It's Not Your Fault, Nico

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Mi alzai all'alba, il sole che sorgeva dietro la collina.
Il Campo Mezzosangue era ancora in fase ricostruzione, nonostante la guerra fosse terminata da mesi.

Chirone voleva nasconderne ogni traccia, cancellare almeno apparentemente la morte che essa aveva provocato.

L'infermeria era vuota, infatti di recente la maggior parte dei feriti nella battaglia erano tornati a casa.
Alcuni di loro invece, escludendo il malessere fisico, per via del dolore causato dalla distruzione che era la guerra, avevano sviluppato traumi.

Ed erano bloccati lì, in attesa di essere curati per tornare dalle loro famiglie... anche se molti di loro, non l'avevano più, una famiglia.

I volontari della Casa di Apollo scarseggiavano, ero rimasto io e pochi altri ragazzi. Nico mi aiutava, grazie a lui riuscivo ad affrontare tutto con più leggerezza.

Non l'avreste mai detto, eh? Un figlio di Apollo e un figlio di Ade.

La luce e il buio.

La vita e la morte.

Il sole e la luna.

In realtà tra noi due scorreva solo amicizia, o almeno da parte sua. Suppongo si fosse accorto dell'attrazione che provavo per lui e in qualche modo, forse nel mio subconscio, pensavo di non essere del tutto indifferente a Nico.

Lui all'inizio mi evitava, soprattutto dopo la morte di Ottaviano.

In seguito avevo parlato con Reyna, pretore del Campo di Giove, che non so bene come era riuscita a penetrare le barriere che il figlio dell'oscurità aveva eretto attorno a sé.

Lei mi aveva confessato che Nico si sentiva in colpa, era stato travolto dal rimorso per aver lasciato che un uomo morisse. Anche se l'uomo in questione era il disonesto e meschino sacerdote di Nuova Roma.

- Era il mio fratellastro - avevo detto a Nico una volta - dovrei sentirmi in colpa io, non te. - Speravo di tirarlo su di morale, ma non ero molto bravo in queste cose.

Immagino di averlo offeso in qualche modo, perché poco dopo mi aveva rifilato una scusa senza senso e se n'era andato.

Il sole iniziava ad illuminare la Casa Grande mentre mi incamminavo verso l'infermeria. Passando davanti alla casa del figlio del dio rivale al mio, non potei fare a meno di sbirciare.

Sentivo il suo respiro regolare, segno che stava dormendo.

La tentazione di entrare e di sdraiarmi accanto a lui era tanta, motivo per cui, in modo da evitare di fare sciocchezze, feci il possibile per allontanarmi da lì.

Purtroppo per me, mi ero lasciato distrarre dall'inebriante profumo di quel ragazzo, che mi aveva stregato. Non mi accorsi di una rete aderente al terreno, piazzata a pochi passi dalla tenda del Signore dei Morti probabilmente dai fratelli Stoll.

Be' come avrete immaginato provocai un bel frastuono.

Avvertii la presenza di ferro dello Stige, materiale con cui era stata forgiata l'arma di Nico.

Mi voltai lentamente, mentre le mie guance si accendevano di un lieve rossore.

- Oh... - lo sentii dire. La sua voce mi provocò un brivido, che mi attraversò l'intera cassa toracica. - ... sei tu - affermò lui.

- Proprio io! - Sorrisi raggiante, cercando di mascherare il mio imbarazzo e in parte anche il suo. - Mi cercavi? - Chiese.

- No, no, stavo andando in infermeria e sono inciampato. Ti va di... ehm, di farmi compagnia? C'è sempre bisogno d'aiuto nel campo della medicina. - Lui annuì distrattamente, dandomi una risposta muta.

Nᴏᴛ Yᴏᴜʀ Fᴀᴜʟᴛ||SᴏʟᴀɴɢᴇʟᴏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora