L'Amore.

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"Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L'uomo vive ogni cosa subito per la prima volta, senza preparazioni."
L'insostenibile leggerezza dell'essere~
Milan Kundera

Ottobre.

Il giorno successivo mi recai presso il grande palazzo color avorio dove mi aspettava per l'appuntamento il Dott. S.
Presi l'ascensore, mi fermai al 14esimo piano.
Nella sala d'attesa, seduta in disparte, in fondo alla stanza, c'era un ragazzo. Piegato su se stesso, teneva contro il viso un fazzoletto. Guardava per terra, non alzò mai lo sguardo. Sembrava stanco e disperato.
Non ebbi molto tempo per soffermarmi sulle ipotesi di ciò che potesse essergli accaduto, poiché due minuti dopo il mio arrivo, fui subito chiamata ad entrare nello studio.
Le formalità del colloquio ormai si stavano attenuando, sentivo di essere entrata in sintonia con questa persona che, in fin dei conti, stava semplicemente svolgendo il suo lavoro.
"Allora mi racconti cosa è successo..." mi disse,
" Non capisco cosa sta accadendo... sento di aver perso il controllo."
Incuriosito da quella mia affermazione, il Dott. S. volle scavare più a fondo per capire: " Mi spieghi meglio..."
"Ecco...", cominciai, "... lei si ricorda di quel concorso letterario di cui le avevo parlato? Ecco, non sono riuscita ad andare fino in fondo... non sono riuscita ad andare avanti, a scrivere nulla. Ho perso il controllo."
"Capisco..." disse il dottore, "... Di cosa ha bisogno per riacquistare questo controllo che pensa di aver perso?"
"Ho bisogno di vedere una persona che per me è molto importante... sto davvero male Dottore.", risposi
"Mi spieghi meglio...", il Dottore sembrava allarmato.
Dovevo raccontare dal principio come stavano le cose, dovevo farlo anche per aiutare me stessa, però questo bisogno mi stava costando molta più fatica di quanto potessi immaginare. Sembrava che volessi tenere strette a me quelle rivelazioni, come se dovessero appartenere solo alla mia di memoria. Allo stesso tempo, però, sentivo il bisogno insopprimibile di parlarne. Col tempo avrei capito che non erano quelle memorie a schiacciarmi, ma la persona stessa racchiusa in quelle memorie.
"Allora le racconto...", dissi tirando un grosso respiro, "... Tutto è cominciato tre anni fa. Tre anni fa ho conosciuto questa persona e me ne sono innamorata. Per molto tempo gli ho chiesto di vederci per conoscerci meglio. Ho aspettato e ho aspettato molto prima che arrivasse quel momento, due anni, per l'esattezza. Lei si chiederà perché aspettare così tanto tempo per fare una passeggiata e bere un caffè, immagino. Se fossi M. le risponderei per "Vergogna", così diceva lui. Si vergognava. Se invece dovesse chiederlo a me chiunque, risponderei: " Perché l'ho amato".
Ma non importa, anche questo è stato messo in dubbio. Abbiamo tagliato ogni contatto per un po' di tempo. Lei si chiederà il perché. Perché lui dubitava del mio amore. Per un anno e mezzo non ho visto il suo volto, non ho sentito la sua voce, non sapevo quasi nulla di lui... Eppure mi sono fidata, mi sono fidata ciecamente dell'amore che provavo. Quando abbiamo chiuso i rapporti mi è capitato spesso di pensare di non aver fatto abbastanza, dicevo a me stessa: "Se io ho fatto tutto questo per lui, perché dovrebbe pensare che io non lo amo?... È così evidente per me, ogni giorno ci sono stata e ogni giorno ho stretto a me questa persona quando piangeva disperato... perché allora dovrebbe dubitarne? Forse non ho fatto abbastanza..."
Abbiamo ripreso a parlare e qualche mese fa ci siamo visti per la prima volta. È stato molto piacevole stare in sua compagnia. Però ora mi ha detto che in questo momento, per un periodo, è meglio se ci distacchiamo un po'...
Insomma, non ci siamo più visti, la sua richiesta vorrebbe dire anche il chiudere anche le conversazioni..."
Finì di raccontare quello che era successo, il Dottore mi ascoltò senza interruzioni. Finché mi domandò: "Forse in questo tipo di situazioni bisogna cercare di essere il più possibile onesti con se stessi..."
"Cosa intende dire?"
"Capisco perfettamente... lei è innamorata e perciò ciò che più conta, in questo momento, è riuscire ad essere vista dalla persona oggetto del suo amore. Però questa persona non ha intenzione di vederla, o meglio, non può vederla perché è evidente che ha difficoltà ad entrare in intimità con lei. Non riesce a capire, e se non riesce a capire non è per colpa sua.
Non esistono gli sbagli, esistono le persone.
Non sono io che deve dirle cosa deve fare, ma questa relazione è tossica."
Capivo perfettamente quello che mi stava dicendo il Dott. S., però io sentivo che dovevo provarci lo stesso.
Non potevo essermi sbagliata, doveva esserci del vero in quello che mi sembrava di aver visto in M.
Il mio essere testarda, voler a tutti i costi dimostrare che gli altri si sbagliavano, voler a tutti i costi dimostrare che anche io potevo farcela, la mia ambizione...
Tutto questo non poteva e non riusciva fermarmi.
Stavo cominciando ad essere un po' più onesta con me stessa, ammettere che anche io avevo paura e che anche io, forse, avevo paura di fidarmi.
Certo, l'amore che provavo era innegabile ed era veramente forte tanto da sognarlo spesso di notte, tanto da sognarlo di giorno, tanto da invadere ogni aspetto della mia vita.
Forse non stavo sbagliando il modo di amare, stavo sbagliando persona. Forse davvero non c'era niente di sbagliato nella mia maniera, quanto piuttosto la scelta di applicare tutta quella energia a quella persona.
Ma se mi stessi sbagliando? Non volevo giudicarlo, volevo dimostrargli che non lo avrei mai fatto a differenza di altri che erano caduti in questo atteggiamento nei suoi confronti.
Non ero più sicura di niente: le scelte quotidiano divennero impossibili.
Ero a terra, stavo male e non potevo parlarne
Però questo l'avrei capito realmente in un altro momento.
Uscì dal palazzo e mi avviai verso casa con molte risposte alle domande, ma nessuna di queste abbastanza forte per rispondere a tutte le ulteriori domande che affiorarono dopo quel colloquio.

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