erano come spenti, non permettendomi di vedere o ascoltare nessun'altro se non Felix. Ogni mia attenzione era rivolta a lui.
Ero perso in mezzo a quel mare d'emozioni che mi trascinavano sempre più in basso soffocandomi lentamente.
Stavo cadendo in un abisso ignoto dal quale non ero certo che sarei risalito.
Lui aveva appena preso il pieno controllo delle mie azioni. Forse era quello il suo scopo i fondo, controllarmi. Rendermi il suo burattino.
A me non dispiaceva. Non credevo mi dispiacesse. Non avevo neanche la lucidità di pensarci.
Sapevo soltanto che quel momento era troppo bello per essere vero, e infatti... C'era la possibilità che tutto quello non fosse mai accaduto.Riaprii gli occhi, ritornando alla realtà. Quella vera.
Ero nello studio del dottor Choi.
Le pareti esprimevano allegria col loro colore, come sempre.
Lo psicologo era seduto davanti a me, come di consueto.
Io ero rannicchiato su quel divano in pelle a me tanto conosciuto.
«Chan.»
La voce dell'uomo attirò la mia attenzione.
«Sì?»
«Vai avanti a raccontare.»
«C-cosa?»
«La tua visione.»
Allora quella era stata solo una visione?
Qualcosa di irreale, frutto della mia immaginazione al quanto fervida?
Abbassai lo sguardo, cercando di ricompormi.
Io stavo soltanto vivendo una situazione ipotetica, non reale. Perciò nemmeno le mie emozioni avrebbero dovuto essere vere, eppure sentivo un vuoto dentro.
Come se qualcosa mancasse, mancava lui.
Mi ero davvero innamorato di un fantasma?
Un ragazzo perfetto, fin troppo per essere vero.
«A che punto ero arrivato?»
"Il ragazzo da te chiamato Felix era entrato nella tua stanza."
«Dopo essere entrato nella mia camera si è accucciato accanto a me, svegliandomi.
Poi mi chiedeva riguardo la mia ultima seduta con lei. Poi... Lui mi ha baciato. Voleva farmi capire che quello non era un sogno.»
«E la sensazione era reale?»
«Se intende quello che provavo per lui, credo di sì. Pensa che sia possibile innamorarsi di una persona che non esiste?»
Il dottore rimase muto, non sapendo come rispondermi.
Per la prima volta fui io a fare una domanda complicata.
Quasi godevo a vederlo muto dinnanzi a me.
Quando fu sul punto di replicare la porta dell'ufficio si spalancò, rivelando il tirocinante.
«Dottore, deve fare la terapia ad un altro paziente.»
L'uomo di mezza età fece un piccolo sospiro, liquidandomi con un semplice "continuiamo domani".
Uscii da quello spazio delimitato dalle allegre pareti gialle, dirigendomi a passo svelto alla mia stanza.
San non c'era, probabilmente stava in giardino insieme ad altri svitati.
Mi gairdai attorno.
Quella visione era stata un vero e proprio inganno. Ciò che avevo sognato era presente anche nella realtà. Tutto era al suo posto, tranne una sola cosa.
Il fiore bianco.
Nel mio sogno quel dettaglio non era presente.
Mi accucciai accanto al giglio che tenevo sul mio comodino.
Petali bianchi e candidi, pistilli gialli, foglie rigogliose.
Era bellissimo.
Felix assomigliava a quel fiore. Delicato, prezioso e bellissimo.
Quella piccola pianta era la cosa a cui più tenevo in quel luogo pieno di pazzi.
Avrei tanto voluto che Felix fosse reale. Pensavo di aver raggiunto finalmente uno scopo nella vita, ma non era così. Ero di nuovo solo in quel mondo confuso. Neppure quella piccola pianta mi faceva più compagnia.
Avevo bisogno di quel ragazzo dai capelli biondi. Un solo altro bacio. Un solo altro tocco. Mi sarebbero bastati solo pochi secondi con lui.
Ma no, il destino aveva deciso così. Ero destinato all'esilio. Ero destinato esclusivamente alla pena ed alla tristezza. Eppure passai ogni giorno seguente in attesa della sua apparizione.
Lo aspettai, pregando di vederlo in sogno. Solo una volta si fece di nuovo vivo nella mia mente.
Brillava ancora piú intensamente, gli occhi lucenti. All'apice di tutta la sua magnificenza.
Lui mi avvertí che non sarebbe tornato, ma non lo ascoltai. Rimasi lí, fermo in quello spazio-tempo dove il mio cuore batteva forte e il suo sorriso mi abbagliava.--✿--
Forse non è nulla di che questa breve storia, ma ci ho tenuto parecchio a pubblicarla. Con questa piccola Fanfiction ho cercato di interpretare il concetto di fede e attesa nell'amore. Questo può portare alla sofferenza, ma è un altro discorso.
E dopo questa spiegazione probabilmente noiosa, spero lascerete una stellina e che siate felici.
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𝐈'𝐦 𝐧𝐨𝐭 𝐡𝐞𝐫𝐞 •𝐂𝐡𝐚𝐧𝐋𝐢𝐱•
ספרות חובבים«Distrutto, fatto a pezzi. Tutto per colpa di una semplice immagine. Era buffo come un oggetto così piccolo e innocuo all'apparenza fosse stato in grado di ridurmi in quello stato di profonda malinconia.» Dove una fotografia può essere la finestra s...