L'appuntamento successivo lo presi qualche settimana dopo. Mi ero convinta a fidarmi di questo nuovo dottore che, in fondo, non mi aveva detto nulla di nuovo, ma che alla fine mi aveva lasciato la sensazione di conoscermi o almeno di voler scrutare, andando oltre alle mie parole. Avevo riflettuto a lungo su quella decisione, se affidarmi e fidarmi.
Il Dott. S. mi fece entrare nel suo studio.
Il colloquio iniziò subito dopo.
"Ho pensato molto in queste settimane", dissi senza aspettare le solite manovre abitudinarie che avevano a che fare con cartella e apertura dei file
"A cosa ha pensato?", mi chiese il Dottore
Nel mentre lui sistemava le solite carte, io pensai ad articolare una risposta quanto meno sensata.
"Ho pensato che molte volte cancello ciò che scrivo perché mi sento divisa a metà. Mi sento divisa a metà anche quando non scrivo."
Il Dott. S. mi guardò cercando di cogliere ciò che gli avevo appena detto, in base a quelle poche parole informazioni che gli avevo riferito.
"Intende dire che si sente indecisa?"
"No, intendo dire che è come se vivessi un eterno conflitto tra due poli opposti, come se vivessi gli antagonisti di tutte le sensazioni, simultaneamente. Lei si immagini: vivere in una situazione quotidiana il bene e il male delle conseguenze, essere arrabbiati ed essere felici allo stesso tempo. Non si può essere solo felici o essere solo arrabbiati? Non si può decidere che una cosa sia giusta e basta?"
Il Dott. S. aveva lo sguardo serio, pensai avesse capito ciò che avevo spiegato.
Non mi rispose immediatamente, passò qualche secondo, poi distolse lo sguardo
"Perché pensa che di debba provare un'unica sensazione? Soprattutto, perché pensa che il bene e il male debbano essere distinti e che non sia normale provare sensazioni contrastanti contemporaneamente?"
"Non lo so se penso questo, però molte volte non riesco a scrivere per questo motivo, perché quando devo descrivere determinate situazioni se mi metto a scrivere guardando da una prospettiva contraddico l'altra, e viceversa."
Ero preoccupata di non essere riuscita a spiegare il concetto così esattamente come lo sentivo, di aver creato confusione.
Il Dott. S. sembrò non essersi posto alcun problema sul comprendere con esempi più concreti ciò che avevo esposto
"Forse l'unica prospettiva che lei cerca è proprio l'unione delle due prospettive che sente. Io penso che la risposta non sia scegliere fra le due strade, ma farle combaciare come se fossero una sola. Perché è quella la strada che prenderà con equilibrio."
"Intende dire che è normale provare tante sensazioni diverse, spesso contrastanti?", chiesi allora.
"Chi decide cosa è normale e cosa non lo è?", mi domandò il Dottore.
Capì il significato di quel colloquio. Era del tutto comprensibile che mi capitasse di provare tante cose e nessuna di queste definite. La soluzione stava nel muoversi verso la direzione forte, quella che le univa tutte e nessuna allo stesso tempo. Quella che non si poneva domande, che raccoglieva e portava con sé tutto l'insieme. Perché quella sarebbe stata la strada vera, quella invincibile.
L'ora del colloquio era terminata. Anche questa volta il tempo con quell'uomo mi aveva fatto comprendere di più, o forse meno. Tutto stava dalla mia decisione di prendere e conservare le parole volate nel tempo di un'ora, e volare con loro, oppure metterle da parte, fino a dimenticarle e disperderle in qualche angolo della mia testa che non avrei mai più visitato.
Ringrazia e salutai il Dott. S.
Poi uscì dal palazzo.
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"Il Dott. S."
General FictionIl Dott S. accompagnerà la protagonista alla scoperta di se stessa, attraverso le sue stesse emozioni, i suoi stessi sentimenti: la rabbia, la paura, l'ansia, amore... Un viaggio che la condurrà ad acquisire certezze nella vita, più consapevolezza e...