Tutto iniziò da un monotono venerdì sera del 12 giugno 1880, le otto sorelle erano radunate nel maestoso salotto per discutere del matrimonio di Helena,che era la sorella maggiora tra le otto.
La cerimonia si sarebbe celebrata tra pochi giorni."Secondo me non è giusto, non puoi sposarti solo per uno stupido capriccio di quella insensibile,non è nemmeno nostra madre,non ha il diritto di decidere per te." Disse diana ad alta voce e Ofelia si girò per controllare che non ci fosse nessuno e fece segno di abbassare la voce. "Anche secondo me,ha organizzato tutto lei,nemmeno lo conosci quel Lord Cowell" continuò Dafne.
Helena continuava ad avere una triste espressione in viso che nessuno avrebbe potuto portargli via.
"Io non lo amo, io non voglio sposarmi" Helena a quel punto si coprì il viso con le ginocchia e poi continuò "La mia vita è rovinata" disse.
Gli sguardi delle ragazze erano di conforto, anche se non avrebbero potuto fare molto.
Ofelia abbracció sua sorella come per dirgli che non doveva preoccuparsi.
"Ti prometto che farò di tutto per far annullare la cerimonia" esclamò diana senza arrendersi.
"Già ci hai provato e non è finita bene, Diana" disse Ofelia con tono autoritario da sorella maggiore, ricordando a diana lo schiaffo preso pochi giorni prima dalla matrigna in tentativo di annullare il matrimonio di sua sorella.
"Sappi che noi saremo sempre con te" Meredith tranquillizzò sua sorella.
"Non ti abbandoneremo mai, neppure se una donna perfida ha deciso di limitare la tua vita" ribattè Dafne.
"Se dovesse trattarti male, conta su di noi." Stacy mise fine a quel memorabile discorso.
Helena abbassò le ginocchia e alzò il capo, strinse le sue sorelle come una madre farebbe con i suoi bambini per farli sentire a casa, le lacrime bagnavano ancora il suo volto, ma solo sapere che le sue sorelle non sarebbero andate mai via la faceva sentire meglio.
Amy avvisò le ragazze con la solita gentilezza e spiegò alle ragazze qualche giorno prima di essere dalla loro ,parte e che secondo lei era ridicolo doversi sposare a quest'età.
Arrivò la sarta in camera, le ragazze si accomodarono mentre Helena con la solita espressione malinconica, cercava di non scoppiare a piangere. La sarta disse che il suo abito era pronto, fatto su misura per lei, quella dovrebbe essere stata l'ultima prova. Indossò il corsetto mentre Amy, la serva, glielo strinse fino a farle mancare l'aria, mentre le altre osservavano la scena con espressioni poco entusiasta.
Con l'aiuto della sarta e della serva indossò quel vestito che Diana definì "esagerato", le altre concordarono, anche se su Helena stava benissimo. Era bianco con una gonna ampia che le arrivava ai piedi. Si guardò allo specchio toccando la sua stessa immagine riflessa su di esso. Non riusciva a piacersi con quell'abito, le faceva pensare a tutto il dolore che avrebbe dovuto sopportare per il resto della sua vita. Abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore come per trattenere le lacrime. Amy le alzò il viso e prese i capelli di Helena in una mano arrotolandoli, formando una crocchia morbida e scombinata. "Una bella capigliatura del genere e sarai perfetta, fidati." disse guardandola negli occhi.
Le ragazze poco dopo, sentirono dei passi superare la soglia della porta. Diana e Dafne si voltarono vedendo la solita espressione meschina della matrigna, Amelia Backer. Spalancò la porta aperta per metà bruscamente. Aveva un sorriso nervoso stampato sul suo viso truccato e con molte rughe. Quel sorriso falso scomparì non appena vide il viso rossastro dalle lacrime di helena. Sospirò alzando gli occhi al cielo, poi disse con voce acida: "Ancora con questi lamenti, non sei una bambina lo vuoi capire, sì o no? Non hai più tempo per pensare alle sciocchezze, sei una donna ormai e avrai un marito per obbedirgli e stargli accanto" alle parole della matrigna, Helena fu presa dalla rabbia e scoppiò in lacrime.
Diana si alzò.
"Non è sua madre, non può decidere per lei, lo capisce o no che la sta mettendo in gabbia? Così il suo futuro sarà già limitato.
È solo una ragazza." Disse diana alzando la voce, rendendola più tenue per l'ultima frase.
"Come osi" la matrigna alzò la mano in segno di uno schiaffo, finché non si alzò Dafne.
"Non ne ha il diritto" disse seria quest'ultima, la matrigna abbasso la mano, alzò la testa in segno di disgusto e andò via con la sua solita camminata da gatta morta. Helena strinse il cuscino come per volersi sfogare, ma ci pensarono le sue sorelle ad abbracciarla e a supportarla moralmente. In fondo avevano ragione, la vita di una giovane donna di soli diciotto anni era stata limitata per uno sfizio della loro matrigna. Le ragazze erano ormai pronte per la cena.
In silenzio scesero in sala da pranzo, circondate da statue e ornamenti preziosi. Arrivate al piano inferiore, salutarono il loro caro padre già seduto a tavola, lo affiancava la matrigna con la solita espressione da serpe. Iniziarono a servire le varie portate. Helena a mangiare non ci pensava proprio, era ancora disperata. Diana e Dafne con la forchetta d'argento spezzettavano il cibo rendendolo una poltiglia pur di non mangiarlo, volevano far pagargliela pagare in qualsiasi modo.
"Papà p-perchè lei ci tratta male" jade disse leggermente triste. Le altre sorelle si girarono verso di lei con gli occhi sbarrati.
"Lei chi tesoro mio"
"L-la signora amelia"
La matrigna sorrise nervosamente
"Oh su via tesoro, è una bambina non sa che dice" disse la matrigna cercando di essere più credibile il possibile al padre, e lui sembrò essersela bevuta. Finirono di mangiare lentamente finché Amelia non proferì parola.
"Ragazze è ora,potete andare in camera vostra è tardi" le ragazze non infierirono ulteriormente e filarono al piano di sotto nella loro stanza insieme. Le sorelle parlarono finché non sentirono scricchiolare la porta. La matrigna spalancò l'ingresso, e questa volta cammina verso di loro con passo violento e pesante, puntando il dito verso di loro. "Come vi siete permesse, volete provarmi a mettere in cattiva luce, mocciose"
"jade ha detto la verità." disse Grace decisa.
"Se solo lei fosse un minimo cosciente e coerente accetterebbe i fatti come stanno senza inventare bugie su bugie"
continuò Diana alzando la voce. La matrigna si avvicinò pericolosamente a lei, ma Meredith la coprì facendo allontanare la matrigna.
"Se provate ancora a dire cose del genere, vi rinchiudo fino a farvi soffocare". Detto ciò uscì dalla porta. Stacy scoppiò in lacrime tra le braccia di Helena. "N-non voglio essere rinchiusa." disse Stacy scoppiando in lacrime.
"stai tranquilla, piccola, non ci rinchiuderà nessuno, parla sempre e alla fine non conclude niente."
Ofelia tranquillizzò sua sorella minore. "Nessuno può decidere chi dobbiamo essere, tanto meno cosa dobbiamo fare."
Diana accarezzò i capelli mossi della piccola jade. Il sonno invase l'atmosfera, e tra sbadigli e conversazioni, le ragazze caddero in un sonno profondo.
La notte era ancora giovane, le ragazze dormivano in un sonno beato. La luce leggera di una candela entrò nella loro camera.
Era Amy, che con un tocco poco delicato iniziò a squotere Helena.
"Mmh" quest'ultima emise un gemito di stanchezza.
"È importante signorina, si svegli" disse con voce leggera Amy.
Helena spalancò gli occhi, sapeva che se Amy la svegliava in quel modo nel cuore della notte, era qualcosa di grave.
"Svegliamo anche le altre, poi le spiego" Helena annuì, ed insieme ad Amy con cautela iniziarono a svegliare le altre. Con olio di gomito e pazienza, tutte le sorelle erano più o meno sveglie. Amy iniziò a prendere i vari indumenti delle ragazze e posarli in vari borsoni, erano piuttosto disordinati. Le ragazze si guardarono tra di loro molto confuse.
"Avete ragione, vi devo delle spiegazioni. Vostro padre è a letto,e rischia di morire, i dottori dicono che la sua condizione è molto grave e tutti pensano sia stato un semplice infarto, ma io so la verità.
Senza esitare, Jade e Grace iniziarono a piangere, l'una nelle braccia dell'altra.
"Ragazze, dovete andare via."
"Cosa c'entra nostro padre con tutto ciò?" domandò Ofelia, cercando di non sembrare debole.
"Con calma vi spiego." Amy cercò di tranquillizzare le ragazze.
"Ma sono solo le tre di notte." Disse Diana guardando l'orologio da taschino sul mobile di fianco al suo letto.
"Ragazze, vostro padre sta male, ma non ha avuto un infarto, è sempre stato in perfetta salute. Ma l'ho capito ieri sera, la signora Amelia stava conversando con il Signor Simon di un tentato avvelenamento a vostro padre, che ci sarebbe stato prima del matrimonio,sapeva che vostro padre non voleva darvi in spose a nessuno,ed ha trovato l'unico modo per riuscire a concludere qualcosa. Non ho potuto fare nulla perché dovevo aiutarvi,difatti vi ha minacciate più volte se avreste raccontato la verità al signor
philip. La vostra matrigna, ha continuato dicendo che dopo il matrimonio, avrebbe provato a farvi fuori una ad una." Le ragazze sbarrarono gli occhi e iniziarono a fare domande di tutti i tipi. "Non abbiamo molto tempo per le domande, adesso prendete questi." pose gli otto biglietti, dandoli a Grace.
"E tu? Non verrai?" chiese Meredith preoccupata per Amy.
"Già, i biglietti ne sono solo otto." disse Grace con i biglietti aperti a ventaglio contandoli velocemente.
"Care ragazze, non preoccupatevi, andrò a vivere da mia figlia. Su adesso cambiatevi." Amy lanciò vari indumenti sparsi sul letto, erano maltrattati e maschili.
"Indossateli, vi aiuteranno a camuffarvi."
"Puzzano." disse Stacy lamentandosi.
"Un pò di pazienza, signorina"
disse Amy.
"Sono preoccupata per nostro padre." disse Ofelia, rivolgendo uni sguardo triste prima alle sorelle e poi ad Amy.
"Adesso è il momento di pensare a te stessa" Ofelia a quelle parole annuì. Le ragazze cercarono tra il mucchio di vestiti quelli più adatti per i loro corpi.
"Ma questi vestiti da dove provengono esattamente" chiese Meredith curiosa, alzando un pantalone a righe azzurro e bianco solo con la punta del pollice e dell'indice.
"Sono alcuni vestiti della servitù"
l'espressione di Grace divento piuttosto disgustata.
Diana si guardò allo specchio mentre indossava un cilindro color beige, le scappò una risatina vedendosi. Le otto ragazze erano ormai pronte, in due grandi borsoni c'erano i loro vari abiti e dai loro sguardi si potè capire che il risultato era stato abbastanza efficace. Sembravano otti onesti lavoratori.
"Vostro padre mi ha detto di lasciarvi queste" disse dando delle chiavi ad Helena, poi continuò a parlare. "Sono le chiavi della villa di campagna di vostro padre a Londra, mi ha detto che nessuno sa di questa abitazione proprio perché l'ha lasciata in eredità a voi." lasciò alle ragazze un bigliettino con la via e le informazioni per arrivarci.
"Adesso è tardi, dovete andare, il treno parte circa alle cinque. Superate il Viale dei Fiori e vi ritroverete alla stazione del treno"
"Grazie amy" dissero in coro le ragazze, la abbracciarono ed uscirono dalla porta posteriore.
Erano le quattro della notte e le ragazze camminavano chiacchierando per raggiungere la stazione. Ofelia aveva un lume per illuminare la strada. Camminarono un altro pò per poi ritrovarsi alla stazione. Con le gambe dolenti si misero a sedere sulla panca frontale ai binari. Helena controllava l'ora, mancavano sette minuti alle cinque.
"Tirate fuori i biglietti, chi li aveva?" chiese Ofelia.
"Grace, se non erro." disse Dafne
"Oh, si, un attimo soltanto." Grace infilò una mano nella tasca del suo pantalone, e aggrottò la fronte, poi portò le mani in entrambe le tasche della giacca che indossava, ma niente. I biglietti non c'erano.
"Ragazze, io i biglietti non ce li ho, controllate voi." disse Grace, ancora confusa, perché ricordava che Amy li avesse dati a lei.
"Grace, tu avevi i biglietti! Amy li ha dati a te!" disse Diana.
"Lo so, ma erano qui! Ne sono sicurissima!" esclamò Grace, indicando la tasca dei pantaloni.
"Ed adesso?" disse Ofelia rassegnata.
"Abbiamo solo una possibilità per arrivare a londra, il treno delle merci." disse Diana decisa.
"Io non viaggio chiusa in un treno, insieme al carbone poi!" disse Jade disgustata.
"Sta zitta Jade, devi imparare a sopportare le cose. Appena il controllore si gira, corriamo nel vagone, va bene?" Helena improvvisò. Tutte annuirono tranne Grace e Jade, insicure.
"...Ora!" Helena prese per la mano Stacy e Grace, mentre le altre le seguivano. Con un salto Helena saltò sul vagone, dando una mano alle altre. La poca agilità di Grace rallentò il suo passaggio, ma con l'aiuto di Ofelia e di Helena riuscì a salire.
Dafne trascinò con forza la portiera in metallo chiudendola.
Aspettarono finché non sentirono il pavimento del treno muoversi, prima lentamente, poi sempre più velocemente. Il treno era partito e le ragazze erano circondate da grandi sacchi di carbone.
Diana iniziò a curiosare, si fermò a guardare dalla finestra sull'altra sponda del vagone. Erano passate due ore e Londra era quasi vicina.
Diana guardava la finestra che affacciava su un grande prato fiorito.
"Buttiamoci." disse aprendo la portiera del treno.
"sei fuori di testa?"
disse ofelia,mentre diana si sporgeva sempre di più."se torna il controllore ci trova,è per necessità"
disse diana con il viso al vento mentre cercava di mantenere il suo cappello con una mano,mentre l'altra era occupata a tenere il bordo della portiera."A destra, fate presto." disse Diana prendendo la mano di sua sorella minore, Jade. Diana si lanciò seguita dalle altre. Tutte erano atterrate sul prato, Helena si accorse che Grace non era lì.
"Dove si è cacciata Grace?" chiese Meredith, le altre fecero spallucce.
Andarono in panico, finché non videro Grace correre dall'altra sponda del prato. "Avevo detto a destra, Grace." urlò bruscamente Diana. Si alzarono e pulirono i loro vestiti picchiettandoli leggermente. Videro da lontano una carrozza, trainata da due cavalli e guidata da due figure, al quanto pare maschili...