Finalmente liberi!

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"Morti, signor giudice! Sono tutti morti" - ribadisce, in lacrime, una giovane donna dai capelli corti e scuri, seduta di fronte alla corte, in tribunale, con i polsi ammanettati, affiancata da un paio di guardie e un avvocato.

"Non abbiamo trovato cadaveri all'interno della Banca, chi ci garantisce che lei, signorina Silene Oliveira, alias Tokyo, non stia mentendo?" – domanda, sospettoso, il magistrato.

"La polizia gioca sporco. Loro li hanno trovati eccome i cadaveri! Non nella Banca, però ma a pochi passa dal luogo in cui hanno catturato me. Vi fidate così tanto di chi si è macchiato di orrori contro un ragazzo torturandolo nella peggiore maniera, o sparando ad una donna disarmata, distruggendola psicologicamente per una vicenda personale legata a suo figlio? Hanno commesso dei reati... noi invece nessuno! E chi è che state accusando? Me, l'unica superstite di una rapina andata male, costruita soltanto per salvare il mio compagno dagli orrori dei servizi segreti, dello Stato spagnolo... chi andrebbe interrogato sarebbe il caro colonnello Tamayo, così come il colonnello Prieto! Tutti sapevano, tutti hanno taciuto. Che dire del complotto con Gandia, che ha giustiziato a sangue freddo, con il consenso dei superiori, la stessa donna che fu sparata da un cecchino? I cattivi non siamo noi, i cattivi sono loro" – così dicendo, Tokyo muove le sue carte contro i nemici. Sa bene che mettere in pessima luce le figure istituzionali della nazione, non la giova. Però probabilmente smuovere le coscienze di tutti è la cosa che potrebbe salvarla.

Al suo fianco, la sua legale, vestita elegantemente di nero, con tanto di chignon che dà ordine alla sua chioma rossa, ascolta attenta quanto appena pronunciato dalla sua assistita.

"Avvocato, lei dovrebbe tenere a freno la lingua biforcuta della sua cliente" – la rimprovera il giudice.

A quel punto, la donna si alza in piedi e prende parola – "La qui presente signorina Oliveira ha esposto il nocciolo della questione, vostro onore! Vi ha raccontato ogni singolo momento trascorso nella Banca di Spagna, ogni attimo di tensione tra i membri, ogni atto di guerra che la Polizia ha mosso contro di loro, ogni gesto, ogni emozione, perfino quella legata alla morte ingiusta di Agata Jimenez, a cui hanno fatto seguito le morti di tutti gli altri. Vi invito a pensare con lucidità che questa storia ha del paradossale. Come mai chi è chiamato a difendere i cittadini, chi lavora in nome della giustizia, è pronto ad uccidere, ad eliminare e torturare. Dove è la civiltà in tutto ciò?"

Le affermazioni dell'avvocato spiazzano i presenti, nonostante è udibile in fondo all'aula la voce di alcuni poliziotti che si ribellano.

"SILENZIO" – grida il giudice, richiamando all'ordine.

Osserva con attenzione lo sguardo di Tokyo, la quale non cede e si mostra fin troppo convinta delle sue dichiarazioni. Nessun tentennamento, nessun cedimento che avrebbe potuto giovare alla sua condanna definitiva. E lo stesso comportamento è evidente nell'avvocato.

"La corte si riunisce per deliberare. Chiediamo di attendere il responso, che verrà esposto domattina" – è ciò che viene comunicato.

Prima di congedarsi, però, l'avvocato della rapinatrice offre alla corte le prove della morte dei Dalì, a suo dire occultate dalla polizia.

E una volta sola con il suo legale, Tokyo può sentirsi libera di abbattersi.

"E se non credessero a nulla?"

"Tranquilla, stai seguendo bene le istruzioni. Vedrai che le prove che ho orchestrato contro di loro e i tuoi racconti dettagliati, ci daranno ragione"

"Senza cadaveri è impossibile credere alle mie parole"

"Anche di questo non ti dovrai preoccupare. Ricordi che sono una ladra e ho "lavorato" con esperti, tra cui il mio ex marito che tu conosci bene. Come ho saputo fingermi avvocato, ho saputo organizzare la presunta morte dei Dalì. Andrà tutto bene, e semmai dovessero esserci intoppi, sarò io a tirarti fuori dal carcere" – così dicendo, le due si alzano in piedi, lasciando che l'accusata venisse condotta da alcune guardie nella sua momentanea cella.

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