Vi era una grossa insegna luminosa che recava la scritta "Bar Eco" e più in piccolo "Serviamo anche il pranzo". I bambini avevano solo qualche moneta, però decisero di entrare comunque. Appena dentro si sedettero al bancone ed immediatamente una donna arrivò a chiedere cosa volessero.
"Noi abbiamo solo poche monete, cosa possiamo prendere con queste?" Chiesero.
Alessio mostrò la manciata di monete e la signora capì tutto al volo.
"Voi non siete di qui eh? Sentitemi, per questa volta offre la casa, va bene?".
I due bambini erano felicissimi ma anche molto perplessi, perciò tentarono di fare qualche domanda alla signora ma questa scappò subito in cucina.
La porta del bar si aprì con il suono di un campanellino ed entrò una alta e larga sagoma nera, semi-trasparente come se fosse un'ombra, e ai tavoli c'erano altri esseri uguali.
La donna tornò con due piatti fumanti per i ragazzi, prese un bicchiere e cominciò a strofinarlo con un panno nel tentativo di asciugarlo e renderlo ben lucido.
"Voi non siete di qui, mangiate un po' di cibo di questo mondo."
I ragazzi avevano mille domande.
"Non capisco, questo mondo?", chiese Alessio.
"Esatto", rispose la signora.
La porta si aprì nuovamente dietro di loro ed entrò un'altra di quelle ombre.
"E quelle cose cosa sono?", chiese Alessio, puntando il dito.
"Non essere maleducato, non è educazione puntare il dito", lo rimproverò la donna. "La prego di scusarlo", continuò voltandosi verso l'ombra.
La donna riprese a spiegare ai bambini: "Quelli, bambino, sono spiriti, vengono spesso qui al bar Eco, è il più popolare".
I bambini erano ancora più perplessi.
"Spiriti? Anche quel mostro che ha tentato di mangiarci era uno spirito? Che posto è questo? Riccardo che fine ha fatto? Come possiamo tornare a casa?"
La donna alzò gli occhi verso l'alto: "Scusatemi ma io sono soltanto una cameriera e non faccio altro che servire a un bar; non mi trovo molto a mio agio con le domande e le risposte. Appena più in là c'è via "Sapienza", lì c'è la scuola e troverete qualcuno che sappia rispondere alle vostre domande; è pieno di studiosi in quel posto".
I bambini ringraziarono la cameriera e se ne andarono. Uscirono da via del non Essere e trovarono una grande piazza ellittica dalla quale partivano altre tre strade. La donna del bar non gli aveva detto come arrivare a via Sapienza. Simone si guardava intorno nella speranza di poter vedere qualcuno a cui chiedere informazioni, mentre Alessio notò che metà dei palazzi che circondano la piazza erano decorati con ghirlande, fiori, bandiere colorate e dei lunghi festoni collegavano i palazzi tra di loro.
Videro un ragazzo, molto giovane, che sistemava le decorazioni. Tra le mani aveva un pennello e nella cintura dei pantaloni delle lunghe ed eleganti forbici ottonate. Alessio si avvicinò alla scala su cui il ragazzo era salito e chiese: "Saprebbe dirci dov'è via Sapienza?"
Il ragazzo si spaventò, fece vacillare la scala di legno e il pennello cadde a terra.
"Bambini per favore mi dareste quel pennello?" Rispose. Poi si raccomandò: "State attenti a non toccare la vernice sulle setole".
Simone prese il pennello e lo osservò attentamente; sembrava un pennello come tanti altri. "Perché gli serve un pennello per attaccare i festoni?" pensò tra sé e l'uomo, come se gli avesse letto nel pensiero, agitò il pennello in aria e fece comparire una bandiera arcobaleno, come se l'avesse dipinta. Poi affermò: "Questo pennello è molto importante, non per niente è in mio possesso".
Mentre scendeva dalla scala, saltò un gradino e dalla cintura gli caddero le forbici che si conficcarono nell'asfalto sotto i loro piedi, creando una piccola crepa.
"Oh scusatemi, rimedio subito" disse, poi prese le forbici con la mano sinistra e con la mano destra intinse il lungo pennello in una latta di vernice appoggiata sopra la scala, spennellò la crepa che magicamente sparì. Tutto contento prese la latta di vernice e fece per andarsene abbandonando in mezzo alla strada la scala. Mentre si allontanava domandò: "Avete detto che volete andare in via Sapienza, vero? Dovete andare a scuola, siete degli studiosi?".
"No" rispose Alessio, dobbiamo andare là per trovare un professore che possa rispondere alle nostre domande". Il ragazzo indicò una strada sulla loro destra e si offrì di accompagnarli, così si incamminarono tutti assieme.
Il ragazzo, incuriosito, chiese ai bambini "Di quali domande cercate le risposte?".
Alessio, con tutto quello che aveva visto, aveva mille domande per la testa, se avesse dovuto elencarle tutte non sapeva quando avrebbe finito. Simone era alla destra del ragazzo e allungò l'occhio per sbirciare all'interno della latta di vernice nel tentativo di capire; mentre camminava continuava a chiedersi come avesse potuto riparare una crepa sull'asfalto con così tanta facilità e come le forbici avessero potuto crearla. All'interno della latta gli sembrava di vedere un cielo stellato; la vernice era scura, con colori che sfumavano dalle tonalità del blu al viola, ed era piena di puntini luminosi che sembravano, appunto, stelle. Simone non poté evitare di chiederlo: "Che vernice è questa?"
"È normalissima vernice, si trova facilmente nei negozi qui vicini. Il colore ha un nome difficile, ricordo solo che inizia con la "c" ma non ricordo altro", rispose il ragazzo.
Alessio, però, non si lasciò distrarre dal fascino di quella vernice e, dopo aver brevemente raccontato quanto gli era successo, porse la domanda principale che aveva la precedenza su tutto: "Come possiamo salvare mio fratello e tornare a casa?"
"Ah ma voi venite dall'altra parte, ora si spiega tutto; voi avete bisogno del Professor Trakis, è un esperto in matematica e di altri luoghi"
Simone, ancora incantato dalla vernice, chiese: "Ma stai decorando la città con quella vernice? E le forbici a cosa servono?"
"Il pennello serve per creare; le strade, le statue, i palazzi, tutto quello che vedi è stato create da me con questo pennello e questa vernice. Il mio è un atto creativo non da poco. Le forbici, invece, servono per correggere e togliere gli errori, sono in grado di tagliare qualunque cosa sia stata creata dalla vernice, ponendo subito fine alla sua esistenza. Siete arrivati a destinazione, entrate. Io torno al mio lavoro, le decorazioni e le statue non si dipingeranno da sole. Buona fortuna". Così si congedò il giovane.
"Buon lavoro signore", disse Alessio, ma Simone lo corresse: "Buon lavoro Creatore!"
________________________________Spero che questa brevissima storia vi sia piaciuta, e se vi è piaciuta lasciate due stelline e lunedì prossimo (12 aprile) pubblicherò la seconda parte. Grazie.
STAI LEGGENDO
Teatro di sogni e incubi
NouvellesDurante la recita Riccardo viene rapito e il gemello Alessio, assieme al migliore amico Simone lo andranno a salvare. Per farlo dovranno fare amicizia con personaggi strani, bizzarri e qualche volta pericolosi; solo alla fine verranno a conoscenza d...