Capitolo 23.1: L'urlo del dolore

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Resto tutta la notte appoggiata a quel muro freddo, immersa in un mondo fatto di sogni in cui ci siamo solo io e lui

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Resto tutta la notte appoggiata a quel muro freddo, immersa in un mondo fatto di sogni in cui ci siamo solo io e lui. Ho ancora gli occhi chiusi quando ad un tratto, avverto il tocco di una mano sfiorarmi il viso. La riconosco immediatamente, il mio corpo la riconosce. È il tocco che ho bramato per un anno intero, il suo tocco. Le sue dita spostano delicate una ciocca capelli dal mio viso e avverto il suo sguardo puntato su di me, lasciandomi provare una sensazione di tepore, nonostante il mio corpo sia poggiato a questi mattoni freddi e umidi. Apro gli occhi lentamente e intreccio il mio sguardo al suo. Forse stai sognando, Sanem. Restiamo occhi dentro occhi per secondi interminabili e un sorriso appare sulle mie labbra. Sorrido di gusto, con il cuore colmo d'amore per lui. Anche lui ricambia quel sorriso e questo sembra un sogno. Non c'è nessuno intorno a noi, siamo solo noi due. Siamo sempre stati solo noi due, siamo sempre stati Can e Sanem, solo noi. Amore mio, sei qui... Vorrei saltargli al collo, vorrei baciarlo e dirgli che lo amo e invece, resto ferma, immobile continuando a sorridere, immersa nel mio mondo fatto di amore. Un amore grande e folle, come quello che provo per lui. Non è reale, tutto questo è un sogno. Stai ancora dormendo, Sanem..

«Che ci fai qui?» mi chiede improvvisamente e in un attimo, capisco che non è assolutamente un sogno, ma la realtà. Oh no! Oh no, Sanem! È tutto reale, non stavi sognando!! E adesso cosa mi invento? Assumo un espressione seria, pensando di essermi lasciata andare forse a qualche sorriso di troppo. Mi alzo di scatto, penso a qualcosa da dire e dall'agitazione per essere stata scoperta a dormire nascosta dietro a quel muro. «Ehm.. Stavo andando a vedere un amico!» rispondo. AMICO? SANEM MA CHE DICI!? Cammino velocemente verso il molo, mentre Can mi chiede di quale amico stia parlando. Già Sanem, quale amico? Dai, digli di quale amico stai parlando!

Sono sommersa dal panico più totale. Non so che cosa dire, non so che cosa fare. Sono confusa. Quando si tratta di lui sono sempre confusa. «Ecco, ho un amico! È andato in mare» dice indicando l'acqua. «"Faccio un tuffo" ha detto, ma non è più uscito. Probabilmente sarà annegato!» aggiungo. Can non è convinto, così come non sono convinta io, ma non posso dirgli che sono rimasta qui tutta la notte perché volevo fermarlo nel caso fosse partito. Non posso dirgli di essere rimasta qui tutta la notte per lasciare che i miei occhi si riempissero della sua figura, del suo volto il più possibile. Ah Sanem, ma perché non riesci a dire qualcosa di senso compiuto?! Can si guarda intorno per cercare questo amico immaginario e io, sempre più confusa, continuo a portare avanti la mia recita, nella speranza di riuscire a depistare il vero motivo per cui mi ritrovo qui. «È vero che questa non è la stagione! Il mare è più caldo adesso? Se non è più caldo si sarà congelato! MI SONO CONGELATA ANCH'IO, ANCHE TU TI SEI CONGELATO! SIAMO TUTTI CONGELATI» urlo, in preda al panico. Ma cosa dici Sanem?! Scappa, scappa! E senza attendere oltre, dopo un ultimo sguardo al suo volto confuso, scappo via velocemente, lasciandolo lì.

Entro in casa con le guance arrossate e il fiato corto. Ho corso per tutto il tragitto, sperando di mettere quanta più distanza da quell'imbarazzante incontro con Can. Mi chiedo cosa abbia pensato di me e se abbia capito il reale motivo per il quale mi trovavo li. Ma che importanza ha, Sanem? Cosa cambierebbe? Nulla. Non ha detto una singola parola sulla proposta fatta da Ygit. Ha addirittura atteso fuori che un altro uomo.. che Ygit, si dichiarasse. A passo svelto mi dirigo in camera, gettando la borsa sul letto. Mi spoglio velocemente, disseminando gli abiti ovunque e una volta in bagno, entro nella doccia aprendo il getto d'acqua, sperando la doccia, riesca in qualche modo a spegnere la mia mente fin troppo ingombrata dai pensieri. Esco dalla doccia dopo un po' e nonostante ciò che avevo sperato, i pensieri non sono affatto scivolati via insieme all'acqua e al sapone. Mi vesto, con i primi abiti che mi capitano a tiro e una volta pronta, afferro la borsa sul letto tirando fuori il cellulare. Devo parlare con qualcuno, devo assolutamente parlare con mia sorella o rischio di perdere il lume della ragione.

GOCCE D'AMBRA (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora