Si era alzato di buon mattino. Aveva preparato la colazione e gliela stava portando a letto.
Era una cosa che per quelle due settimane aveva sempre fatto Feyre, ma quella mattina toccava a lui.
Madja aveva detto che aveva finito, che il corpo di Celya era guarito. E lui era quasi corso nella sua camera, ma Nyx l'aveva preceduto.
Era rimasto ad origliare. Era curioso e preoccupato. E dopo aver ascoltato i suoi due figli parlare - quello carnale e quella acquisita - lo era ancora di più.
Quindi quella mattina avrebbe parlato con lei. Davanti alla porta tese l'orecchio, ma nessun rumore proveniva da dentro.
Allora aprì la porta. Celya era a pancia in sotto, ma si muoveva con bruschi scatti. Era in un incubo. Di nuovo.
Poggiò il vassoio con la colazione dove potè, chiuse la porta e si precipitò al suo capezzale. Doveva tirarla fuori.
"Celya?" La chiamò. "Celya!"
Al suono del suo richiamo, Celya si tranquillizzò. Era fuori dall'incubo, capì.
Infatti, lentamente aprì quei suoi occhi argentati, che incontrarono subito i suoi.
Gli sorrise. <<Ciao Rhys.>> Lo salutò.
Rhysand le si sedette accanto e le accarezzò la guancia. <<Devo insegnarti ad usare i tuoi poteri, così potrai chiamarmi se ne avrai bisogno.>> Pian piano stava prendendo peso. La sua pelle ora era morbida, ma più piena. C'era ancora molto lavoro da fare, ma si sarebbe ripresa completamente.
<<Sapevo lo avresti detto. Sono contenta che tu sia qui.>> Per un attimo i suoi occhi divennero lucidi, ma quando li sbatté erano di nuovo del loro colore e perfettamente asciutti.
<<Ci sarò sempre per te.>> Le sorrise. Poi i suoi occhi incontrarono le ali di lei e si ricordò della conversazione avvenuta con Nyx il giorno precedente.
<<Troverò qualcuno che possa guarirle.>> Le disse.
<<Per camminare.>> Sottolineò lei.
Rhysand sospirò. <<Non voglio insistere, ma avere le ali non è una cosa da tutti, Celya. Non dovresti... Lasciarle solo come abbellimento.>>
<<Non mi rendono più bella, ma più debole. Sai benissimo che cosa intendo, Rhys.>> Sembrava sconsolata. Era stanca. Lo leggeva nei suoi occhi, dalla sua espressione e dalle profonde borse violacee. Non dormiva. Ci provava, ma probabilmente gli incubi non le davano tregua.
E ricordava benissimo le ferite sul suo corpo. Tutte inferte con uno scopo: ferire e immobilizzare. Quelle sulla schiena, erano in punti che durante il volo erano fondamentali per distendere, sbattere, planare. Amarantha non voleva che volasse.
<<Lei ti ha ferita per non fartele usate. Vuoi dargliela vinta?>> Cercò di spronarla.
<<Voglio camminare, Rhys. Respiro e già è un risultato.>> Era sulla difensiva. Aveva paura di lui? Non doveva averne.
<<Non ti costringerò, Celya. Non lo farei mai, ma pensavo, d'accordo? Quando vorrai, se lo vorrai, qualcuno di noi ti insegnerà a volare.>> In quel momento le tornò in mente la proposta di Cassian e Nesta: farla allenare con le Valchirie. Ma non ne parlò. Era presto e lei era demoralizzata. E pressarla non avrebbe giovato a nessuno.
<<Ho fame.>> Cambiò discorso.
Rhysand si fece apparire il vassoio con la colazione tra le mani. Lo poggiò sul comodino e l'aiuto a sedersi. Era in camicia da notte. Dopo anni, aveva qualcosa a coprirle il corpo. Doveva sentirsi meno esposta finalmente.
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A Court Of Light And Darkness {ACOLAD 1}
Fanfiction{ACOLAD - PARTE 1} Celyaphin è la figlia di Amarantha. Come è possibile? È una lunga storia. Una storia che comprende Rhysand. E comprenderà il figlio di Rhysand, Nyx. Ormai grande e maturo o così dovrebbe essere. Oscurità e luce che si attirano, si...