- Will, Will! – urlai sconvolto e sudato, risvegliandomi. Accanto ritrovai gli occhi curiosi del giovane Jean che mi scrutavano in silenzio. Mi alzai dal giaciglio e sedetti sul tavolo. Gli altri dormivano saporitamente, tranne il prof che mi preparò una tazza di tè.
- Dopo tutto quello che hai passato, ragazzo, è normale che ti vengano gli incubi a disturbare il tuo sonno ristoratore! - affermò, sorridendomi. Quanto lo ammiravo: era riuscito a tenere in piedi quel resto di sopravvissuti per tutti quegli anni, con la paura giornaliera di poter essere scoperti e attaccati dai pericolosi invasori ruba sogni.
- Mi spiace, Jack, ma devo darti una brutta notizia: un paio di nostre sentinelle ci hanno detto che alcuni tuoi compagni sono stati catturati.
- Lo so! - intervenni, rattristato. - Nel sogno mi ha avvertito Will e mi ha pregato di liberarli!
Rick rimase in silenzio e si accese lentamente la pipa. Mi guardava come in trance e finalmente, dopo un paio di boccate, decise di farmi la sua rivelazione. - Fino ad oggi, nessuno è riuscito a liberare gli umani dal sonno criogenico, tranne i Risorti del tuo dottor Herbert. E la cosa non ti pare sospetta?
- Cosa intende dire? - chiesi spaventato. Il prof si grattò la testa e osservò il vuoto, poi continuò: - Scusa se sarò diretto, ma è il mio modo di essere: sei stato una cavia, amico mio. Guarda quell'oggetto, - mi indicò un microchip che giaceva sul tavolo, sopra un panno. Lo presi in mano e lo studiai per un po': era leggero e piccolo.
- Grazie a quell'apparecchio riuscivano a pilotare i tuoi sogni e ad inviarti i messaggi che voleva Herbert. Lo abbiamo trovato nascosto dietro la tua nuca. Sei pronto a un'altra brutale rivelazione? - mi parlò Andersen col suo modo sempre paziente e sincero. Assentii con la testa. - Ebbene, ragazzo, conosco molto bene Herbert: eravamo amici, un tempo, sai? Aveva sempre manie di grandezza, anche quando insegnava fisica all'università. Te la faccio breve: non sei il primo che salviamo da quella falsa accademia militare, fra poco ti faremo conoscere altri tuoi ex commilitoni.
- Ma cavia per quale motivo? - chiesi sempre di più sconvolto dalle sue rivelazioni.
- Herbert vuole arrivare a me, conosce il mio buon cuore e il fatto che accolgo chiunque abbia bisogno di aiuto, come nel tuo caso. Sospetto che lui sia in combutta con i Ladri di Sogni, la storia che lui sia riuscito a liberarsi e miracolosamente esser riuscito a svegliare anche altri umani non me la sono mai bevuta, - affermò Andersen dando un pugno al tavolo. - Credo che egli stia aiutando gli alieni a ritrovare tutti i sopravvissuti e loro, in cambio, gli avranno garantito qualche ricompensa che ignoro. Ma lui non sa che io in tutto questo tempo sono riuscito a creare un esercito che ci protegge.
- Davvero? - esclamai, sempre più sconvolto. Andersen tirò una lunga pipata, poi continuò. - Forse gli avranno promesso di lasciarlo libero? E a quale prezzo: cacciando gli umani superstiti in giro per la città. Herbert è sempre stato bravo a sapersi schierare nella direzione a lui conveniente, dove soffia il vento. Mi spiace per i tuoi amici, Jack, ma ora come ora dobbiamo pensare a proteggerci!
Ci fu un lungo silenzio. Rimasi ad osservare le nuvolette che sprigionava la pipa del professore le quali si alzavano in aria e si allargavano sempre più, facendosi sottili e sparendo lentamente. L'aria era acre di fumo dall'odore dolciastro. Osservai Jean che si era appisolato sopra al tavolo a braccia conserte e andai a prendere una coperta che gli poggiai addosso. Una donna si era svegliata e si stava recando in cucina (così chiamavano un angolo cottura ricavato da una volta della metropolitana che una volta doveva essere stata la biglietteria) e iniziò a tagliare delle verdure per il minestrone. Quando pensavo che ormai il prof Andersen si fosse anche lui appisolato, egli ricominciò a parlare.
- Prova a riposare, adesso. E non preoccuparti. La guerra verso questi alieni invasori scoppierà presto e riusciremo a lottare, perché una caratteristica di noi esseri umani è proprio quella di non arrenderci mai, anche quando tutto sembra illogico e senza speranza di vittoria alcuna.
Calò di nuovo il silenzio. Mi alzai dal tavolo e mi recai ai bagni per urinare. Non so perché ma in quel momento pensai al mio cane Rudolf: la sera, quando mi coricavo a letto nella mia camera, egli si sdraiava accanto alle mie ciabatte e mi guardava allegro con quei suoi occhietti birbanti. Le lacrime iniziarono a scendermi, fino a quando piansi in silenzio, provando a trattenere i singhiozzi.
Erano passate alcune ore dalle sconvolgenti rivelazioni del professore e rimasi sdraiato nella mia tenda a riflettere. Come si fa a tradire la propria specie? Come è possibile arrivare ad essere così cattivi? Come al solito ero stato cecato, ma il dottor Herbert effettivamente non mi aveva mai convinto del tutto. E adesso cosa avrei fatto? Furono ore angoscianti, mi giravo e rigiravo senza riuscire più a prendere sonno. La mia tenda aveva di fronte l'orologio della metro, con le lancette ferme a indicare le ore 9 ormai da anni. Il tempo, come passa il tempo. Avevo vissuto tanti anni nel sonno criogenico e nonostante avessi 16 anni mi sentivo ormai un adulto.
Fu il prof a chiamarmi fuori dal mio groviglio di pensieri avvisandomi che erano arrivati: fu quel giorno che conobbi i mitici Cavalieri!
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Brave
Science FictionIl sedicenne Jack Carson è un normale adolescente che studia al liceo scientifico, grande appassionato di fantascienza e delle auto da corsa. Un giorno, dopo aver litigato coi genitori, decide di scappare di casa e si rifugia dal suo amico Rod che g...