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EVA

I giorni passano in fretta, ed Elia è tornato a casa. Domani è la vigilia di Natale e non ho proprio voglia di festeggiare. Ad ogni giorno che passa, Elia sembra andare un po' più via da me. Tommaso ha deciso di rimandare la laurea, in quello stesso giorno Elia farà il trapianto, quindi gli è sembrato giusto rimandare visto che il suo migliore amico non sarebbe potuto esserci. L'infermiera è in stanza con Elia già da un'ora e sto cominciando a preoccuparmi. Viene ogni due giorni a controllare come sta, se è stabile e se può sottoporsi ancora al trapianto. Dopo la discussione che abbiamo avuto in ospedale, si è deciso a farlo, a provare a regalarsi una chance. Prego affinché vada bene, affinché lui torni a sorridere.

<<Sta tranquilla.>> Tommaso mi accarezza la schiena, mentre io mangio le unghie aspettando che l'infermiera esca, portando con se delle belle notizie. Eccola, finalmente.

<<Come sta? Sta bene?>> Le domando e lei mi sorride, come a volermi rassicurare.

<<Sta benissimo, lo state trattando come un re. Ci vediamo il 26, Buon Natale.>> Ci saluta e va via. Dopo attimi di apnea riesco finalmente a respirare.

<<Grazie al cielo.>> Mi appoggio con la schiena a Tommaso, che mi cinge in vita e mi baci la nuca.

<<Piccola devi tranquillizzarti o gli trasmetterai ansia.>> Mi sussurra e so che ha ragione, ma è più forte di me, ho sempre il terrore che la situazione precipiti. Ultimamente poi ho un brutto presentimento, come se dovesse accadere qualcosa da qui a breve.

<<Lo so.>> Sospiro. Lui sposta i capelli dal mio collo e comincia a lasciarci una scia di baci, teneramente. La sua mano accarezza il mio fianco destro ed un brivido percorre la mia schiena.

<<Ti aiuto a rilassarti?>> Sussurra nel mio orecchio, mordicchiandomi il lobo. La parte più sensibile che ho.

<<Vorrei tanto, ma ho mille cose da fare.>> La sua mano mi accarezza ancora, infilandosi sotto la mia felpa e accarezzando l'area sottostante all'ombelico.

<<Sei sicura?>> Domanda, mentre passa la lingua sul mio collo. Un fuoco si accende dentro di me ed emetto un mugolio.

<<Tommaso, per favore.>> Lo supplico, ma non so bene per cosa.

<<Mi stai supplicando di fermarmi o di continuare?>> Con un gesto veloce mi fa girare, facendomi appoggiare al muro. Le sue mani sui miei fianchi, le sue labbra sulle mie. Dopo un lungo ed intenso bacio mi allontano da lui.

<<Chiaramente di fermarmi.>> Sbuffa lui, andandosi a sedere sul divano.

<<Perdonami, ma ho mille cose da fare. Devo studiare, pulire casa e controllare Elia.>> Mi giustifico, sedendomi accanto a lui.

<<Il tuo esame è tra un mese e mezzo, la casa è pulita come uno specchio ed Elia starà sicuramente dormendo. La verità è che ormai non conto quasi più nulla per te.>> Le sue parole mi feriscono, ma so che ha ragione. Ultimamente lo sto trascurando, quando non studio, sto con Elia e viceversa.

<<Hai ragione e mi dispiace, staserà mi farò perdonare, promesso.>> Gli bacio la mano ed il suo sguardo duro si addolcisce, lo sento borbottare mentre mi allontano ed entro in camera di Elia. Come previsto da Tommaso, sta dormendo. Mi avvicino a lui e gli rimbocco le coperte, controllo i suoi respiri appoggiando un orecchio sul suo petto e controllo che la bombola d'ossigeno sia perfettamente funzionante. I medici hanno detto che deve tenerla almeno quando dorme. Raccolgo i vestiti sporchi dalla cesta ai piedi del suo letto e vado in bagno. Dopo aver messo in moto la lavatrice mi dedico allo studio. Mi sto impegnando davvero tanto, la sessione è dura, ma io non demordo. Devo raggiungere il mio obiettivo, laurearmi e fare carriera. Tutti questi sacrifici, verranno ripagati un giorno. Stasera verranno a cena Gioia, la mia collega di lavoro e Valentina, la mia collega di università che non vedo da una vita. Da quando mi sono trasferita qui, effettivamente, non vedo più nessuno a parte Elia e Tommaso. Il pensiero di Tommaso solo sul divano, mi riporta alla mente i tanti momenti in cui l'ho abbandonato per dedicarmi ad Elia e al suo benessere. Per me, adesso, conta solo il mio migliore amico ed il suo stato di salute, ma so che questa cosa non giova a favore della mia relazione. Quindi mi alzo, mi guardo allo specchio ed esco dalla camera, avviandomi in salotto, è ancora seduto sul divano che fa zapping tra i canali, lo sento sbuffare e mi viene da ridere. E' divertente vederlo arrabbiato, assume un espressione buffa. Senza parlare, mi metto a cavalcioni su di lui, notando lo stupore nei suoi occhi. Lo bacio focosamente, muovendo i fianchi contro di lui.

17 Metri sopra il livello del mareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora