Introduzione ~

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Sarà tutto narrato dal punto di vista di Percy, a meno che non mi serva il pensiero di qualcun altro, ma in quel caso vi avviserò. Buona lettura :)

***

La guerra contro Gea era finita da molto tempo, quindi tutti i nostri problemi si erano risolti e potevamo finalmente rilassarci e vivere una vita normale, per quanto la vita di un semidio possa essere normale. Insomma, potevamo stare in pace.

Si.

Certo.

L'importante è crederci.

Il vero guaio era solamente iniziato.

***

Quell'anno avevo passato tutta l'estate ad allenarmi con la spada, poiché avevo notato che in quel periodo stavo facendo troppo affidamento sui poteri da figlio di Poseidone, e non ero più in grado di combattere come un tempo.

La mia relazione con Annabeth andava a gonfie vele (detto degno di un figlio del dio del mare) e finalmente avevo un po' di tempo anche da passare con Grover, il mio migliore amico, e tutti gli altri semidei.

In una mattina di fine agosto io, Annabeth e Grover eravamo fuggiti momentaneamente dal Campo Mezzosangue per passare una giornata in città e divertirci un po'. Dopo tutto quello che avevamo passato non ci spaventava di certo qualche "piccolo" mostriciattolo.

Avevamo fatto finta di essere ragazzi normali che uscivano al pomeriggio per prendersi un gelato e stare in compagnia. Era una delle poche situazioni che ci consolava dal fatto di essere semidei.

Avevamo mangiato il gelato e ci eravamo messi a girare a vuoto per la città, scherzando e chiacchierando allegramente.

Mentre ci addentravamo in mezzo alla gente, avevo notato un uomo che sembrava fissarmi. Dopo circa due secondi che lo fissavo a mia volta, mi aveva salutato. Era passato qualche altro momento prima che io facessi qualcosa, perché volevo essere sicuro che stesse guardando me.

-Annabeth, torno subito- avevo detto continuando a guardare l'uomo.

-Cosa? Oh, Percy, non ti cacciare in nessuno guaio mi raccomando- mi aveva detto la mia ragazza mentre continuava a camminare parlando con Grover.

Mi ero diretto verso quel tizio che continuava a sorridermi e mi ero avvicinato. -Ci conosciamo, signore?- avevo chiesto. Forse non era esattamente la domanda giusta da fare, ma mi andava bene così.

-Oh no Percy, tu non mi conosci, però se hai qualche minuto ti spiego tutto- aveva detto lo strano tipo continuando sempre a sorridere. Sarebbe dovuto essere inquietante, ma quel sorriso mi scaldava il cuore. Sembrava un sorriso pieno di affetto. Magari era un amico di mamma. O di Paul. Se no come avrebbe fatto a sapere chi sono?

***

-Quindi? Come fa a conoscermi?- avevo chiesto curioso.

-Ora ti spiego. In pratica, io sono un semidio proprio come te. Sono riuscito a sopravvivere ai mostri da ragazzo. Ora vivo una vita abbastanza tranquilla, ma dopo qualche anno dal mio distacco dal Campo Mezzosangue, tanto tempo fa, sentivo la mancanza di quell'ambiente e degli altri ragazzi, così avevo deciso di fare una cosa-

-Oh, cosa? E chi è suo padre?-

-Mia madre è Ecate. Si, sono un figlio di Ecate. E comunque, come stavo dicendo, ho deciso di fare una cosa. Mi sono messo in contatto con la mente di un ragazzo con l'aura più potente che captavo e ho osservato le sue azioni e i suoi pensieri-

Okay, questo è decisamente inquietante. Non poteva semplicemente fare una visita al campo se gli mancava? E poi non erano i satiri quelli che sentivano le emozioni degli altri?

𝙳𝚎𝚒 𝚎 𝚜𝚎𝚖𝚒𝚍𝚎𝚒 𝚕𝚎𝚐𝚐𝚘𝚗𝚘 𝚒𝚕 𝚕𝚊𝚍𝚛𝚘 𝚍𝚒 𝚏𝚞𝚕𝚖𝚒𝚗𝚒 ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora