ELIZA
Seduta in quella sala d'attesa cercavo di non pensare al peggio, mi concentravo a non aprire i rubinetti altrimenti non sarei riuscita a contenermi.
Seth stava bene, mi ripetevo.
Lo stavano visitando e stava bene, a parte un occhio gonfio e alcune costole incrinate, ma stava bene.
Con la testa tra le mani e le gambe impazzite, non riuscivo a calmarmi. Essere in ospedale mi faceva pensare a quando ero al posto di Seth, dopo che per ore il padre di Ruth mi aveva minacciata con una pistola. Avevo rimosso quei ricordi e invece ora... con quello che stava accadendo, si era aperta una ferita che credevo fosse ormai chiusa. Strizzai gli occhi con forza, il solo pensiero di ciò che quello scagnozzo aveva detto prima di andarsene... rabbrividii. Stavo ancora tentando di superare il fatto Aaron mi avesse toccata, figurarsi se avessi dovuto affrontare quello.
Ma non importava: avrei fatto qualunque cosa purché smettessero di colpire Seth.
Erano venuto per ucciderlo.
Cercai di regolarizzare il respiro e di svuotare la mente.
Mi alzai in piedi e gironzolai allungando il collo per scorgere Seth.
Avevo bisogno di vederlo, stringerlo e tornare a casa.
I medici lo avevano trattenuto per controllare che non ci fossero traumi sospetti alla testa e io stavo impazzendo. Avevo bisogno di un terapista bravo.
Nell'attesa decisi di chiamare i miei genitori, mamma rispose subito.
«Devo averli assolutamente domani, datemi il più possibile, io piuttosto vi do tutto quello che ho e vengo a vivere da voi, non mi interessa. Devo averli domani.» La mia voce faceva spavento a me stessa.
«Eliza li avrai come d'accordi, è successo qualcosa? Sembri... agitata.»
Agitata? Agitata era un fottuto eufemismo, stavo letteralmente perdendo la testa e il controllo della mia esistenza. Ormai non sapevo nemmeno più a che scopo mi alzassi la mattina.
Tenevo a Seth e non lo avrei mai incolpato per tutto quello che stavo passando, ma mettermi insieme a lui era stato l'inizio della mia distruzione. E lui era la parte perfetta di tutte quelle schifose conseguenze. In realtà lui non centrava nemmeno, era solo una vittima - come me - delle scelte di Aaron.
Aaron ci stava distruggendo e fui grata che ora fosse fuori dalla nostra vita, perché una volta risolta questa faccenda, avremmo avuto finalmente la possibilità di essere felici.
«Lo hanno picchiato, Seth dico, una specie di promemoria.»
Mamma imprecò e mi chiese come stavamo. Parlammo per qualche minuto e alla fine della chiamata mi giurò che mi avrebbe dato i soldi domani in tarda mattinata.
Riattaccai nel momento stesso in cui Seth si avvicinò. Zoppicava e gli lessi il dolore attraverso la smorfia che faceva. Il viso, ora pulito, mostrava un occhio nero e gonfio - infatti si tamponava con il ghiaccio - e alcuni tagli sull'altra guancia. Ma stava bene. Seth era vivo e stava bene. Dovetti ricordarmelo quando mi posò una mano sul fianco e si chinò per baciarmi sulle labbra.
«Stai bene?» Chiese.
Liquidai la domanda con un gesto di mano. «Cosa ti hanno detto?»
Sospirò e mi guardò con compassione, probabilmente dovevo aver dimenticato da qualche parte la maschera perché il mio viso doveva rispecchiare esattamente l'interno. E l'interno era rivoltante.
«Non hanno trovato nulla che non vada, sto bene.» Appoggiò la fronte contro la mia e chiuse gli occhi. «Eliza, tu come stai?»
Feci un passo indietro e sentii qualcosa di umido scivolarmi lungo il viso. Mi asciugai subito, stavo piangendo?
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Mostrami l'amore (#2 Nightmares Series)
ChickLitEliza Hill ama divertirsi, ama stare con gli amici e ama frequentare il suo pub di fiducia: il Nightmares. È soprannominata "l'Uragano Hill" perché dovunque vada, ha il dono di usare la sua lingua tagliente per parlare a sproposito e mietere vittime...