Capitolo 33

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Chloe

Dopo più di mezz'ora siamo ancora nella stessa posizione. Lui è affianco a me e mi accarezza dolcemente la testa, mentre io sto appoggiando la testa sul suo petto.
<<Voglio continuare a camminare, prendere in braccio i miei figli e giocare con loro. Non voglio rimanere bloccata su una cazzo di sedia a rotelle>> scoppio a piangere e Dylan mi stringe forte a se.
<<Chloe ti prego, non fare così>> dice con voce infranta.
<<Voglio vedere Tobía e le bambine crescere, voglio esserci in ogni tappa della loro vita, voglio correre con loro, voglio fare tutto con loro. Portarli sulle giostre, pattinare con loro, viaggiare tutti insieme come una vera e propria famiglia. Voglio poter correre incontro a loro una volta dopo essersi laureati e dirgli quanto sono fiera di loro. Voglio ballare ai loro matrimoni, io... Oddio io non posso rimanere bloccata a vita. Devo fare ancora tante cose per loro e per te>> confesso.
<<E le farai, le farai una ad una>> aggiunge lui sicuro di quello che sta dicendo.
<<Non ne sono sicura Dylan>>.
<<Tu credi seriamente che io ti permetta di stare su una sedia a rotelle a vita?>> chiede.
<<Dylan lo sai pure tu che...>> mi blocca e poi aggiunge: <<Rispondi e basta.>>
<<No>> rispondo.
<<E allora fidati di me piccola, ok?>>.
Annuisco e mi stringo a lui.
<<Mi dispiace di averti trattato male in questi giorni di ospedale>> dico scusandomi.
<<Non fa niente Chloe, non sono arrabbiato>> confessa iniziando ad accarezzarmi la testa.
<<Mi perdoni?>> chiedo alzando lo sguardo verso di lui.
<<Non hai niente da farti perdonare>> ammette lasciandomi un bacio a stampo sulle labbra. Sono stata davvero fortunata ad avere un ragazzo come lui al mio fianco. Molte persone non riescono a vedere del bene in lui, molto probabilmente non credono che ci sia ma si sbagliano. Non li biasimo visto che Dylan sa farsi riconoscere ovunque, non sa essere gentile con nessuno e tratta tutti in modo freddo e distaccato ma in lui c'è tanto.
Ha davvero tante potenzialità e vorrei che anche lui se ne rendesse conto, vorrei che si amasse, che amasse se stesso proprio come lo amo io e che credesse di più in se stesso proprio come io credo in lui.
Non è perfetto, nessuno lo è ma non è nemmeno un disastro proprio come crede lui.
Essere amata da un'uomo come lui mi rende più che orgogliosa, sento di poter fare di tutto se ho lui al mio fianco e non mi importa quanti chilometri ci divideranno una volta partito per Parigi, non mi importa di tutte le donne che gli passeranno davanti o delle conoscenze che farà laggiù, io so cosa sono per lui e so che cos'è lui per me e forse si, la nostra relazione non è delle migliori ma solo noi sappiamo quanto vivi ci sentiamo stando l'uno con l'altra.
Ovunque io sia lui sarà con me.
<<Tra qualche giorno dovrai partire lo sai vero?>> chiedo.
<<Lo so ed è proprio per questo che...>> si alza a sedere sul letto e mi guarda.
<<Che?>> lo sprono.
<<Katie e Steffy verranno qui a darti una mano>> confessa.
<<Come qui>>.
<<Si, che c'è? Non ti va bene?>> domanda.
<<Si certo che mi va bene ma non me l'aspettavo. Però scusami... Se loro vengono qui chi penserà alla casa di New York?>>.
<<Richard ha una copia della chiave e di tanto in tanto andrà lui a sistemare stai tranquilla>> mi rassicura lasciandomi un bacio sulle labbra e poi si alza dal letto.
<<Dove vai?>>.
<<Da nessuna parte, ti aiuto a metterti a sedere perché adesso, che ti piaccia o meno, mangerai qualcosa>> dice porgendomi una mano per aiutarmi ad alzare.
Lentamente mi alzo e Dylan, premuroso come sempre, posiziona il suo cuscino dietro la mia schiena per farmi stare più comoda.
<<Continuo a non avere fame>> confesso.
Dylan si siede sul bordo del letto e afferra il due fette di pane e nutella.
<<Piuttosto di aiuto a mangiarle ma qualcosa sotto i denti metterai cara mia>> replica porgendomene una.
<<Va bene>>, la prendo in mano e gli do un morso. Lui mi guarda e scoppia a ridere.
<<Perché ridi?>> chiedo.
<<Ti sei sporcata>>, allunga una mano verso di me e mi pulisce la parte sporca.
<<Grazie>>.
<<Non c'è di nulla piccinaccola>> dice prendendomi in giro.
<<Non chiamarmi così, non lo sono>> mi lamento e poi lo guardo male.
<<Non è colpa mia se non sai mangiare>> dice scrollando le spalle.
<<Io so mangiare>> ribatto.
<<Non è vero>>.
<<E invece si>> mi affretto a dire.
Con un dito mi sporca il naso e lancio un piccolo urlo.
<<Sei scemo>> gli ricordo.
Lui ride ed io rido con lui.

Nothing more 5 || amore incondizionato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora