Capitolo 41

1.3K 57 78
                                    

Chloe

<<Bene adesso che ho messo i bambini a dormire possiamo continuare il discorso di prima amore e... Io credo che dovremmo farlo invece>> insiste Dylan mentre finisco di pulire i piatti sporchi.
<<Ti ho già detto di no Dylan, non voglio tornare per il momento a Parigi>> ripeto.
<<Ma perché Chloe? Non dico per sempre, solo momentaneamente. Poi ad aprile saresti tornata qui per lavorare nuovamente>> spiega.
<<Dylan ma come fai a chiedermi una cosa del genere? Non vedi che a malapena riesco a fare le cose? Non ho la minima voglia di spostarmi scusa>>, asciugo l'ultimo piatto e poi mi giro verso di lui.
È seduto sul tavolo di cucina, ha le gambe divaricate e sta finendo di sorseggiare il suo caffè.
<<Hai ragione scusami>>, mi porge una mano e lentamente mi avvicino a lui.
<<Ci tornerò ma non ora>>, gli accarezzo una guancia e lui annuisce.
<<È che non so... Mi piacerebbe condividere con te tutti i bei momenti che passo lì>> spiega posando la tazzina sul tavolo.
<<Lo so ma ti posso assicurare che ci tornerò, te l'ho già detto Dylan. Dammi solo il tempo necessario per riprendermi>> replico.
<<Si lo so e tu hai ragione, sono io che non riesco a gestire più questa situazione>> confessa.
<<Che vuoi dire?>> chiedo.
<<Sto dicendo che quando sono a Parigi mi manchi, è davvero difficile sopportare la distanza che ci separa. Molte volte torno a casa la sera stanco morto e spero di trovare te ma invece trovo solamente mia madre, Mathias e la loro governante. Vorrei condividere con te ogni momento, ogni tappa della mia vita ma tu sei qui, non lì e questa cosa mi urta il sistema nervoso>> spiega sbuffando.
<<Lo sai che ovunque sarai io sarò con te>> affermo seria.
<<Mi dispiace di essere egoista>>.
<<Non lo sei>> gli ricordo.
<<Si lo sono>> ripete.
<<No, non più>> insisto.
<<Perché dici così?>> domanda.
<<Perché tu ultimamente sei stato un fidanzato perfetto. Dopo tutto quello che mi è successo tu non te ne sei mai andato, mi sei stato sempre vicino anche quando eri a più di dieci mila chilometri di distanza e io non sono riuscita a farti capire quanto ti sono stata grata e quanto lo sono tuttora>> dico rispondendo alla sua domanda.
<<Ei ei, tu mi dimostri ogni giorno l'amore che provi per me>>.
<<No non te lo dimostro Dylan, non ti sto dando le giuste attenzioni e mi dispiace. È giusto che tu abbia le tue attenzioni proprio come tu le stai dando e le hai sempre date a me. Scusa... Mi dispiace davvero tanto>>, sospiro e abbasso lo sguardo.
<<Smettila di scusarti, non hai niente da farti perdonare>>, mi accarezza una guancia e poi mi bacia lentamente.
Poso una mano sui suoi jeans e stringo leggermente la presa.
Lui ispira di scatto e si stacca da me guardando la mia mano appoggiata in quel punto.
Rialza lo sguardo su di me e mi sorride.
<<Che stai facendo Chloe?>> chiede.
<<Voglio iniziare a farmi perdonare>>.
<<Ti ho già detto che non devi farti perdonare nulla>> ripete.
<<Mi stai dicendo forse che è meglio che mi fermi?>> domando provocante.
<<No, cioè non so... solo se vuoi>>. 
<<Non voglio>> dico seria.
<<Dovremo andare al piano di sopra però>> dice lui guardandosi intorno.
<<Si hai ragione>>.
Lui mi prende in braccio e mi porta al piano superiore. Mi appoggia sul materasso e si posiziona difronte a me.
<<Ti amo, lo sai vero?>>, gli sbottono i jeans e glieli tiro giù fino ai ginocchi.
<<Si>>.
Mi prende per i capelli e mi costringe a guardarlo. I suoi occhi sono incastrati nei miei e pur volendo, non riesco a distogliere lo sguardo. I nostri occhi sono due calamite, noi lo siamo. Io dipendo da lui e lui da me.
Senza guardare gli abbasso anche i boxer e successivamente prendo in mano il suo pene eretto. Muovo la mano su e giù e poco dopo lo prendo in bocca.
Lecco la punta e successivamente inizio a spingermi il più possibile verso di lui.
Mi sento soffocare quando lo sento fino infondo ma non voglio smettere.
Lui geme e mi spinge sempre di più verso di lui. Lo guardo mentre continuo con il mio lavoro e rimango incantata.
Le labbra socchiuse, la mascella scolpita, le vene ben evidenti, la pelle lucida, gli occhi pieni di desiderio.
È un'incanto.
Mi è mancato vederlo così.
Voglio essere l'unica per lui, l'unica a farlo stare bene, l'unica a farlo godere per davvero.
<<Chloe pi-piano.. Fa' piano... V-voglio godermi il momento, non voglio venire subito>> dice tra un gemito e l'altro.
Diminuisco l'intensità e la velocità.
<<Vado bene così?>> chiedo innocentemente ma con fare perverso.
Annuisce e si morde il labbro inferiore.
Continuo così fin quando non sento vibrare in bocca. Sta per venire.
<<Wendy sto per...>> mugola dal piacere.
Wendy?
Mi stacco e lo guardo male.
Lui riapre gli occhi e mi guarda confuso.
<<Perché ti sei fermata?>> domanda.
<<Come mi hai chiamata?>> chiedo a mia volta infuriata nera.
<<Come ti ho chiamata?>> ripete lui.
<<Hai nominato Wendy>> confesso.
Lui sbianca e cerca di giustificarsi.
<<Hai sentito male Chloe>>.
<<Non provarci Dylan>> lo avverto.
<<Chloe per piacere>> dice e sospira.
<<No Dylan, tu stai male. Se lo avessi fatto io mi avresti come minimo insultata>>.
<<Mi dispiace, non so perché l'ho detto>> prova a giustificarsi.
<<Risparmiati le scuse>>.
<<Possiamo parlare con calma?>> chiede.
<<Di cos'altro vuoi parlarmi? Non mi hai nemmeno più detto che cos'è successo laggiù a Parigi. Credevo che tu non l'avessi fatto proprio perché non era successo nulla di che ma adesso inizio davvero a pensare che forse mi sto sbagliando>> rispondo acida.
Lui resta in silenzio e si infila una mano tra i capelli. Non ci posso credere.
<<Ho ragione?>> insisto.
<<Qualcosa è successo ma non quel che credi, non ti tradirei mai lo sai>> dichiara.
Lo guardo stupita e poi perdo letteralmente il controllo.
<<Vattene>> ringhio.
<<Cosa?>>.
<<Vattene>> ripeto.
<<Senti Chloe so che sei arrabbiata ma posso spiegarti>>, prova ad addolcirmi ma non gliela darò vinta. Non questa volta.
<<Ho detto vattene>>.
<<Questa è anche casa mia Chloe>> mi ricorda. Vorrei ribattere ma ha ragione.
Fallo lo stesso.
Mi rimprovera la mia vocina.
Meriti rispetto, fatti valere.
Mi ripete quest'ultima.
Ha ragione, dopo tutto me lo merito.
<<O te ne vai o me ne vado io con Tobía e le bambine>> lo minaccio.
<<Non puoi essere seria>>.
<<Eccome se lo sono>>.
<<Dunque? Te ne vai o no?>> insisto.
Sospira e poi dice: <<Va bene va bene me ne vado ma ti prego, appena ti passa scrivimi>>.
Non rispondo e aspetto che se ne vada.
E pensare che io mi sentivo pure in colpa per non avergli dato le giuste attenzioni.
Se sapevo che a Parigi c'era lei a dargliele non mi sarei mai sentita in questo modo. Nel profondo so che Dylan non mi tradirebbe mai ma cosa dovrei pensare in questo momento?
In un momento così intimo ha detto il nome di un'altra donna, non il mio. Conoscendo il passato di Dylan è normale che mi faccia strane idee e non so se questa volta potrò mai riuscire a perdonarlo. L'ha fatta grossa, parecchio grossa per i miei gusti.

Nothing more 5 || amore incondizionato Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora