27- Uragano Hill.

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ELIZA

Dustin mi stava parlando.

Sapevo che era così seppure fosse un eco lontano, le parole riecheggiavano dentro la cucina della tavola calda, ma non riuscivo a capirne il senso.

Continuavo a guardare un punto davanti a me, ma non avevo idea di che cosa stessi osservando.

La vista era offuscata, i rumori compressi e ovattati come se fossi sott'acqua.

Ero immobile, i pensieri persi nel vuoto, come il buco nel petto.

La sera prima ero corsa da Dustin, appena aveva aperto la porta ero solo riuscita a dire: «ha scelto lui.» Poi ero crollata a terra e mi ero raggomitolata singhiozzando. Il dolore mi aveva sconfitta, io avevo ceduto, ero arrivata al limite. Dustin aveva dovuto tirarmi su in braccio per portarmi sul divano. Non sapevo con quale forza, ero riuscita a raccontargli tutto. Avevo passato la notte insonne, con il cuore a pezzi e inondando il divano con le lacrime. Avevo anche vomitato alla mattina, quando debolmente mi ero tirata su in fretta e la testa aveva cominciato a girarmi.

Presto mi accorsi di aver superato la parte del dolore.

Credevo che la cosa peggiore che potesse capitare era soffrire.

Mi sbagliavo. Era subentrato il vuoto.

Già, l'assenza di energia, l'assenza di sentimenti, l'assenza di uno scopo. Il nulla.

E quell'assenza paradossalmente si faceva sentire mille volte di più.

Quel buco nel petto non mi permetteva di respirare, parlare, mangiare, dormire. Volevo solo stare sdraiata sul letto a fissare il nulla per l'eternità.

E a quel punto che senso aveva vivere una vita così?

Che senso aveva alzarmi dal letto ogni mattina, se non provavo niente? Né dolore, né gioia.

Vuota, ero vuota.

Avevo speso così tante energie che avevo finito per prosciugarmi.

E ora Seth era appena venuto dove lavoravo per parlarmi.

Il viso di Seth era meraviglioso e lo avevo amato con tutta me stessa, persino di più, e cosa mi era rimasto adesso? Nulla.

E mentre lo guardavo parlare con Dustin, non ero riuscita a muovere un muscolo.

Non avevo provato niente, ero un involucro vuoto che fissava il mondo con sguardo perso.

Non avevo più nulla da dare, perciò cosa avrei dovuto fare di me stessa ora?

Aveva senso mangiare? Aveva senso lavorare? Aveva senso vestirmi, truccarmi e pettinarmi? Che senso aveva se tanto non rappresentavo più nulla?

Per me stessa e per il resto del mondo.

Perché Dustin continuava a parlarmi e mi chiedeva di reagire? Non potevo fare più niente, non esistevo più ormai. Volevo solo sparire. Dissolvermi nel nulla, tutto purché smettere di provare quel senso di vuoto nel petto. Era opprimente, sfiancante e angosciante. Mi terrorizzava. Stavo sprofondando nell'oblio e nessuno sarebbe stato in grado di prendermi per un braccio e tirarmi fuori.

Le pareti minacciavano di inghiottirmi al loro interno. Di colpo, tutto divenne offuscato e Dustin si sdoppiò. Aveva un gemello?

La cucina si stava alzando di qualche metro o ero io che mi stavo accasciando?

Mi strinsi nelle spalle e mi raggomitolai.

Strizzai con forza più occhi. Volevo solo che tutto finisse, in qualsiasi modo. Dovevo solo smettere di sentirmi... così morta dentro.

Mostrami l'amore (#2 Nightmares Series)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora