I dodici rintocchi della pendola sono il suono più dolce che le mie orecchie di plastica sentono ogni sera. Mezzanotte. Ogni notte, fino alle sei, una qualche magia a me sconosciuta permette ai giocattoli di svegliarsi, e nei giocattoli siamo compresi anche noi, gli scacchi. I rintocchi svegliano pian piano tutti i miei compagni. C'è chi si rialza a fatica, sbadigliando, chi invece salta in piedi come se non aspettasse altro. Sbattendo la testa, o meglio, l'elmo, contro la scatola. Siamo scacchi dalle sembianze umane, vestiti da soldati.
"Avanti, uomini!" grida il re argento, il mio re. Come ogni notte, tutti insieme ci alziamo come si può nello spazio angusto della scatola e portiamo le mani sull'interno del coperchio.
"Uno, due, tre!"
Al tre, spingiamo tutti insieme. Il pesante coperchio di legno si apre lentamente, cigolando sui vecchi cardini. Gli altri giocattoli hanno già acceso della candele. La luce tenue entra, dolce e confortante, nella nostra scatola, illuminando le nostre armature argentate e color rame. Non so perché, ma non ci hanno dipinti in bianco e nero. Ad ogni modo, la prima mossa la lasciano a noi argentati, perché probabilmente nell'intenzione del nostro fabbricante l'argento doveva sostituire il bianco. Ma sono solo ipotesi. Saltiamo fuori uno dopo l'altro, ci arrampichiamo fuori dalla scatola e poi su e giù per il caos di libri e cancelleria abbandonati sul tavolo. Agli occhi degli umani, potremmo assomigliare ad un gruppo di scimmie minuscole, o di folletti. La scacchiera è stata dimenticata all'altra estremità di quella selva di cartoleria, ma ne usciamo indenni. La vera battaglia è la partita. Si percepisce una febbrile eccitazione tra le pedine: oggi, il 17 marzo, è il giorno del Torneo. Da quando ci hanno acquistati e siamo stati liberi di giocare ci siamo allenati duramente, abbiamo giocato partite e organizzato strategie, e ogni anno ci sfidiamo per il titolo di Campione della Casa. L'anno scorso i color rame ci hanno strappato il titolo, e oggi siamo ansiosi di riprenderlo. Tutti i giocattoli si sono radunati intorno alla scacchiera, pronti a fare il tifo per una o per l'altra squadra. Attorno all'arena argento e rame ci sono proprio tutti: gli animali della fattoria, due bambole di pezza, un pupazzo lavorato a maglia, un numero imprecisato di omini di lego, le action figure di Thor e Iron Man... mancano solo i due orsacchiotti che dormono col padroncino. La folla è già impaziente di vederci in azione. Le due squadre si raccolgono alle due estremità della scacchiera, formando un cerchio attorno a re e regina.
"Conoscete la strategia." ci dice il nostro re, una pedina anziana dalla lunga barba. Accanto a lui sta la sua regina, anche lei non giovanissima, in un'inedita edizione guerriera. Con l'armatura indosso e la corona in testa, il re decide la strategia dal fondo della scacchiera, la regina sceglie le mosse sul campo, nell'avanguardia. Il re continua il suo discorso: "Abbiamo provata i nostri piani molte volte. Mi raccomando, Lampo... ehi cavallo destro dico a te! Stavo dicendo, Lampo, non fare mosse di testa tua e attieniti sempre agli ordini miei e della regina, e mal che vada agli alfieri ma non disobbedire. Alfieri, avrete la responsabilità del campo se la regina viene fatta prigioniera. Ricordatevelo. Pedoni, siete la prima linea: combattete senza paura e con onore. Il vostro sacrificio ci porterà alla vittoria. Questo vale per tutti. Tanto qui non muore nessuno. So che essere mangiati è fastidioso, ma fatevene una ragione. Siete pronti a riconquistare quel titolo?"
"Sì signore!" urliamo all'unisono. Pronti e pieni di energia ci disponiamo nelle nostre caselle. Io sono un pedone, uno degli eroi che si sacrificherà fin da subito. Gioco in quella posizione che noi chiamiamo estrema destra, nella casella h2. Pur essendo pezzi degli scacchi, noi non sappiamo molto del gioco, oltre alle regole essenziali che abbiamo letto nelle istruzioni, quindi molte cose le abbiamo inventate. Non credo che gli scacchisti diano il nome ai singoli pedoni, e, se li danno, penso che la mia posizione non si chiami affatto "estrema sinistra". Oltre a me c'è l'ala destra, la media destra, il centro destra e gli stessi nominativi a sinistra. Per la posizione degli altri pezzi non è stato necessario inventare un nome, ma con noi pedoni si è dovuto pensarci un poco. Dopotutto, noi non siamo solo pedoni che possono essere equiparati uno all'altro: ognuno di noi ha la sua personalità. Io mi chiamo Felice, perché obbedisco sempre agli ordini senza arrabbiarmi più di tanto, anche se magari per il mio tornaconto personale poteva andare meglio. Era necessario per il bene comune, e ho obbedito. Ci sono pedoni però, come Guerrino e Brontolo, che se vengono fatti prigionieri piantano giù il muso per giorni. Insopportabile.
Con un colpo sul tavolo del martello di Thor la partita incomincia. L'apertura va a nostro vantaggio; nonostante il discorso del re, pochi pedoni cadono. Le accurate decisioni dei due governanti ci permettono di sfoltire parecchio la prima linea avversaria lasciando pressoché intatta la nostra. Sappiamo però, per esperienza, che le prime mosse possono significare poco o niente in questo gioco. Dopo le prime schermaglie tra pedoni spingiamo avanti la cavalleria. L'alfiere bianco avversario è già in campo, e il dopo l'uscita dei nostri cavalli anche una torre si fa avanti. Si trova però nella casella diagonalmente subito avanti un nostro pedone, potrebbe facilmente essere mangiata. Vedo il pedone Guerrino fremere nella sua casella, ansioso di fare strage di nemici. Ma se diagonalmente a destra ha la torre, diagonalmente a sinistra c'è un alfiere. L'alfiere avversario era lì già da un po', esattamente sulla diagonale che porta al re. Non aveva mangiato Guerrino perché era protetto da un altro pedone. Guerrino è l'unico baluardo tra l'alfiere avversario e lo scacco. Il re, saggiamente, gli ordina di non muoversi. Sfrutta invece un'ingenuità dell'Aversario che, troppo desideroso di metterci in difficoltà, non si è accorto di un nostro cavallo. Una mossa, e la torre nemica è prigioniera. Il pubblico esulta con noi. L'unico a sbuffare, fuori luogo come una stonatura durante un assolo musicale, è Guerrino.
La partita prosegue, alternando vantaggio e svantaggio da ambo le parti. Essendo tutti autodidatti non ci si può aspettare mosse geniali, ma al pubblico piace così. Non hanno molti termini di paragone. Nei progressivi turni ci siamo decimati l'un l'altro. Di noi argento restano, oltre al re e alla regina, solo due torri, un cavallo, due pedoni. Dei color rame, combattono ancora re, regina, due alfieri, un pedone e un cavallo. La regina e un alfiere avversario stringono il nostro re in una morsa a poche caselle di distanza da lui, limitando fortemente il suo movimento. Anche il cavallo si sta avvicinando al fronte della battaglia. Poche mosse e potrebbero vincere.
Io per tutta la partita non ho fatto quasi niente; di rilevante, c'è solo la presa di un cavallo nemico che, stretto tra me e una torre, non ha potuto scappare in nessun modo. Sono però avanzato di parecchie caselle e sono ormai alla penultima riga della scacchiera; stando sulla destra, e in assenza della torre nemica, la promozione mi sembra un mito raggiungibile. Sarei onorato di far rientrare in gioco Lampo, che a causa della sua disobbedienza è stato divorato da una torre. Oppure Echo, l'alfiere, caduto per proteggere la regina. Già, la regina! Terribile come un'amazzone dei tempi lontani fa strage di pezzi avversari; saggia come ogni regnate, ci guida nelle mosse più efficaci. È un'autentica eroina. Una rapida mossa in diagonale e mi è accanto, così vicina al re avversario, così vicina allo scacco, così vicina a me. La nostra regina mi è a fianco in battaglia, e mi sussurra all'orecchio: "La vittoria è vicina. Però, anche se potresti andare a promozione, ora devi stare fermo."Il cuore mi batte forte per il miraggio della vincita. La conquista del titolo di Campioni della Casa è lì, a due passi da me. Però ad una casella da me c'è anche la fatidica fine della scacchiera, la tanto ambita promozione, e scintilla nella mia mente l'immagine lucente della gloria. Non vengo promosso da tanto tempo... ma le grida del pubblico mi strappano ai miei pensieri, con forza, eppure non mi fanno male. Di fronte alle aspettative del pubblico e al cameratismo della squadra in un istante il miele della fama diventa acido che scioglie il sogno. Voglio ridurmi come Guerrino e Brontolo, che pensando a sé stessi diventano insopportabili a tutti? Potrei ancora muovermi in avanti. Invece resto fermo.
Una torre sulla sinistra della scacchiera avanza fino alla mia altezza, bloccando il re nella sua posizione. Io lo tengo da destra. Non si può più muovere. Intuendo il pericolo imminente la regina nemica si muove verso la nostra, nell'ultimo vano tentativo di difendersi, ma non ce la fa, la regina argentata si sposta di appena una casella, e vince.
Il martello di Thor colpisce il tavolo sonoramente. "Scacco matto." tuona l'action figure "Il titolo di Campione della Casa 2021 va all'argento."
Le bambole di pezza esultano, i lego sbuffano ma se ne fanno una ragione. Le pedine si stringono la mano, augurando che al prossimo anno vinca il migliore. Mi unisco all'esultanza degli argento. La gioia condivisa per i compagni è molto più dolce di ogni successo che avrei potuto ottenere con una promozione. Insieme al pubblico gridiamo: "Evviva i campioni! Evviva gli argento!"
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