XXII - 𝙼𝚒𝚌𝚑𝚊𝚎𝚕

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Entrai dalla porta principale dell'Hilton hotel grazie ad uno dei miei numerosi travestimenti, mi fermai davanti alla reception.

«Salve!» mi salutò un ragazzetto evidentemente agitato; ricambiai il saluto e iniziai lentamente a togliere la sciarpa, gli occhiali da sole e la parrucca gigante che indossavo.

«Oh... Mio... Dio!» sbarrò gli occhi e la bocca, potevo vedere il sudore grondare dalla sua fronte.

«Ti prego, non dire a nessuno che sono qui.»

«N-Nonono promesso S-Signor J-Jackson io-»

«Ho bisogno di un piccolo favore.»

«C-Certo, mi d-dica!»

«So che mia sorella alloggia qui, penso che tu l'abbia vista insieme alla sua amica, la ragazza con gli occhi verdi e i capelli ramati molto lunghi-»

«Oh sì certo, sono fuori da questa mattina.»

«So benissimo che quello che sto per chiederti non si può fare, però devo portare dei fiori nella loro stanza, potresti darmi la chiave?»

«Signor Jackson non ha idea di quanto io l'ammiri... però-»

«Cosa vuoi in cambio? Posso fare quello che vuoi-»

«Beh... potrebbe scrivere una lettera ai miei superiori, in modo che io non perda il lavoro dopo poco più di una settimana.» si lasciò scappare una risatina nervosa asciugandosi la fronte di nuovo, scrissi la lettera e la autografai poi mi porse la chiave e iniziai a far portare le numerosissime rose che avevo acquistato per la mia Coco.

Sarebbe stato il giorno del nostro secondo anniversario e non mi sarei mai perdonato se non fossi riuscito a dirle che lei era sempre stata l'unica persona con cui io mi fossi mai sentito a casa, e che non avevo più intenzione di starmene con le mani in mano e nasconderlo.

Una volta conclusa la sistemazione dei fiori, congedai il fioraio con una prosperosa mancia e iniziai ad accendere e sistemare anche alcune candele che avevo richiesto.

Una volta che fu tutto pronto, scrissi su un biglietto l'incipit della canzone che cantammo insieme, e che ci fece innamorare già dalla prima volta, lo cosparsi del mio profumo e lo appoggiai nel mazzo di rose più vicino alla porta; poi decisi di aspettare il suo ritorno in cima alle scale. 

Sentii Cloe e mia sorella ridacchiare e chiacchierare indistintamente fuori dalla porta, ma iniziai ad ascoltare con cura solo quando finalmente entrarono

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Sentii Cloe e mia sorella ridacchiare e chiacchierare indistintamente fuori dalla porta, ma iniziai ad ascoltare con cura solo quando finalmente entrarono.

«Quante rose saranno?» chiese mia sorella.

«Sono cinquecentoquindici... per ogni giorno che avremmo dovuto passare insieme.»

I miei occhi non riuscivano a staccarsi da lei mentre percorrevo lentamente la scalinata, cercando di controllare ad ogni passo il tremito che mi attraversava le gambe. Il suo viso era leggermente arrossato e i capelli più dorati, per via del sole, la sua pelle brillava e profumava d'estate; quel costume rosso poi le donava da impazzire e risaltava ancora di più la sua abbronzatura. 

•Falling In Love Wasn't My Plan•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora