Capitolo 14

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Chloe

Due settimane dopo.

Che abbia inizio la prima settimana di giugno. Queste ultime due settimane sono state abbastanza intense, ma ho come promesso al Dottor Gray ho cercato di non farmele pesare sulle spalle. Ho lavorato, come mio dovere, ma il giusto e senza stancarmi troppo. 
Le medicine che mi ha dato il medico sono fantastiche, la stanchezza continuo a sentirla ma molto meno del solito e la camomilla ogni sera diciamo che riesce a concedermi un sonno regolare e senza interruzioni.
Dieci giorni fa abbiamo comprato i biglietti per Los Angeles e finalmente posso annunciarvi che tra due settimane torneremo nella città in cui io e Dylan ci siamo conosciuti.
Quando l'ho comunicato a mia madre era al settimo cielo, non vedeva l'ora di vedermi e tuttora ogni mattina mi manda un messaggio con il conto alla rovescia dei giorni che mancano per poterci rivedere.
Mi manca molto e per fortuna in queste settimane è cambiata, è stata meno fredda nei miei confronti e si è scusata per il suo atteggiamento di quella mattina famosa. 
Io e Dylan ci siamo detti che non appena arriveremo a Los Angeles, oltre a comunicare ai nostri genitori l'arrivo di altri due nuovi componenti nella nostra famiglia, cominceremo a pensare a qualche metà per la nostra prima vacanza di famiglia.
Abbiamo già scelto qualche meta ma ancora non è nulla di confermato.
Dylan vorrebbe andare a San Francisco mentre io a Santa Monica. Abbiamo deciso sempre di rimanere qui in California per non stancarci troppo con il viaggio. Entrambi non sono tanto lontani da Los Angeles e per eventuali problemi possiamo tornare indietro quando vogliamo e in poco tempo.
<<Chloe hai preparato le carte che devo dare al signor Anderson?>> chiede Richard venendo incontro alla mia postazione.
<<Certo eccole qui>> gliele porgo e poi mi ringrazia a modo suo dandomi, come sempre, uno dei suoi baci schioccanti.
<<Appena arriva devo dirgli che lo aspetti nel tuo ufficio oppure lo sa di già?>> mi informo.
<<No no l'ho già avvertito per via SMS. Spero che venga in orario perché tra venti minuti devo correre via>> confessa.
<<Va bene>>.
Mi lascia un'altro bacio e poi entra nell'ufficio della sua ragazza.
Avendo già finito il mio lavoro per oggi, sistemo un po' la mia scrivania e butto le cartacce nel cestino della carta.
<<Ciao Chloe>>, una voce profonda mi chiama e attira la mia attenzione.
Mi giro e vedo il signor De Jesus.
<<Oh salve>> dico sorridendogli.
<<Posso darti il tu, vero?>> chiede.
<<Ma certo>> rispondo sedendomi nuovamente sulla sedia.
<<Se sta cercando Richard è nell'ufficio della sua ragazza>> dico indicandogli la porta.
<<Oh no no, in realtà sono venuto in anticipo per prendermi un caffè>> confessa.
<<Capisco>> ammetto continuando a sistemare la scrivania.
Con la coda dell'occhio vedo che ancora è davanti la mia postazione e non sembra intenzionato ad andarsene.
<<Posso esserle d'aiuto?>> chiedo.
<<Mi chiedevo se ti andasse di prendere un caffè con me>> mi chiede gentilmente.
<<A dire il vero non mi andrebbe adesso un caffè>> dichiaro.
<<Capisco. Be' allora una cioccolata calda?>> insiste. Perché questo uomo deve continuare a girarmi intorno?
Non voglio essere scortese con lui ma non mi interessa avere nessun tipo di rapporto con quest'uomo sconosciuto da parte mia.
<<Avrei da lavorare sinceramente...>> mento.
<<Ma è solo una cioccolata... Dai ti prego, fammi compagnia>> insiste nuovamente.
Be' infondo è una cioccolata non un rapimento... quindi, che sarà mai?
Forse sono io troppo apprensiva e agitata che ho paura di qualsiasi tipo di persona che mi si avvicini al di fuori di James, Dylan, Rachel e il mio capo: Richard.
<<E va bene>>, sospiro e poi ci avviamo al piano superiore dove ci sono le macchinette.
Mentre seleziona il numero per la mia cioccolata calda io inizio a tirare fuori i soldi dal portafoglio ma lui mi respinge e dice: <<Non se ne parla, offro io>>.
<<Ma no, non deve>> mi affretto a dire.
<<Ei, Zabdiel de Jesus non accetta compromessi perciò fai come ti dico Chloe. Dammi retta: lascia stare perché con me è una battaglia già persa>> dice lui scherzando.
Ridacchio ed infine lo ringrazio.
Quando finalmente è pronta, tira fuori il bicchiere e me lo porge, poi seleziona lo stesso numero di prima e aspetta che la macchinetta prepari la cioccolata. 
<<Allora Chloe, mentre aspetto la mia cioccolata calda, che mi racconti?>> chiede.
<<Oh be' vediamo... Non saprei, la mia vita è abbastanza monotona e non accade nulla di nuovo>> ammetto.
<<Sei fidanzata?>>.
<<Si>> rispondo.
<<Ho anche un figlio>> confesso.
Lui sgrana gli occhi e subito dopo dice: <<Wow, non credevo ne avessi già uno. Scusa... Non voglio essere scortese ma sei molto giovane e non credevo che potessi contrare ai giorni d'oggi delle ragazze che all'età di venti anni si creassero già una famiglia o avessero già un figlio.
Solitamente sai come funziona no?
In passato si sentivano molto più spesso vicende simili ma ai giorni d'oggi è davvero difficile se non quasi raro>>.
<<Lo so però io e il mio compagno stiamo bene così e siamo felici di ciò che ci stiamo costruendo>> spiego.
<<È da molto che state insieme?>>.
<<Da quasi due anni>>.
<<Be' dai è un buon traguardo suppongo>> dice lui estraendo il bicchiere pronto.
<<Suppongo anche io la stessa cosa soprattutto visto il carattere del mio compagno>> replico.
<<Che cosa intendi?>> domanda curioso.
<<Diciamo che il mio ragazzo tempo fa era parecchio un adolescente, non si preoccupava delle altre persone e non badava ai suoi atteggiamenti. Si divertiva come credo sia giusto fare ma a quanto pare dopo il nostro incontro è cambiato>> affermo.
<<Povero ragazzo... Lo capisco ma non dargliene una colpa. Anche io ricordo che da giovane ero uno molto ribelle, mi piacevano le donne, soprattutto quelle più grandi e mi divertivo. Andavo molto spesso a ballare anche se ero incapace, uscivo con i miei amici, facevamo tante cazzate insieme e poi quando si tornava a casa si prendevano le sgridate dei genitori ma credimi... Se non ci si diverte nell'età dell'adolescenza io credo che non si possa più vivere appieno la vita come in quegli anni>>.
<<Io purtroppo non me la sono goduta abbastanza>> dichiaro abbassando lo sguardo.
<<Mi dispiace molto, che è successo se posso sapere?>>.
<<Diciamo che sono cresciuta con tante responsabilità addosso, mio padre non c'era, non c'è mai stato per diciotto anni e l'ho ritrovato solo poco più di un anno fa>> rispondo rivolgendogli successivamente un sorriso tirato.
<<Mi dispiace davvero tanto>> dice iniziando a bere. I suoi occhi continuano a restare fissi su di me e non sembra intenzionato a distogliere lo sguardo nemmeno per un secondo.
<<Dispiace anche a me ma non voglio più pensare a quei momenti lì. Adesso è di nuovo qui con me, non è qui a New York, ma comunque è tornato da noi. Abita a Los Angeles con mia madre e non vedo l'ora di rivederli>> aggiungo sorridendo.
<<Quando li rivedrai?>> domanda.
<<Tra due settimane>> rispondo.
<<Quindi suppongo che non tornerai più qui a lavoro per qualche tempo no?>> suppone lui.
<<Starò via per un bel po' di mesi ma questo Richard lo sa già. Molto probabilmente tornerò l'anno prossimo>> affermo.
<<Accipicchia... Non credevo così tanto... Addirittura tra un anno>> dice rimanendo perplesso e sgranando gli occhi.
<<Sì ma è ciò di cui ho bisogno. Sono stata troppo distante dalla mia famiglia e in questo momento mia madre ha bisogno di me>>.
<<Io non ti conosco ma mi sembri davvero una ragazza con la testa sulle spalle. Sembri una ragazza molto forte, una donna ormai, ma allo stesso tempo è come se tu continuassi ad essere una bambina e con questo non sto assolutamente dicendo che tu lo sia, ci mancherebbe altro. Il mio intento non è assolutamente quello di offenderti perciò ti chiedo scusa se ti sei sentita così ma te l'ho detto con buone intenzioni>> si precipita a dire. Gli sorrido e poi scuote la testa dicendo: <<Oh no no non si preoccupi ho capito il suo senso e la ringrazio>>.
Continuiamo a parlare per altri dieci minuti e lui nel mentre mi racconta che ha viaggiato molto in questi anni ma che purtroppo la bella vita l'ha incominciato a fare solo negli ultimi mesi. Prima viveva nella povertà, non ha una moglie, non ha dei figli e ormai entrambi i genitori sono morti in un incidente stradale.
Mi fa pena e adesso capisco perché desidera avere compagnia. Si sente solo, disperso e diverso dalle altre persone.
<<Signore adesso devo proprio lasciarla, ho bisogno di continuare il mio lavoro e tra un'ora mi vieni a prendere il mio ragazzo>> dico gettando nel cestino dell'immondizia il bicchiere di plastica ormai vuoto.
<<Non preoccuparti, vai pure. Spero ti abbia fatto piacere la nostra chiacchierata e ti chiedo scusa per aver insistito così tanto ma non conosco quasi nessuno in questa città e mi piacerebbe fare qualche amicizia. Il signor Richard con me è un grande uomo, mi tratta con rispetto ed è davvero fantastico ma non riesco ovviamente a considerarlo come un amico visto che è il mio capo ed io il suo autista>> spiega.
<<So quanto è splendido Richard e comunque non si preoccupi, per qualsiasi cosa io ci sono e mi farebbe piacere prendere altre cioccolate calde insieme a lei, perlomeno fin quando potrò visto che tra due settimane me ne andrò>> confesso.
<<Sicuramente sarà fatto, adesso vai pure. Non voglio trattenerti più di quanto io abbia già fatto>>, mi sorride ed io ricambio il sorriso. Quando ritorno a sedere sulla mia comodissima sedia fatta in pelle inizio ad avvantaggiarmi sul lavoro di domani e nel mentre aspetto l'arrivo di Dylan come ogni giorno.

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