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Se non ho mai citato i miei genitori, significa che non hanno mai avuto il coraggio di telefonarmi da quando sono arrivata a Londra. Quando ero piccola, loro erano la parte reale della realtà. Io e nonno amavamo divertirci con la fantasia, mentre quelle due care persone vivevano la loro routine, cercando di ostacolare anche i miei sogni.
Quando dissi che avrei desiderato trasferirmi a Londra, loro risultarono contrari.
"Londra?! Oh madre cielo, nostra figlia è pazza!"esclamò mio padre. Nonno se ne era già andato, quindi non poteva nemmeno più ribattere come era suo solito fare.
Ma quando ebbi finito gli studi, mi allontanai da quella vita e decisi di traferirmi in questo mondo magico, come avevo sempre sognato.
Loro non si sono mai ostinati a chiamarmi, solo un messaggio per le festività, ma nemmeno per tutte.
"Harry Potter è un film per bambini, papà."lo riprese un giorno mamma, sospirando, guardando il nonno stringere la bacchetta tra le mani.
Io origliai la loro conversazione dalla porta che quel vecchio uomo aveva il vizio di lasciare accostata.
"Sara ora dovrà andare alle medie, non potrà più parlare di strane creature, magie, incantesimi, scope volanti, Draco Malfoy, Harry Potter, Voldemort."elencò mamma e diceva sempre gli stessi nomi, visto che non si era mai informata su altri.
"Hai nominato il suo nome!"esclamò nonno e mi mandò uno sguardo sorpreso, perché sapeva che io mi nascondevo là dietro.
"Papà, ora dovrai smetterla. Sognare non è più possibile a questa età. Guarda come sei ridotto. Una divisa, una bacchetta e ti sei pure creato una scopa! Mi sto stancando di fare da madre pure a te!"ripetette per non so quante volte.
Ma il nonno si scrutò dalla testa ai piedi, sorrise e borbottò: "Sognare farà sempre bene, devi solamente saper distinguere la realtà. Ma sai cosa diceva Antoine de Saint-Exupery? 'Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma pochi di essi se ne ricordano.'"
Piccolo Principe, quello che nonno è sempre stato.
E questi litigi si ripresero le volte successive, con lo stesso andamento. Nonno non abbandonava, continuava a navigare nella sua idea ed io sono sempre stata della sua parte.
E lo sarò per sempre.
Ma adesso il ricordo di quelle lamentele non mi tormenta più. O meglio, così mi sono dovuta convincere per andare oltre.
Sto vivendo il mio sogno, tocco la felicità con un dito tutti i giorni, non sono sola, né sulla terra ferma né sopra di me. Cosa dovrei desiderare di più?

Fisso il display per qualche secondo e nel frattempo è calato il silenzio, se non il rumore della mia suoneria.
"Sara."mi sussurra Tom.
"Non so se ce la faccio."lo informo e lui, senza nemmeno esserne a conoscenza, mi borbotta: "Qualunque cosa sia successa, ti potrai pentire in futuro di non aver risposto.".
Il suo tono è così sicuro che mi rendo conto che potrebbe avere ragione. Così mi alzo e proseguo fuori dalla stanza. Faccio un grosso respiro e tocco sulla cornetta.
"Pronto."sento borbottare, dall'altra parte, con il suo tono freddo e mascolino.
"Mamma?"domando e quella parola mi scivola dalla bocca con difficoltà.
"Ciao Sara, si... si sono io."risponde lei, con tono improvvisamente indeciso e sofferente "c'è anche il papà qua.".
"Ciao papà."saluto. Ed ecco un'altra parola che scivola fuori con difficoltà.
"Come stai?"chiede mio padre.
"Bene, bene. Molto bene."rispondo andando nel panico di fronte a quella domanda "Voi?".
"Tutto bene."dicono all'unisono.
Ma poi mamma, tutto d'un fiato, dichiara: "Abbiamo visto la notizia sui giornali."
Il sangue mi gela nelle vene. Loro, come tutti, non erano a conoscenza di questo fatto.
"Oh, beh. So che può sembrare solo un  sogno."ridacchio imbarazzata.
"Siamo rimasti un po' allibiti. Tom Felton, cioè proprio lui."dichiara mamma, con tono confuso.
"È stato strano, ma si. Proprio lui. Ci amiamo tanto.".
"Oh, stai attenta tesoro. Quello è un attore, tu sei una semplice ragazza di campagna."mi raccomanda papà. Ma quelle parole fanno salire la rabbia dentro al mio corpo.
"Non riesco a capire questo confronto e se proprio volete saperlo io adesso sono di città e se vi interessaste davvero, sto lavorando come redattrice editoriale in un luogo fantastico. Guadagno bene, sono fidanzata con un uomo che mi ama e la mia migliore amica mi sta accanto sempre. Domani farò la mia apparizione in un videoclip e sto vivendo il mio sogno a Londra."alzo il tono della voce, e Tom si affaccia per controllare se tutto procede bene. Poi si poggia alla porta e ascolta la conversazione.
"Noi ti vogliamo bene, lo diciamo per questo."riprende, con tono innocente, mamma.
"Oh no, voi non siete affatto così. Mi dispiace.".
"Verremo a trovarti la prossima settimana."mi dichiara papà, con tono ancora più serio.
"Cosa?!"esclamo.
"Sì, che ti piaccia o meno vogliamo venire a vedere com'è questo Tom.".
Dopo quel suo modo meschino, attacco e mi butto tra le braccia di Thomas.

"Non me ne hai mai parlato."ammette Thomas, appena ci troviamo sullo skate per tornare a casa. Ora la città è buia, anche se illuminata da qualche lampione.
"Non mi piace parlarne. Non mi interessa."mi correggo e faccio un sospiro.
"Sappi che non far uscire il dolore ti causerà solo doppio male."mi riferisce, preoccupato. So che tiene a me, ma su questo non può assolutamente capirmi.
"Tom evita. Sprecheresti solo fiato. Io e i miei non andremo mai d'accordo, neanche se lo desiderassimo davvero.".
"Va bene."sussurra Tom "Ma non ti fare problemi a parlarne con me.".
"Grazie."lo stringo ancora di più e lui cambia argomento, per tirarmi su il morale.

Durante la notte mi sveglio più volte, mentre Tom biascica qualcosa che non riesco a comprendere. Ho troppi pensieri nella testa: dall'euforia del videoclip, alla rabbia verso i miei genitori.
Così scendo dal letto senza svegliare Thomas e lui, come se percepisse la mia assenza, cerca il mio corpo durante il sonno.
Scendo le scale lentamente, mi faccio un latte caldo e rimango a navigare tra i miei pensieri mentre fisso la tv spenta. Immagini attraversano la mia mente e sento, stanotte, più che mai, la mancanza di nonno. Forse perché in questi casi ci sarebbe sempre stato a leggermi un libro per farmi passare la rabbia o a difendermi davanti ai miei genitori.
Ma mentre mi volto, Tom appare in piedi di fianco a me. Alzo lo sguardo e lo trovo lì, mentre mi sorride.
"Ti ho svegliato?"domando preoccupata.
Scuote la testa: "Non so come mai ma quando dormo e te ne vai, io lo percepisco.".
"Veramente?"domando. Lui annuisce, poi si siede accanto a me e si poggia allo schienale.
"Comunque guardare la tv spenta credo sia davvero interessante."ironizza la situazione.
Sorrido, ma lui comprende subito il mio stato d'animo.
"Non riuscivi a dormire?"domanda, accarezzandomi la gamba.
Scuoto la testa. "Sicuramente è a causa dell'euforia per domani."cerco di tranquillizzarlo. Ma lui, ovviamente, non si sforza nemmeno a credermi.
"Perché non me ne hai mai voluto parlare?"chiede un'altra volta.
"Non me l'hai mai chiesto e non parlarne è la terapia migliore per sentire meno il dolore."borbotto.
"Questo è sbagliato, lo sai."mi riprende "Se tu continui a nascondere il dolore, esso si farà più forza per uscire.".
"Ho già Annalisa come psicologa."ironizzo. Lui accenna un sorriso e continua: "E lascio a lei il suo lavoro in cui è tanto portata. Ma io ti sto dicendo questo da fidanzato, migliore amico, sconosciuto, nemico. Semplicemente so cosa si prova Sara, e provare ad evitare qualche problema non fa altro che alimentarlo.".
"Sì, lo so. Ma la prossima settimana loro vogliono venire qua ed io non sono pronta."sussurro.
"Per quel giorno lo saremo e li accoglieremo spensierati e folli come siamo noi, così capiranno quanto sia fantastica la loro figlia."mi sorride "E il suo fidanzato ovvio.".
"Troppo modesto"lo riprendo ridendo e gli tiro una pacca sulla spalla.
Lui mi afferra e mi bacia sulle labbra.
"Tom. Mi leggeresti un libro?".
Sorride felice, poi si avvicina alla mia libreria e borbotta: "Quale ti piacerebbe?". Ma subito dopo esclama: "Le pagine della nostra vita! Si! Questo ti prego.".
"Va benissimo."rispondo ridendo. Così
si siede di fianco a me, mi stringe nelle sue braccia e con la sua voce leggera e così orecchiabile, inizia la lettura. Sto così meglio adesso e la mattina seguente, ci ritroviamo abbracciati sul divano, con il libro aperto accanto a noi.

Fortunatamente non ho genitori come quelli di Sara, ma credo che almeno una volta nella nostra vita ci siamo sentiti ostacolati nei nostri sogni da qualcuno.
Per conoscerci meglio... Quali sono i vostri obiettivi?❤️

Non so se sei solo un sogno || Tom FeltonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora