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Aiutai mia madre a preparare la tavola e quando presi in mano il telefono per chiamare la pizzeria, notai che Vera mi aveva risposto: "Ehi, ciao! Come va?" da mezz'ora.

"Tutto a posto, sono tornato a casa da mia madre per salutarla. Tu?" inviai e chiamai per fare l'ordine.

Quando spensi la chiamata trovai un nuovo messaggio.

"Bene dai, oggi è andata abbastanza bene. Posso chiamarti?" cosa?

Mi guardai intorno e, valutato dov'erano tutte le mie signore, andai in bagno e chiusi la porta.

"Va bene" e aspettai.

Cosa doveva dirmi? Perché doveva chiamarmi? Era successo qualcosa? Mi tremavano le gambe e sentivo salire l'agitazione. Avevo paura di quello che poteva significare quella richiesta, o meglio: avevo paura di qualsiasi cosa la potesse spingere ad avere bisogno di parlarmi. Neanche di sfuggita, riuscivo a credere che fosse solo per sentirmi.

Bzz-bzz. Bzz-bzz.

"Pronto?" risposi.

"Mattia..!" sembrava quasi stupita di sentirmi "Scusa se ti disturbo.., ho bisogno di parlarti di una cosa e non volevo... non volevo farlo per messaggio."

"Sì, certo... capisco, dimmi tutto." o non dirmi niente, per favore. Continuavo a tremare.

"Allora... Beh, non saprei bene neanche da che parte iniziare..." titubò "Non voglio sembrare... Non lo so..." era in difficoltà.

"Vera, tranquilla" finsi la calma meglio che potevo "tu dimmi quello che devi, poi se non capisco mi spieghi meglio, va bene?" proposi.

"Va bene..." la sentii sospirare "Io adesso non riesco a scriverti. Dico, proprio... a rispondere ai messaggi come il 'Buongiorno' o 'Come stai?'... Mi fa... mi fa strano".

Okay, quindi... non dovevo più scriverle 'Buongiorno'?

"Posso chiederti... se c'è un motivo? Cioè... cos'è che ti fa strano?" mi bloccai in un secondo, le gambe che non tremavano più "Vorrei capire meglio."

"Sì, ecco, è che... vedi, è che io non mi sento a mio agio a scrivere senza vederti, senza sentire la tua voce." si interruppe, ma stava parlando decisa "Mi sento in un qualcosa di finto, ma quando poi ti vedo o ti sento mi sembra tutto vero... e non so che passi sono pronta a fare..."

"In che senso... che passi?" la interruppi.

"Nel senso che... sapere che ci sei... mi fa stare bene." ti fa stare bene? Io... ti faccio stare bene? "E non so cosa succede, cosa dovrebbe succedere e quando, so solo che sto bene."

"Vera..."

"E lo so che è strano, ma sento qualcosa di sbagliato nei messaggi, nei messaggi come 'Come stai?' e 'Buongiorno' o 'Buonanotte', però voglio dirti come sto e voglio darti il buongiorno e la buonanotte!" disse, tutto d'un fiato.

Restammo in silenzio per alcuni secondi.

"Va bene." sorrisi, mentre mi sedevo sul pavimento.

"...davvero?" chiese con incertezza.

"Sì, va bene. Va bene perché non ci sono regole che dobbiamo seguire e..." feci un respiro profondo "...e anche io sto bene con te. Non dobbiamo rovinare tutto solo perché qualcuno ha deciso che le persone si devono scrivere 'Buongiorno'... insomma, io mia madre non la sento spesso e va bene così..." ma non era quello il punto.

"Ciò che voglio dire è che non voglio nulla tra di noi che possa metterti a disagio, nulla che ti possa fare male. Se vuoi però, ti posso chiamare quando ne hai bisogno, può... può andare?" tentai.

"Ma... lo faresti davvero?" sembrava avesse un groppo alla gola.

"Sì. A me basta... che tu stia bene." appoggiai la testa al muro.

"Scusa, avevo così tanta paura di dirtelo..." il tono cambiava, sembrava stesse per piangere "Davvero, perdonami..." mi tirai su di scatto.

"Vera, ti prego, stai tranquilla, va tutto bene, davvero!" no, ti prego, non stare male.

"Grazie... non sapevo... non credevo che avresti capito... nessuno capisce e io avevo così tanta paura di ferirti e di farti arrabbiare..." la voce le tremava.

"No, no! Non mi hai ferito, non sono arrabbiato e anzi... Vera, grazie. Grazie per avermelo detto. Sarei stato davvero male scoprendo dopo che questo è quello che senti." la rassicurai.

"Va bene... allora... allora sono contenta. Io, sai, volevo solo essere sincera..." si giustificò.

"Ti prego... sii sempre sincera. Ti prometto che farò sempre il possibile per far funzionare le cose... ma ci diremo la verità, okay? Con le bugie... finiremmo solo per stare male." sentivo, chiaro, l'impulso di chiamarla 'amore'.

"Anche io ti prometto che cercherò sempre di dirti tutto..." la conversazione sembrava davvero finita "...allora, adesso ci salutiamo?" chiese.

Sì, amore.

"Sì, va bene. Vera... ti va se stasera ti chiamo per darti la buonanotte?"

"Mi farebbe tanto piacere. Grazie Mattia." grazie a te.

"Fa piacere anche a me... a dopo allora?"

"A dopo! Ciao..."

"Ciao!"

Chiudemmo la chiamata.

Mi guardai allo specchio.

Avevo gli occhi un po' rosso e il respiro alterato.

Guardai l'ora, erano le sette e venti.

Mi lavai la faccia e mi calmai un po', per uscire dal bagno come nuovo e andare a prendere le pizze.

Parlami ancora dei fiori d'arancioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora